L’evoluzione sembra favorire i “risparmiatori di energia”, almeno nei molluschi

Uno studio effettuato su bivalvi e gasteropodi, sia fossili del Pliocene, sia viventi dell’Atlantico occidentale, suggerisce che la “pigrizia” possa essere una strategia vincente per la sopravvivenza di individui, specie e persino comunità di specie

In uno studio, pubblicato sulla rivista Proceedings of the Royal Society B, il ricercatore dell’Università del Kansas, Luke Strotz, e i suoi coautori hanno analizzato i tassi metabolici (vale a dire la quantità di energia necessaria ad un organismo vivente) di 299 specie di molluschi. L’obiettivo degli scienziati consisteva nell’associare la probabilità di estinzione di una specie in base al livello di metabolismo basale dei singoli organismi che la compongono. La scelta dei molluschi è stata dovuta alla vastità dei dati disponibili sulle specie, sia viventi che estinte.

“Abbiamo avuto bisogno di un set di dati molto ampio, che raggruppasse molte specie con forme e stili di vita diversi. Molte di queste specie di bivalvi e gasteropodi sono ancora esistenti, quindi molti dei nostri dati provengono da ciò che sappiamo sulla fisiologia di bivalvi e gasteropodi viventi ” – riferisce Luke Strotz. Il motivo per cui è stato scelto l’Atlantico occidentale come area di studio è la disponibilità di eccellenti set di dati di grandi dimensioni che registrano la distribuzione di fossili e di molluschi viventi in questa regione.

I ricercatori hanno rintracciato una differenza sostanziale tra le specie di molluschi che si sono estinte negli ultimi 5 milioni di anni e quelle che sono esistono ancora oggi. I molluschi estinti tendevano ad avere tassi metabolici più elevati di quelli che sono ancora presenti. Quelli che hanno esigenze energetiche inferiori sembrano sopravvivere con più probabilità rispetto a quelli con tassi metabolici più elevati.

Un più alto tasso metabolico, quindi, può essere un buon indicatore della probabilità di estinzione, ma solamente quando le specie sono confinate in un habitat limitato. Infatti, le specie con un’ampia distribuzione geografica non mostrano la stessa relazione tra estinzione e tasso metabolico come quelle specie caratterizzate da una distribuzione ristretta. Le specie a distribuzione ristretta, inoltre, sembrano e sembravano avere una probabilità di estinzione molto più alta, a prescindere dal loro metabolismo. Quindi, specie a e distribuzione ristretta e con un alto tasso metabolico esibiscono una probabilità di estinzione maggiore.

Infine, un ulteriore spunto di riflessione riguarda un’analisi condotta a livello di comunità. Nel complesso, lo studio mostra come i tassi metabolici cumulativi per le comunità di specie sono rimasti stabili nel tempo, anche se le singole specie sono comparse e scomparse. Sembra quindi esserci stasi nelle comunità a livello energetico. In termini di assorbimento di energia, nonostante il turnover delle specie, mediante cui alcune si estinguono e altre fanno la loro comparsa nella comunità, l’assorbimento di energia medio sembra essere rimasto pressoché costante per milioni di anni. Esisterebbe quindi un continuum tra ciò che si verifica a livello del singolo individuo, la specie a cui appartiene e la comunità che le diverse specie compongono. 

 

Riferimenti:
Luke C. Strotz et al. Metabolic rates, climate and macroevolution: a case study using Neogene mollusks. Proc. R. Soc. B 285 (1885); doi: 10.1098/rspb.2018.1292

Immagine: Ernst Haeckel [Public domain], via Wikimedia Commons