Ali da record

Se confrontate con quelle odierne, le dimensioni degli animali del passato spesso ci lasciano esterefatti: basti pensare ai gliptodonti, i colossali parenti estinti degli odierni furtivi armadilli, o al Titanoboa, che con i suoi 13 metri di lunghezza è considerato il serpernte più lungo mai apparso sulla terra. Anche negli uccelli sono noti numerosi “giganti” sia terrestri, come i moa,

Se confrontate con quelle odierne, le dimensioni degli animali del passato spesso ci lasciano esterefatti: basti pensare ai gliptodonti, i colossali parenti estinti degli odierni furtivi armadilli, o al Titanoboa, che con i suoi 13 metri di lunghezza è considerato il serpernte più lungo mai apparso sulla terra. Anche negli uccelli sono noti numerosi “giganti” sia terrestri, come i moa, sia in grado di volare, come la nuova specie che è stata da poco scoperta in Cile.

Si tratta di un uccello appartenente alla famiglia dei Pelagornithidae, dei pelecaniformi, la cui apertura alare raggiungeva i 5,2 metri! Questo valore può essere meglio compreso, se si pensa che la distanza tra le due estremità delle ali dell’albatros urlatore (Diomedea exulans), l’uccello odierno con l’apertura alare più grande, raggiunge a stento i 3,5 metri di lunghezza. L’uccello in questione è stato battezzato Pelagornis chilensis e solcava i cieli sudamericani non più di 5-10 milioni di anni or sono.

Come tutti gli appartenti alla famiglia dei Pelagornithidae, anche Pelagornis chilensis, presentava un becco allungato dotato di proiezioni ossee, molto simili ai denti affilati. Grazie a questa caratteristica era in grado di catturare le sue prede sguscianti e viscide, come i pesci e i cefalopodi.

La descrizione, presentata sull’ultimo numero della rivista Journal of Vertebrate Paleontology, è stata resa possibile grazie al ritrovamento di un fossile ben preservato, di cui è giunto fino a noi circa il 70% dell’intero scheletro. Questa nuova specie si configura come un eccezionale volatore: oltre alla considerevole apertura alare, infatti, Pelagornis chilensis aveva un peso corporeo piuttosto contenuto, compreso tra i 16 e i 29 kg, che gli garantiva grande manovrabilità nel volo a dispetto della dimensione corporea e che lo rendava un temibile predatore.

Andrea Romano

Riferimenti:
Mayr et al. Osteology of a new giant bony-toothed bird from the Miocene of Chile, with a revision of the taxonomy of Neogene Pelagornithidae. Journal of Vertebrate Paleontology, 2010; 30 (5): 1313 DOI: 10.1080/02724634.2010.501465