Chiesa e riscaldamento globale

Non sarebbe l’uomo il responsabile degli imponenti cambiamenti climatici che sono in corso sul nostro pianeta. Questa è la tesi singolare emersa dal seminario sul tema “Cambiamenti climatici e sviluppo” tenutosi in Vaticano venerdì 27 aprile 2007, il cui resoconto si può trovare on line per mano del Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, il Cardinale Renato

Non sarebbe l’uomo il responsabile degli imponenti cambiamenti climatici che sono in corso sul nostro pianeta. Questa è la tesi singolare emersa dal seminario sul tema “Cambiamenti climatici e sviluppo” tenutosi in Vaticano venerdì 27 aprile 2007, il cui resoconto si può trovare on line per mano del Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, il Cardinale Renato Raffaele Martino. A questo incontro avrebbero partecipato 80 esperti, tra cui Antonio Zichichi, docente di fisica all’Università di Bologna nonché membro dell’Accademia Pontificia delle Scienze.

Dalla nota si legge che, pur ammettendo in parte i cambiamenti climatici in vigore, “l’uomo non può essere equiparato agli altri esseri viventi, né tanto meno considerato elemento di disturbo dell’equilibrio ecologico naturalistico” perché “la natura non è un assoluto, ma una ricchezza posta nelle mani responsabili e prudenti dell’uomo”. Si rifiuta, inoltre, la possibilità che l’aumento della popolazione umana mondiale nei prossimi decenni possa alterare gli equilibri ecologici, già oggi compromessi, in maniera definitiva. Stupisce il mancato riferimento ad uno dei più semplici ma più importanti concetti di ecologia: quello di capacità portante dell’ambiente, corrispondente al numero massimo di individui che le risorse ambientali possono mantenere, in questo caso riferibile all’intero globo terrestre.

Si parla inoltre di presunte conclusioni forzate da parte della comunità scientifica sull’impatto dell’uomo sul riscaldamento globale. Nel suo intervento, Zichichi sostiene che le attività umane hanno un basso impatto sull’ambiente, meno del 10%, e che le cause del riscaldamento globale e dell’effetto serra sarebbero da attribuire a fenomeni naturali, come l’emissione di gas dai vulcani, dichiarando che i metodi usati dall’ Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) non sarebbero validi dal punto di vista scientifico…

Prendere atto che i cambiamenti climatici in atto sono dovuti soprattutto alle nostre attività e che un consistente aumento della popolazione umana potrebbe avere conseguenze disastrose sull’ambiente e, in ultima analisi, anche sul benessere futuro dell’uomo, mi sembra solamente una posizione di buon senso. L’accettazione di tali fatti rappresenta il punto di partenza, interessi economici permettendo, verso una possibile futura risoluzione della catastrofe ambientale incombente. Falsificare i dati, che la comunità scientifica mondiale accetta unanimemente in virtù di posizioni dogmatiche e pregiudiziali, al contrario, sembra l’ennesimo tentativo della Chiesa di allontanarsi dalla realtà dei fatti e di rifiutare di porre rimedio ai problemi.

Andrea Romano