A.A.A. vero europeo cercasi

Sempre più frequentemente capita di sentire parlare di identità: identità padana, identità nazionale, identità europea, etc… Ma è realmente facile (e possibile) definire la nostra identità biologica? Da questa domanda parte l’ultimo libro scritto da Guido Barbujani ed intitolato “Europei senza se e senza ma” (Bompiani, 2008).   La conclusione a cui Barbujani giunge è chiara: “Insomma, meglio farsene una

Sempre più frequentemente capita di sentire parlare di identità: identità padana, identità nazionale, identità europea, etc… Ma è realmente facile (e possibile) definire la nostra identità biologica? Da questa domanda parte l’ultimo libro scritto da Guido Barbujani ed intitolato “Europei senza se e senza ma” (Bompiani, 2008).

 

La conclusione a cui Barbujani giunge è chiara: “Insomma, meglio farsene una ragione: ricomporre i pezzi della nostra identità in un tutto unico e coerente è una impresa disperata. (…) I geni di tanti antenati si mescolano e si rimescolano a ogni matrimonio, le persone si spostano. (…) Ogni rivendicazione di un’identità univoca (“Noi siamo i catalani, i celti, gli ariani; voi siete i castigliani, i terroni, gli ebrei”) riposa su presupposti storici sbagliati, o più spesso su miti: il mito del sangue e del suolo, tanto caro ai nazisti che in questo campo bisogna lasciarli stare, sono delle autorità. Ma non c’è una radice originaria europea, una continuità demografica, culturale o religiosa a cui riallacciarsi. C’è invece un intreccio di radici e di identità, e forse è questa la caratteristica che può dirsi più europea: la pluralità di lingue, popoli, tradizione e culture”.

 

Ma questo vale solo per le popolazioni attuali o anche per i nostri antenati? Effettivamente percorrendo a ritroso la nostra storia evolutiva, Barbujani una risposta la trova: “Io lo so chi è il vero europeo, ho pensato: è l’uomo di Neanderthal. Per quasi trecentomila anni ha occupato, da solo e stabilmente, l’Europa ed anche un pezzetto d’Asia”. Ma se l’uomo di Neanderthal è il vero europeo, allora noi chi siamo?  Noi siamo immigrati africani che “quarantamila anni fa si sono, cioè ci siamo, affacciati alle frontiere sudorientali dell’Europa. Era fatta: nel giro di qualche millennio sono restati solo loro, cioè solo noi, mentre i Neanderthal sono scomparsi. L’Europa è tutta nostra da meno di trentamila anni: davvero poco per poterci dare delle arie, rispetto ai quasi trecentomila anni dei Neanderthal”. La storia della nostra specie inizia quindi con una invasione, la nostra, ai danni degli uomini di Neanderthal e la nostra diffusione è stata come un’onda che ha spinto progressivamente gli uomini di Neanderthal verso ovest e poi verso l’estinzione.

 

Siamo quindi europei o africani? Risalendo nel tempo abbiamo senza dubbio tanti antenati in tanti posti diversi. “Risalendo un po’ di più ci ritroviamo tutti in Africa: questo è quello che si può onestamente dire su ciascuno di noi”. “Il nostro continente in generale, e la regione mediterranea in particolare, sono sempre stati luoghi di transito e di mescolanza fra genti e culture diverse. (…) La scienza dimostra, al di là di ogni ragionevole dubbio, che il diritto di appartenere a questa Europa non può derivare dalle nostre radici biologiche”.

 

Il libro di Barbujani mostra quindi, al di là di ogni ragionevole dubbio, come la nostra storia evolutiva sia fatta da continui spostamenti di popolazioni/popoli che hanno progressivamente colonizzato l’intera Europa,  che si sono scambiati oggetti, cultura e geni in modo continuo nel corso della storia. Se nei due libri precedenti Barbujani dimostrava in modo semplice la vacuità del concetto di razza applicato alla nostra specie, in questo ultimo libro cade l’idea di identità biologica applicata all’Europa e quindi anche all’Italia. La lettura  di “Europei senza se e senza ma” è indubbiamente stimolante e invita il lettore a vedere l’Europa come l’insieme di chi c’è e non di chi vorremmo che ci fosse.

Buona lettura!

 

Mauro Mandrioli

 

 

Nota: sulla strada che da casa mi porta al dipartimento in cui lavoro all’Università di Modena mi è capitato oggi di vedere un manifesto della Lega Nord in cui gli italiani venivano assimilati agli indiani che finivano nelle riserve a seguito dell’invasione di venuti da altri continenti. Speriamo che gli esponenti della Lega Nord non leggano il libro di Barbujani perché rischiamo alle prossime elezioni amministrative di trovarci manifesti che recitano: Vota per noi, un voto per non fare la fine dei Neanderthal.