Anche i Neanderthal sperimentarono i contributi di una dieta a base di pesce

Una recente ricerca supporta l’ipotesi di un importante contributo allo sviluppo socio-cognitivo dei Neanderthal derivante da un’alimentazione ricca di prodotti ittici e marini

Una dieta ricca di grassi Omega 3 come quella derivata da un’alimentazione di tipo costiero o adottata vivendo nei pressi di siti che facilitassero il consumo di crostacei, pesci o mammiferi marini, è alla base di un supporto fondamentale per la sintesi del tessuto celebrale dell’essere umano. Tale contributo alimentare favorirebbe un processo evolutivo di caratteristiche simboliche e astratte nel nostro sistema cognitivo e ai relativi prodotti culturali che durante la nostra storia ci hanno così distinti dalle altre specie. Fino ad oggi si è ritenuto che questa associazione fosse valida solo per i nostri diretti progenitori, ovvero per quelle comunità di uomini anatomicamente moderni vissuti nelle zone costiere del continente africano prima dell’ultima diaspora, e che tale caratteristica marcasse tra le altre il divario con i nostri cugini Neanderthaliani in terra europea.

Uno studio pubblicato su Science ridimensiona tuttavia sempre più il divario tra queste specie. Uno studio internazionale, guidato da ricercatori dell’Università di Gottinga, ha fatto emergere comportamenti culinari e associazioni culturali appartenenti ad un gruppo Neanderthal molto simili a quelli conosciuti fino a quel momento nei nostri antenati H. sapiens africani.

Tutto parte dai resti fossilizzati di vivande ritrovati presso il sito di Figueira Brava, una località portoghese a circa 30 km a sud di Lisbona all’interno del Parco Naturale della Serra de Arràbida, un promontorio interno alla penisola di Setubal. Qui il paleoantropologo João Zilhão dell’Università di Barcellona, assieme agli altri membri della spedizione hanno potuto datare i resti organici di antichi banchetti a base di molluschi, uccelli marini, crostacei e pesci del vicino oceano Atlantico a un periodo compreso tra gli 86 e i 106 mila anni fa, e soprattutto collegare questa dieta alla già confermata presenza di comunità Neanderthaliane in Europa in questo periodo.

Se l’importanza di un’assunzione alimentare qualitativamente fondamentale come quella di derivazione marina fosse stata adottata parallelamente e indipendentemente sia dagli H. sapiens africani e sia dai Neanderthal europei significa che dobbiamo levigare sempre più il divario socio-psico-culturale che fino a poco tempo fa sembrava essere più netto e separato tra i due gruppi umani (di questo tema Pikaia ha parlato anche qui, qui, qui e qui). Il caso in questione in particolare offre una testimonianza che spinge a modellizzare a un tipo di organizzazione sociale e cognitiva più articolata e dotata di sovrastrutture mentali capaci di trascendere alle attività ordinarie legate alla mera sopravvivenza, ma invece mature e utilizzatrici di linguaggi astratti e simbolici, allo stesso modo dei coevi cugini africani.

La motivazione relativa ad un certo ritardo e poca reperibilità di siti come Figuera Brava è indicativa della trasformazione subita dal continente europeo durante gli ultimi periodo glaciali e interglaciali e non toccata invece al continente nero. La facciata atlantica dell’Europa vanta acque costiere ricche di risorse paragonabili a quelle del Sudafrica. Dalla Scandinavia alla Francia, tuttavia, qualsiasi prova dello sfruttamento delle risorse marine dell’Ultimo Interglaciale, quest’ultimo compreso tra 130 e 110 mila anni fa, sarebbe andata perduta a causa dei successivi progressi della calotta glaciale e dell’immersione post-glaciale dell’ampia piattaforma continentale. Al contrario, la ripidissima piattaforma al largo di Arrábida ha permesso di preservare le coste esistenti e sommerse a breve distanza l’una dall’altra. Figueira Brava, è uno dei siti di grotte marine protette dall’erosione di Arrábida, e offre una singolare opportunità per indagare se in Europa siano mai esistiti accumuli considerevoli di detriti alimentari marini dell’ultimo Interglaciale, e aiuta a ridisegnare con sempre maggior ricchezza di dettagli, i contorni, lo sviluppo, i costumi e il grado tecnologico delle popolazioni dei Neanderthal prima dell’incontro con gli H. sapiens di li a qualche migliaio di anni.

Con i ritrovamenti della grotta portoghese si è aggiunta nuova conoscenza e consapevolezza utile e rettificante un’immagine degli uomini della valle di Neander spesso resa dalla manualistica ufficiale distorta e appannata rispetto alle sempre più copiose scoperte. La grotta di Figueira Brava aiuta e contribuisce alla decostruzione di un retaggio culturale imprigionato nella nostra mente e di cui la geologia e i cambiamenti climatici non hanno reso facili di certo le controprove, ovvero quelle che sempre più abilitano i nostri cugini alla nostra stessa ammirazione e meraviglia.

Fonte:
J. Zilhão, D. E. Angelucci, M. Araújo Igreja, L. J. Arnold, E. Badal, P. Callapez, J. L. Cardoso, F. d’Errico, J. Daura, M. Demuro, M. Deschamps, C. Dupont, S. Gabriel, D. L. Hoffmann, P. Legoinha, H. Matias, A. M. Monge Soares, M. Nabais, P. Portela, A. Queffelec, F. Rodrigues, P. Souto. Last Interglacial Iberian Neandertals as fisher-hunter-gatherers. Science 27 Mar 2020: Vol. 367, Issue 6485, eaaz7943. DOI: 10.1126/science.aaz7943. 

Immagine: Zilhão et al. Science 2020. DOI: 10.1126/science.aaz7943.