A cosa serve la dote nuziale?

In diverse specie di insetti i maschi sono soliti porgere doni nuziali, solitamente piccole prede, alle partner riproduttive prima che avvenga la copula. In alcune specie, questo comportamento sembra favorire il successo riproduttivo di entrambi, incrementando le risorse investibili dalle femmine nella produzione di uova, sia in termini di numerosità che di qualità.  A volte, però, nelle specie in cui

In diverse specie di insetti i maschi sono soliti porgere doni nuziali, solitamente piccole prede, alle partner riproduttive prima che avvenga la copula. In alcune specie, questo comportamento sembra favorire il successo riproduttivo di entrambi, incrementando le risorse investibili dalle femmine nella produzione di uova, sia in termini di numerosità che di qualità. 
A volte, però, nelle specie in cui si osserva cannibalismo maschile da parte delle femmine, il dono nuziale potrebbe costituire una sorta di assicurazione sulla vita per i piccoli maschi. Tale fenomeno è stato osservato in una specie di ortottero, il grillo Meloimorpha japonica, le cui femmine sono solite uccidere e divorare il partner una volta avvenuto l’accoppiamento. 
In uno studio su Behavioral Ecology, un gruppo di ricercatori ha infatti dimostrato che le interazioni aggressive delle femmine verso i maschi si riducevano considerevolmente quando questi, prima della copula, offrivano loro un cospicuo dono nuziale. Al contrario, per i maschi che si dimostravano sprovvisti di tale dote non c’era scampo.
Inoltre, lo studio mette in luce come non ci sia alcuna differenza nel successo riproduttivo nè nelle prospettive di vita tra le femmine che hanno e non hanno ricevuto i doni nuziali. Sembra dunque, concludono i ricercatori, che in questa specie l’elargizione del dono nuziale si sia evoluta in modo tale da ridurre il cannibalismo e garantire ai maschi la sopravvivenza.
Andrea Romano
Riferimenti:
Takashi Kuriwada, Eiiti Kasuya. Nuptial gifts protect male bell crickets from female aggressive behavior. Behavioral Ecology  23 (2): 302-306. doi: 10.1093/beheco/arr186