Biodiversità nascosta

La biodiversità di un determinato ecosistema viene di solito calcolata sulla base del conteggio di specie morfologicamente distinguibili; nel caso nel medesimo ambiente convivessero forme criptiche (morfologicamente indistinguibili, ma non interfeconde tra loro), l’analisi si sposta a livello di nicchia ecologica. Le specie gemelle sono dunque individuabili per le abitudini e le esigenze che contraddistinguono ognuna di esse: differiscono, insomma,

La biodiversità di un determinato ecosistema viene di solito calcolata sulla base del conteggio di specie morfologicamente distinguibili; nel caso nel medesimo ambiente convivessero forme criptiche (morfologicamente indistinguibili, ma non interfeconde tra loro), l’analisi si sposta a livello di nicchia ecologica. Le specie gemelle sono dunque individuabili per le abitudini e le esigenze che contraddistinguono ognuna di esse: differiscono, insomma, per le dimensioni della loro nicchia ecologica. Nel caso degli insetti fitofagi, una di queste dimensioni è da sempre stata considerata la pianta ospite, quella su cui ciascuna specie trova protezione e nutrimento.

Un recente studio, che ha meritato la copertina dell’ultimo numero della prestigosa rivista Science, suggerisce che anche questo tipo di analisi finirebbero con sottostimare la reale diversità di un dato ambiente. Infatti, numerose specie criptiche possono, non solo condividere lo stesso ambiente, ma anche foraggiare sulla medesima pianta. Questo è l’esito di un’analisi mediante marcatori molecolari condotta da un gruppo di biologi del Cornell College che ha riguardato 2.857 moscerini del genere Blepharoneura, catturati su semi e fiori di 24 specie di piante provenienti da 34 siti di foresta pluviale sudamericana.

Dai risultati emerge che una stessa pianta può contenere numerosi individui morfologicamente identici, ma apparteneti a specie differenti: infatti su una specie di pianta ospite sono state rinvenute fino a 13 specie di moscerini fitofagi. Ma come possono coesistere sul medesimo ospite organismi dall’aspetto così simile ma geneticamente divergenti? Come può una sola specie vegetale mantenere così tanti ospiti dalle esigenze simili, senza che questi entrino in competizione per le risorse?

La risposta a queste domande va ricercata in una sola parola: specializzazione. Le specie criptiche rinvenute sulla medesima pianta si nutrono solo di specifici tessuti dell’ospite vegetale, evitando di interagire in modo competitivo tra loro. Solo una delle 45 specie individuate utilizza infatti diverse strutture della pianta, mentre le altre sono adattate a vivere ed alimentarsi solo su semi, steli o fiori. Ancora più specializzate risultano quelle specie di moscerino che si nutrono solo di fiori maschili o femminili.

Questo alto livello di specializzazione, unito al fatto che molte delle nuove specie sono state individuate solo in determinate aree geografiche (anche se la pianta ospite è presente su tutto il territorio studiato), suggerisce la possibile rilevanza dell’adattamento a livello locale all’utilizzo di diverse risorse alimentari nei processi di diversificazione e speciazione.

Le future stime della biodiversità di un ecosistema, se vorranno essere accurate e non sottostimare la numerosità di specie presenti, non potranno non tenere conto di questa ricerca e saranno chiamate a valutare casi nascosti di estrema specializzazione.

Andrea Romano

Fonte dell’immagine: Wikimedia Commons