Una “regola” per l’evoluzione?

L’evoluzione spinge gli animali ad aumentare la complessità delle proprie strutture. Questo è il (sorprendente?) risultato della ricerca compiuta dal dottor Matthew Wills dell’Università di Bath, in collaborazione con Sarah Adamowicz dell’Università di Waterloo (Canada) e Andy Purvis dell’Imperial College di Londra. Il team ha studiato l’albero filogenetico dei Crostacei, cercando esempi di animali che, evolvendosi, avessero diminuito la propria

L’evoluzione spinge gli animali ad aumentare la complessità delle proprie strutture. Questo è il (sorprendente?) risultato della ricerca compiuta dal dottor Matthew Wills dell’Università di Bath, in collaborazione con Sarah Adamowicz dell’Università di Waterloo (Canada) e Andy Purvis dell’Imperial College di Londra. Il team ha studiato l’albero filogenetico dei Crostacei, cercando esempi di animali che, evolvendosi, avessero diminuito la propria complessità.

«Se parti da un animale il cui corpo sia il più semplice possibile, l’unica direzione in cui puoi muoverti è quella dell’aumento di complessità», dice Willis. «Prima o poi, però, dovresti raggiungere un livello di complessità tale da permetterti di ritornare indietro a forme più semplici». Willis e i colleghi, invece, non hanno trovato nessun esempio in questo senso; questo parrebbe suggerire la presenza di una qualche “regola” che controlla l’evoluzione. «Praticamente nessun crostaceo ha preso la strada della semplificazione, tutti i rami dell’albero si sono evoluti in parallelo verso una maggiore complessità», continua Willis. «Certamente ci sono delle eccezioni, soprattutto tra i parassiti, ma i risultati della nostra ricerca sono quanto di più vicino a una regola evoluzionistica generale sia mai stato trovato».

La vera novità della ricerca, pubblicata su PNAS, è che la complessità sembra essere comparsa indipendentemente in ogni ramo dell’albero filogenetico. Come in tutti gli Artropodi, il corpo dei crostacei è composto da diversi segmenti (metameri). Nelle forme più semplici, i metameri sono sostanzialmente identici tra loro. In quelle più complesse, come gamberi e aragoste, ogni segmento è diverso, e può portare antenne, artigli, zampe, branchie o altre strutture. «I gruppi di crostacei estinti», dice Willis, «sono tendenzialmente meno complessi dei loro coevi sopravvissuti fino a oggi. Abbiamo addirittura trovato un collegamento tra la complessità media all’interno di un gruppo e il numero di specie sopravvissute fino ad oggi».
«I nostri risultati, comunque», dice Adamowicz, «si applicano per ora a un gruppo di organismi metamerici.

Non dobbiamo dimenticare che organismi semplici come i batteri sono anche tra quelli che hanno avuto più successo. La tendenza alla complessità è quindi importante, ma non descrive certo l’intera storia della vita».

Gabriele Ferrari

Immagine di Hans Hillewaert, sotto Creative Commons Attribution ShareAlike 2.5