Cambiamenti climatici ed estinzioni ‘umane’

Il cambiamento climatico fu la probabile causa dell’estinzione di alcune specie di Homo vissute in Africa e in Eurasia durante il Pleistocene

Il cambiamento climatico, oggi indotto dall’uomo, rappresenta una seria minaccia per la sopravvivenza di moltissimi organismi e anche per la nostra stessa specie. A conferma del pericolo imminente arrivano ulteriori dati dal passato grazie a uno studio pubblicato sulla rivista One Earth da un’equipe internazionale guidata dal professor Pasquale Raia, del Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e delle Risorse dell’Università Federico II di Napoli, con la collaborazione di ricercatori delle Università del Molise, di Firenze e di Goiás, in Brasile. Secondo i ricercatori, infatti, l’estinzione nel Pleistocene di alcune delle specie del genere Homo esistenti in Africa ed Eurasia è da imputare ai cambiamenti climatici. Cambiamenti a cui nemmeno i Neanderthal seppero sopravvivere, nonostante migrarono verso zone più calde e fossero in grado di controlla il fuoco e utilizzare indumenti.

Per arrivare a questo risultato i ricercatori hanno simulato il clima del passato andando a studiare la vulnerabilità stimata delle specie ai cambiamenti climatici. Questo è stato possibile grazie all’utilizzo di un ampio archivio, composto da ben 2754 resti fossili e reperti archeologici appartenuti a sei specie del genere Homo vissute nel Pleistocene: Homo habilis, H. erectus, H. heidelbergensis, H. ergaster, H. sapiens e H. neanderthalensis. Tutte queste subirono sorti differenti pur essendo al contempo pesantemente influenzate dalle variazioni climatiche dovute all’alternarsi di lunghi cicli glaciali e interglaciali. In base alla datazione dei reperti e al luogo di ritrovamento, si è divisa la storia evolutiva di ogni specie in intervalli di tempo più brevi in cui identificare quali siano state le nicchie climatiche in cui vissero, quindi preferite. Presi in considerazione i due intervalli di tempo finali della storia di ogni specie, ultimo e penultimo, si sono misurate eventuali riduzioni delle nicchie climatiche in cui vissero. Al variare del clima e delle dimensioni della nicchia climatica per ciascuna specie, prima dell’estinzione, si è quindi stimato l’aumento della loro vulnerabilità ai cambiamenti climatici, assumendo che più si riduceva la nicchia climatica preferita più ciascuna specie vedeva aumentare il rischio di estinzione.

Secondo i ricercatori, le nicchie climatiche di H.erectus e H. heidelbergensis (probabile antenato diretto sia dei Neanderthal che degli uomini moderni) si restrinsero notevolmente, rendendoli molto vulnerabili e spingendoli verso climi più caldi, come sull’isola di Giava. Non sorprende quindi che entrambe si estinsero durante l’ultimo periodo glaciale, in cui si raggiunsero le temperature più basse mai esperite da queste specie.   

Diversa è invece l’interpretazione che viene data dallo studio alla situazione di H.ergaster e H. habilis che subirono gli effetti dei cambiamenti climatici in maniera meno significativa. La mancanza di evidenze di una significativa restrizione della nicchia climatica di queste specie, prima dell’estinzione, suggerirebbe che scomparvero per altre cause. Secondo i ricercatori, infatti, la continuità osservata nei reperti fossili e dell’ industria litica (che è sempre Olduvaiana) tra queste specie implicherebbe che scomparvero evolvendosi anageneticamente in altre specie, senza una vera e propria estinzione. Tuttavia, ad oggi, gli studi in merito alle cause della scomparsa di queste due specie vanno anche in altre direzioni e per questo aspettiamo che future scoperte ci permettano di comprenderne al meglio la loro storia evolutiva.

Ben più complessa fu probabilmente la situazione dei Neanderthal poiché essi entrarono in contatto ed in competizione con H. sapiens già almeno 45 mila anni fa e quindi a cavallo tra penultimo e ultimo intervallo di tempo analizzati nello studio. Parrebbe, però, stimando la vulnerabilità in più intervalli prima dell’ultimo, che nei Neanderthal questa fosse molto alta anche prima dell’arrivo di H. sapiens, lasciando pensare che la competizione abbia avuto meno peso di quello che si pensasse nel determinare la loro estinzione.

H. sapiens è, infine, l’unica specie sopravvissuta a tutti i cambiamenti climatici subiti durante la sua esistenza mostrando, secondo lo studio, una vulnerabilità inferiore a quella delle altre specie e da qui l’idea che la sua nicchia climatica fosse addirittura ancora in espansione, permettendogli di colonizzare nuove aree geografiche. Nonostante questo dato, l’obiettivo finale dello studio sarebbe però quello di metterci in guardia in merito ai rischi oggi esistenti per la fauna selvatica globale e per noi, dovuti al cambiamento climatico in atto. Una situazione di rischio per cui arrivano ammonimenti anche dal passato.

Fonte:
Pasquale Raia, Alessandro Mondanaro, Marina Melchionna, et al. Past extinction of Homo species coincided with increased vulnerability to climate change. One Earth, published online on October 15, 2020.

Image credit: José Antonio Peñas