Non una, ma quattro specie di giraffa!

Analisi molecolari rivelano l’esistenza di quattro specie distinte di giraffa: due di esse sono già in pericolo di estinzione

Dal momento della sua descrizione, avvenuta nel 1758 da parte di Linneo nel suo famoso Systema Naturae, la giraffa (Giraffa camelopardalis) è da sempre stata considerata un’unica specie, distribuita in maniera discontinua in gran parte dell’Africa sub-sahariana (mappa della distribuzione). Proprio a causa della frammentazione del suo areale, la specie è stata infatti suddivisa in almeno nove sottospecie (ma secondo alcune classificazioni anche undici). Queste classificazioni si sono sempre basate su informazioni morfologiche o al massimo avvalendosi di dati molecolari sul DNA mitocondriale, ma, in quest’ultimo caso, su un numero esiguo di sottospecie.

Non è quindi una sorpresa eccessiva che la prima esaustiva analisi genetica sul DNA nucleare di tutte le sottospecie finora riconosciute abbia fornito interessanti novità su questo mammifero erbivoro. Tuttavia, certamente nessuno poteva immaginarsi il risultato principale ottenuto delle analisi filogenetiche a partire dalle informazioni genetiche: non esiste una sola specie di giraffa, ma addirittura quattro! I 190 individui da cui sono stati prelevati i campioni di DNA sono infatti geneticamente molto diversi tra loro e raggruppabili in quattro distinte linee evolutive, ben separate tra loro (grafico). Le differenze genetiche tra i quattro gruppi sarebbero infatti paragonabili a quelle rilevate tra orsi bruni e orsi polari, rendendo così necessaria l’istituzione di tre nuove specie oltre a Giraffa camelopardalis, da oggi chiamata giraffa del nord, a cui apparteneva l’olotipo descritto da Linneo: la giraffa del sud (G. giraffa), la giraffa Masai (G. tippelskirchi) e la giraffa reticolata (G. reticulata). Secondo gli autori dello studio, pubblicato sulla rivista Current Biology, non è chiaro se le diverse specie siano ancora interfeconde tra loro, ma la loro divergenza sarebbe avvenuta tra 2 e 1,25 milioni di anni fa.

Lo studio è stato promosso grazie ai finanziamenti della Giraffe Conservation Foundation, associazione che in Namibia si occupa della conservazione di questi mammiferi. Uno degli scopi dell’associazione consisteva proprio nell’individuare le differenze genetiche tra le diverse popolazioni di giraffe al fine di comprendere gli effetti di una possibile ibridazione tra individui provenienti da luoghi differenti, una volta trasferiti nelle medesime aree protette.

La scoperta avrà necessariamente notevoli implicazioni sulla conservazione di questi mammiferi. Infatti, le popolazioni di giraffe si sono già ridotte considerevolmente negli ultimi 30 anni, passando da circa 150 mila esemplari di alcuni decenni fa alle nemmeno 100 mila unità attuali. Con la suddivisione in quattro nuove specie, sarà quindi necessario ridefinire il loro status di rischio. Se si considera che circa 40 mila appartengono all’attuale giraffa del sud e oltre 30 mila a quella Masai, la situazione sembra particolarmente critica per la giraffa reticolata che conta circa 9000 esemplari, ma soprattutto per quella del nord che, con una popolazione inferiore ai 5000 individui, è al momento tra i mammiferi più a rischio del pianeta.

Immagine: Andrea Romano