“Come siamo rimasti l’unica specie umana sulla Terra” Incontro a Modena con Telmo Pievani

Il 28 aprile 2023, presso il Teatro del Collegio San Carlo di Modena, si terrà una lezione pubblica del filosofo della scienza Telmo Pievani dedicata all’evoluzione umana.

Nell’ambito del progetto “La biblioteca della vita“, realizzato dall’Università di Modena e Reggio Emilia per studiare l’accesa discussione che nacque dalla proposta della teoria dell’evoluzione di Charles Darwin e che caratterizzò quella fase definita come eclissi del Darwinismo (qui il video-riassunto del progetto), è prevista una lezione pubblica dedicata all’evoluzione umana.

In particolare, prendendo spunto dalla lezione pubblica che il naturalista Giovanni Canestrini tenne a Modena il 22 marzo 1866 per illustrare l’antichità dell’uomo, si terrà a Modena una lezione pubblica del nostro Direttore Telmo Pievani per raccontare “Come siamo rimasti l’unica specie umana sulla Terra”. Sino a poche decine di migliaia di anni fa su questo pianeta abitavano effettivamente tre, o forse quattro o addirittura cinque, specie umane: una pletora di forme umane vissuta fino a tempi recentissimi. Perché siamo rimasti l’unica specie umana sulla Terra, perché le altre si sono tutte estinte?

Per una risposta non vi resta che partecipare alla lezione pubblica che si terrà venerdì 28 aprile 2023 alle ore 17:00 presso il Teatro del Collegio San Carlo di Modena. L’evento è in presenza, in seguito gli organizzatori diffonderanno la registrazione.

“L’esplorazione del tempo profondo dell’umanità, invece, è appena cominciata e promette rivelazioni imbarazzanti. L’impresa richiede il contributo di discipline molto diverse che da pochi anni dialogano l’una con l’altra: la paleoantropologia, la paleoecologia, l’archeologia, la biologia molecolare, la linguistica comparata, l’antropologia culturale, l’epistemologia. Gli esperti di queste discipline ci stanno rivelando che le vecchie e gloriose metafore dell’equilibrio, delle “vie maestre” e delle “devianze”, delle tendenze graduali e dell’adattamento ottimale non reggono più alla sfida di comprendere realisticamente una storia intricata e ricca di discontinuità, di riadattamenti imprevedibili, di biforcazioni contingenti e di eventi accidentali. Dall’analisi di tali caratteristiche sta emergendo un’intera gamma di nuovi strumenti evoluzionistici, cioè di modelli predittivi e di “strutture emergenti” inedite, che potrebbero in parte integrare e in parte sostituire i precedenti. Tutto ciò è fondamentale per pensare in modo radicalmente nuovo, in modo evolutivo, la globalizzazione, cioè l’esito provvisorio di una lunga storia naturale di ramificazioni e di sovrapposizioni culturali, ecologiche e biologiche che possiamo leggere nel paesaggio geografico planetario”.