Arte astratta nei Neanderthal? Quali prove

La notizia del ritrovamento di incisioni nella pietra, realizzate volontariamente e senza uno scopo pratico, attribuibili ai Neanderthal, ha catturato l’attenzione dei media. Ma al di là del sensazionalismo dell’annuncio, la scoperta è stata resa possibile, come sempre accade nella scienza, grazie un paziente lavoro di ricostruzione

Ne hanno parlato quasi tutti: giornali più specificamente scientifici, come le Le Scienze e galileo.net, così come le principali testate generaliste, quali La repubblica e Il Corriere della Sera. Un gruppo di paleontologi ha individuato, in una grotta di Gibilterra, un’incisione astratta realizzata sulla pietra. Ma, al contrario di altri casi di dubbia attribuzione scoperti in precedenza, questa volta non ci sono dubbi sulla paternità dell’opera. L’autore è, o sono stati, uno o più individui appartenenti alla specie Homo neanderthalensis.
La domanda che leggendo la notizia molti si saranno posti è tuttavia: Come si fa ad essere così sicuri che l’incisione è stata realizzata da uomini di Neanderthal? E come si fa ad essere così sicuri che siamo davanti ha un opera astratta e non ai segni lasciati da un qualche lavoro pratico svolto dagli occupanti della grotta? 
Il principale autore del ritrovamento Joaquín Rodríguez-Vidal, insieme al nutrito gruppo di collaboratori, di varie università spagnole e francesi, che lo hanno assistito, racconta, nel paper pubblicato sulla rivista PNAS, il lungo e paziente lavoro che ha portato alle conclusioni raggiunte. Un lavoro che assomiglia alla risoluzione del mistero di un romanzo giallo.
La scena del crimine
La grotta di Gorham, dove è stata trovata l’incisione, è una delle numerose caverne presenti nella penisola di Gibilterra. È situata sul lato orientale della penisola ed esposta costantemente a venti provenienti dal mediterraneo. È costituita da roccia di dolomite, normalmente di colore grigio chiaro, ma ricoperta da strato bianco e friabile dovuto alla costante esposizione ai venti marini. Nella parte più esterna la grotta è quasi del tutto ostruita da antichi sedimenti marini trascinati dal vento. Superata l’ostruzione iniziale i sedimenti diventano meno spessi e, oltre alle polveri portate dal vento, sono composti dai frammenti staccati del tetto e delle pareti della cava, da minerali portati con l’acqua percolata, da guano di pipistrello e dai resti dell’utilizzo del sito da parte dei suoi abitanti umani. I sedimenti sono divisi in due strati chimicamente differenti, chiaramente distinti e privi di segni di rimescolamento, naturale o di origine umana. Lo strato più profondo contiene utensili in quarzo e selce lavorati secondo lo stile chiamato Musteriano, estremamente diffuso fra i Neanderthal. La materia organica presente al fondo dello strato, datata con il radiocarbonio è risultata avere un età stimata di circa 39.000 anni. Al di sotto di questo strato, e quindi necessariamente più antica, è situata la superficie su cui sono presenti le incisioni, che sono quindi state realizzate prima della presenza di umani moderni nell’area.
Volontarie 
Le incisioni sono costituite da una serie di linee rette verticali e orizzontali che vanno a costituire una specie di griglia. Tutta la superficie interessata è ricoperta di una rigida crosta scura dovuta alla materia organica nei sedimenti soprastanti. Ma al contrario delle spaccature naturali, sulle quali la patina bianca è spessa come nelle rocce circostanti, sul fondo delle linee del disegno la crosta scura poggia direttamente sulla roccia grigia senza che sia presenta la patina bianca dovuta ai venti marini nel mezzo. Alcuni avvallamenti in prossimità del disegno segnalano i punti dove schegge di roccia si sono staccate spontaneamente, in queste zone al di sotto della crosta scura è presente una strato patina bianca, anche se meno spesso, suggerendo che la superficie sia stata esposta all’aria marina per un periodo sufficiente a riformare una parte della patina. Durante questo periodo qualcuno degli abitanti della grotta si è probabilmente preso la briga di ripulire le linee del disegno dalla patina che gradualmente vi si formava.
Astratte
Per stabilire come il disegno sia stato realizzato gli autori della ricerca hanno provato a incidere le rocce all’entrata della caverna, simili a com’erano quelle su cui è stato incisa la griglia al momento dell’incisione. Per questo lavoro hanno utilizzato utensili in pietra copiati da quelli musteriani presenti nei sedimenti della caverna: il disegno non può essere frutto della macellazione di animali eseguita contro la roccia, perché questa attività non produce linee rette. Inoltre non può essere frutto di un solo passaggio di utensile, che non è in grado da solo di raggiungere la roccia grigia. Secondo lo spessore della patina bianca al momento della realizzazione, gli autori hanno calcolato siano stati necessarie dai 40 agli 80 passaggi per produrre le linee che compongono il disegno. Inoltre l’analisi microscopica dei solchi ha dimostrato che le linee sono state realizzate incidendo solo da sinistra a destra o dall’alto al basso, piuttosto che andando avanti e indietro. Gli autori hanno potuto inoltre stabilire che i normali utensili, usati per le necessità quotidiane dai Neanderthal che abitavano la grotta, hanno la tendenza a rompersi se usati per creare linee nella roccia così come hanno provato a fare i ricercatori; ed è quindi possibile che l’autore, o gli autori, del disegno abbiano dovuto fabbricare ad hoc l’attrezzo per la loro opera.
Sempre più simili a noi
L’insieme delle prove raccolte dimostrano che i Neanderthal che occupavano la grotta hanno speso tempo e fatica per realizzare una griglia di linee che, per quanto si può immaginare al momento, non sembrava avere nessun significato pratico per coloro che l’hanno prodotta. Una solida prova che questi nostri antichi cugini erano capaci di fantasia, oltre che di ingegno; ben lontani da quei bruti scimmieschi che, con poca fantasia, una specie che si considera intelligente, la nostra, aveva immaginato. 
Daniele Paulis
Riferimenti: 
Joaquín Rodríguez-Vidal, Francesco d’Errico, Francisco Giles Pacheco, Ruth Blasco, Jordi Rosell, Richard P. Jennings, Alain Queffelec, Geraldine Finlayson, Darren A. Fa, José María Gutiérrez López, José S. Carrión, Juan José Negro, Stewart Finlayson, Luís M. Cáceres, Marco A. Bernal, Santiago Fernández Jiménez, and Clive Finlayson 
A rock engraving made by Neanderthals in Gibraltar. PNAS published ahead of print September 2, 2014, doi:10.1073/pnas.1411529111 
Bibliografia di Pikaia sull’argomento: