Consigli di lettura sull’evoluzione – inverno 2021

consigli di lettura

Regalate e/o regalatevi….un libro!
Eccoci al consueto appuntamento con le nostre segnalazioni invernali per l’acquisto/lettura di libri sull’evoluzione. Dalla genetica all’astrobiologia, dalla storia della scienza alla botanica, senza dimenticare le proposte per i più piccoli

Come ogni dicembre, Pikaia propone una selezione di consigli di lettura a cura di Paolo Coccia, bibliofilo e condirettore del sito. 

La descrizione del contenuto, se non espressamente citata, proviene dai siti web visitati (editori, aggregatori di libri, cataloghi). Non potendo accedere al contenuto di tutti i volumi segnalati la valutazione finale della qualità e valore di ciascuno di essi è rimessa al lettore. Nonostante il nostro sforzo di selezionare il meglio del panorama editoriale può succedere di segnalare titoli che non soddisfano per molti motivi gli interessi dei lettori. Ci scusiamo in anticipo.

Se volete sostenere la vs. libreria di quartiere ordinate i libri presso la piattaforma Bookdealer all’indirizzo https://www.bookdealer.it

Bookdealer è la prima piattaforma di e-commerce in Italia a sostenere attivamente le librerie indipendenti.

Se lo desideri, puoi scaricare questo elenco anche in formato epub e consultarlo offline.

Clicca sulle voci dell’indice per saltare da una sezione all’altra

Darwiniana

Guido Chiesura (a cura di), Henry Walter Bates. Un naturalista in Amazzonia, Robin, Collana Biblioteca del vascello, pp. 584

Henry Walter Bates (Leicester, 1825-Londra, 1892) fu un naturalista ed esploratore britannico che si occupò principalmente di entomologia e pose le basi dei primi studi scientifici sul mimetismo animale. Si interessò alla storia naturale sin da bambino, frequentando i boschi e le brughiere di Charnwood, vicino a Leicester. Conobbe il naturalista Alfred Russel Wallace e con lui organizzò un viaggio nel bacino del Rio delle Amazzoni. I due naturalisti partirono nel 1848 e si sistemarono a Belèm do Parà, vicino alle foci del grande fiume, effettuando esplorazioni e raccogliendo campioni vegetali e animali nelle regioni più orientali dell’Amazzonia. Mentre Wallace rientrò in Gran Bretagna nel 1852 il Bates proseguì le sue esplorazioni da solo sino al 1859, spingendosi sempre più nel cuore dell’Amazzonia brasiliana ed anche oltre, quasi ai confini con il Perù, attraversando regioni remote ed assai poco conosciute dagli stessi brasiliani. Raccolse migliaia di campioni zoologici, soprattutto di insetti, gran parte dei quali risultarono essere specie del tutto nuove alla scienza. Gli accurati appunti scritti nel corso di ben 11 anni trascorsi in Amazzonia, una volta rientrato in patria, fornirono la base per la pubblicazione nel 1863 dell’opera “The Naturalist on the River Amazons”, uno dei massimi capolavori della letteratura naturalistica inglese di tutti i tempi. Fu molto lodato da Darwin, che lo cita spesso nelle sue opere. Dal 1868 fu Presidente della Entomological Society of London, dal 1861 membro della Linnean Society e nel 1881 fu eletto membro della Royal Society. Note scientifiche di Angelo Barili. Con le riproduzioni delle incisioni originali. 


Luca Mori, Darwin e il viaggio all’origine della specie, Corriere della Sera, collana Grandi imprese della Storia, pp. 158

Charles Darwin aveva ventidue anni quando, il 27 dicembre 1831, partì come naturalista per un viaggio intorno al mondo a bordo del brigantino di Sua Maestà Beagle. Rientrato in Inghilterra il 2 ottobre 1836, si dedicò alla lunga e paziente elaborazione della sua rivoluzionaria teoria sull’origine delle specie e sulle spinte evolutive alla base delle traiettorie irregolarmente ramificate dell’albero della vita. Le osservazioni fatte durante il viaggio e la successiva analisi dei reperti raccolti (con centinaia di specie ancora sconosciute agli studiosi europei) contribuirono a delineare una nuova, «grandiosa» visione della storia naturale, arrivando tra l’altro a minare l’idea tradizionale secondo cui, all’interno di quella storia, la specie umana attuale sarebbe una presenza centrale e necessaria
 

Fabio Di Vincenzo, Flavia Salomone (a cura di), Conversazioni sull’origine dell’Uomo. 150 anni dopo Darwin, Edizioni Espera, p. 292

Nel 1871, Darwin pubblicava a Londra The Descent of Man and Selection in Relation to Sex, completando quella rivoluzione iniziata più di dieci anni prima con L’origine delle specie, che ha definito il modo in cui gli uomini di oggi guardano se stessi e la natura. Per celebrare questo anniversario, 150 anni dopo, Flavia Salomone e Fabio Di Vincenzo si sono spinti in un viaggio a ritroso nella riscoperta delle origini dell’essere umano, attraverso le riflessioni scaturite da brevi conversazioni con diciannove importanti studiosi, si è cercato di restituire la complessità dell’essere umano e del suo rapporto con il mondo, dando voce al dibattito ancora vivo intorno al nostro divenire e al nostro essere umani, con le luci e le ombre di ogni esistenza, con i dubbi e le sfide di ogni creatura che quotidianamente cerca di ripristinare quell’equilibrio vitale che le permette di esistere.

Il volume è corredato da un apparato iconografico dell’artista Pablo Echaurren, che ha donato alcune sue opere per l’occasione. In totale sintonia con lo spirito dell’arte di Echaurren, gli autori hanno sostituito agli oggetti alcune parole chiave per comporre un lessico essenziale capace di legare l’opera di Darwin all’attualità della ricerca scientifica e filosofica sull’uomo e la sua origine.

Leggi la nostra recensione, a cura di Francesco Piccardi.

Storie Naturali. Botanica

Paola Bonfante, Una pianta non è un’isola. Alla scoperta di un mondo invisibile, Il Mulino, collana Intersezioni, p. 220

Passeggiare in un orto, in un prato fiorito, lungo un fiume, e saper percepire la vita nelle reti nascoste della comunità vegetale…

«Nessun uomo è un’isola, completo in se stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto», scriveva il poeta John Donne. La stessa identica frase è vera anche se alla parola uomo sostituiamo pianta. Da quando hanno colonizzato la terra infatti, circa 470 milioni di anni fa, le piante hanno svolto funzioni che sono alla base della vita sul nostro pianeta, e non lo hanno fatto da sole: ci sono riuscite grazie a una rete di interazioni stabilite non solo con le loro simili, ma anche con invisibili comunità microbiche composte da milioni di organismi che abitano il suolo e le radici. Relazioni tanto nascoste quanto preziose sia per la salute dell’uomo sia per quella dell’ambiente, ora in pericolo a causa prima di tutto del cambiamento climatico. Le scopriremo attraverso sette passeggiate ideali, tanto che non sarà più possibile tornare in un bosco senza immergersi anche nelle sue radici.


Laurent Tillon, Essere una quercia, Contrasto, p. 320

Essere una quercia di Laurent Tillon, scrittore, biologo e ingegnere forestale presso l’Ente Nazionale francese delle Foreste, è del primo titolo della nuova collana Tracce, che nasce dal lavoro del comitato editoriale formato da Goffredo Fofi, Roberto Koch e Telmo Pievani, per dare spazio a una pluralità di voci e sguardi sul mondo che ci circonda. Fin dall’adolescenza, l’autore racconta di aver ascoltato pazientemente le storie di Quercus, una grande quercia sessile nel fiore della sua vita, 250 anni. Gli alberi sono tremila miliardi sulla Terra. Quasi quattrocentoventi volte più numerosi degli esseri umani. Sono essenziali per sostenere la vita. Anche gli alberi hanno una storia. E la raccontano a chi riesce a percepire i piccoli segni inscritti nella loro corteccia, nella forma di un ramo o nel rapporto, di amicizia e sostegno, con i loro vicini. Tillon ci racconta avventure burrascose, cominciate prima della Rivoluzione francese, arrivando fino a oggi. Tra battaglie silenziose e alleanze inattese, predatori e parassiti, tempeste e tradimenti, la storia di Quercus si intreccia a quella del popolo della foresta, dal topo alla salamandra, dal picchio al pipistrello. Tra scienza, poesia e filosofia, Tillon ci rivela alcuni dei grandi segreti della natura e ci indica le strade da esplorare per conoscere e ammirare a lungo, ancora, Quercus e con lui tutta la comunità della foresta. Ad arricchire il volume, alcune immagini di querce e altri alberi realizzate dall’artista e fotografa Irene Kung.


Barbara Mazzolai, Il futuro raccontato dalle piante. Cosa possiamo imparare dal regno vegetale e dal suo percorso sul pianeta, Longanesi, p. 224

Hanno colonizzato la terraferma oltre 400 milioni di anni fa innescando una delle più profonde transizioni geobiologiche del pianeta, la “terrestrializzazione”, che ha consentito lo sviluppo degli ambienti dove molto più tardi – circa 200 mila anni fa – l’ Homo sapiens si è saldamente insediato. Le piante sono i decani della Terra eppure siamo soliti pensare a questo come al nostro pianeta e ne consumiamo avidamente risorse e spazi. Per fortuna, al contrario di noi, il mondo vegetale lavora da sempre per escogitare soluzioni efficaci al problema della conservazione: ha ideato il mutuo soccorso tra specie, con le numerose simbiosi alla base di interi ecosistemi. È il geniale “inventore” del più straordinario sistema per produrre energia pulita esistente sulla Terra, la fotosintesi che trasforma in ossigeno l’anidride carbonica, ma ha anche il “copyright” delle fonti energetiche non rinnovabili (petrolio, carbone, gas). Ha tessuto una straordinaria rete di interconnessioni globali dalla cui varietà e armonia trae forza la salute del pianeta. Tutto questo, insieme, compone il capolavoro di complessità che chiamiamo “vita”, un miracolo unico e fragile, oggi minacciato dall’opera dell’Uomo. Ma se si allea con la Natura, la Scienza può ancora invertire la rotta dell’umanità. In un futuro non troppo lontano la Robotica e l’Intelligenza Artificiale offriranno soluzioni concrete per proteggere il clima e la biodiversità. Robot interamente biodegradabili monitoreranno l’inquinamento aiutandoci a contrastarlo mentre altri, ispirati all’intelligenza diffusa delle piante, ci consentiranno di studiare sempre più a fondo il grande libro della Natura, per carpirne leggi e segreti. In pagine ricche di storie naturali, invenzioni meravigliose e ricerche entusiasmanti, Barbara Mazzolai ci parla del futuro che ci aspetta e di come, oggi, lo stiamo già costruendo nei laboratori di tutto il mondo.


Timothy Walker, L’impollinazione. La lunga relazione tra piante e impollinatori, Editore Ricca, collana Scienze naturali, p. 224

L’impollinazione è essenziale per la sopravvivenza della maggior parte delle piante sulla Terra. Se alcune si affidano al vento perché trasporti il polline di fiore in fiore, altre ricorrono a varie e ingegnose strategie per attirare e sfruttare animali impollinatori, che siano insetti, uccelli o mammiferi. Questo volume splendidamente illustrato offre un’inedita prospettiva sulle meraviglie della biologia dell’impollinazione, attingendo alle evidenze scientifiche più recenti per spiegare la relazione straordinariamente complessa tra piante e impollinatori, e svelando perché l’impollinazione sia un elemento vitale per un pianeta sano.

Timothy Walker ci offre un’appassionante introduzione alla biologia dell’impollinazione ed esplora le numerose tattiche riproduttive delle piante, mostrando come vento e acqua possano essere strumenti di impollinazione efficaci ma tremendamente imprevedibili, e descrivendo le interazioni profonde delle piante produttrici di polline con api e farfalle, coleotteri e uccelli, lucertole e pipistrelli. Walker esplora i modi in cui le piante richiamano gli impollinatori utilizzando profumi, colori e forme, e come per attrarli si servano di ricompense e anche di inganni. E ancora evidenzia l’importante ruolo dell’impollinazione nell’ecologia, nell’evoluzione, nell’agricoltura, spiegando perché oggi la gestione degli habitat, i programmi di recupero delle specie e altri sforzi di conservazione siano più cruciali che mai.


Stefano Mancuso, Botanica. Viaggio nell’universo vegetale, Aboca, p. 123

Le piante non solo si nutrono e crescono, ma respirano, comunicano tra loro, reagiscono ai mutamenti dell’ambiente circostante, si muovono, imparano, memorizzano e provano persino delle emozioni. E soprattutto, con la loro peculiare complessità, ci propongono modelli innovativi per le nostre relazioni sociali e per i nostri modelli organizzativi.

Tutt’altro che passive o “insensibili”, non inferiori ma diverse dal regno animale, le piante possiedono una consapevolezza dell’ambiente che le circonda molto più elevata di numerose specie viventi. Da sempre considerate più vicine al mondo inorganico che alla vita attiva degli animali, le piante in realtà nascondono una complessità grandiosa che le rende organismi funzionali, modulari, non centralizzati, in grado di resistere alle predazioni, dotati di memoria, strategie di difesa e azioni sociali sofisticate. Grazie alle loro incredibili capacità chimiche, alla struttura priva di organi vitali, alla loro sensibilità ai fattori ambientali, che le rende capaci di avvertire in anticipo i minimi cambiamenti, sono in grado di sviluppare tattiche di sopravvivenza raffinate.

Il libro “Botanica” è legato ad uno spettacolo multimediale di grande originalità, nato dalla collaborazione tra il professor Mancuso e il collettivo musicale Deproducers, e reso possibile grazie alla sensibilità e all’impegno di Aboca. Nel libro, come nello spettacolo, il racconto del mondo vegetale si svolge tra il passato e il futuro, tra la storia e l’ecologia, e fluisce con la forza di una grande narrazione e con la sorpresa che sempre suscita una scoperta scientifica.


Mariacristina Villani, Ci vuole un fiore. Racconti e meraviglie del silenzioso regno verde, Codice, p. 220

La bellezza delle piante ha ispirato scrittori, pittori e poeti fin dall’antichità, così come gli scienziati sono rimasti affascinati dalla loro complessa evoluzione e dalle relazioni che hanno creato con gli animali, collaudate e affinate nel corso dei millenni. Ci vuole un fiore esplora questi intrecci, fra ironia e stupore, svelando dettagli del regno vegetale che spesso non sono conosciuti, anche se li abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni. Libro illustrato con 100 foto a colori.
Margherita Bianchi, La vita ramificata. Cognizione e comportamento nelle piante fra scienza e filosofia, Mimesis, p. 190Le piante sono state tendenzialmente considerate organismi privi di sensibilità e di proprie forme di intelligenza. La letteratura scientifica sulla cognizione vegetale è in costante aumento e tali questioni meritano di trovare spazio anche nella riflessione filosofica contemporanea. Dopo aver ricostruito l’importanza degli organismi vegetali a livello di benessere ecosistemico e di utilità nella vita umana, questo libro si propone di tracciare collegamenti tra i risultati raggiunti nel campo delle scienze biologiche ed ecologiche, in particolare nelle attuali plant sciences, e alcuni argomenti tratti dall’ambito delle scienze cognitive e da quelli della filosofia della mente e della filosofia della biologia.

Storie Naturali. Zoologia

Immagine


Edward O. Wilson, Storie del mondo delle formiche, Cortina Raffaello, collana Scienza e idee, p. 208

“I conflitti tra le colonie di formiche fanno sembrare una piccola cosa battaglie come quelle di Waterloo o Gettysburg”. Edward Wilson, uno dei più autorevoli scienziati al mondo, ci porta in luoghi remoti come il Mozambico e la Nuova Guinea, ma anche nel giardino incolto dietro la casa di famiglia, raccontando la sua passione per le oltre 15.000 specie di formiche conosciute. Alternando le osservazioni scientifiche con racconti emozionanti, Wilson si concentra in particolare su venticinque specie di formiche per spiegare in che modo questi organismi geneticamente superiori comunicano, distinguono odori e sapori e, soprattutto, lottano tra loro per dominare nell’ambiente. Oltre a notare sarcasticamente che “i maschi sono più o meno spermatozoi volanti”, Wilson illustra con straordinaria eloquenza i suoi contatti ravvicinati, a volte dolorosi, con le formiche di fuoco, le legionarie, le tagliafoglie e con specie ancora più esotiche. Arricchito dalle splendide illustrazioni di Kristen Orr, il libro è un racconto vivido, a tratti da pelle d’oca, scritto da una delle massime autorità nell’ambito della mirmecologia.

In volo sul mondo

Scott Weidensaul, In volo sul mondo. Le straordinarie imprese degli uccelli migratori, Raffaello Cortina Editore, collana Scienza e idee, p. 458

La migrazione degli uccelli implica una resistenza al limite della comprensione umana: un piovanello grande quanto un passero vola ininterrottamente dal Canada al Venezuela, l’equivalente di 126 maratone consecutive, senza assumere cibo, acqua e senza alcun riposo, evita la disidratazione “consumando” l’acqua dei propri tessuti muscolari e per orientarsi sfrutta il campo magnetico terrestre e una forma di entanglement quantistico che mise in difficoltà lo stesso Einstein. Sorvolando l’immensità degli oceani, al di sopra delle montagne più alte, miliardi di uccelli circumnavigano il globo volando per decine di migliaia di chilometri ogni anno senza mai posarsi.

Ciò che abbiamo imparato su questi animali, negli ultimi due decenni, è a dir poco straordinario. In questo saggio mozzafiato, Scott Weidensaul ripercorre la sua vita sulle rotte migratorie globali, dalle piane fangose del Mar Giallo in Cina alle più sperdute isole dell’oceano Atlantico, e racconta con passione le ultime scoperte, il delicato equilibrio delle migrazioni, i rischi che corrono e i tentativi degli scienziati di proteggerle dagli effetti del cambiamento climatico e da altre sfide ambientali.

Origine ed evoluzione dell’Homo sapiens


Francesco Brancato, L’ uomo e la sua origine. Tra creazione ed evoluzione, Mimesis

Nel 2021 ricorre il 150° anniversario della pubblicazione de “L’origine dell’uomo e la selezione sessuale” di Charles Darwin, opera che, unitamente a “L’origine delle specie” dello stesso autore, ha dato una svolta decisiva non solo alla scienza moderna, ma anche alla visione del mondo, della vita, dell’uomo, della storia, nonché al rapporto tra scienza e fede, tra sapere scientifico e antropologia cristiana. L’anniversario darwiniano che si celebra nel corso del 2021 suggerisce di tornare sull’argomento riservando un’attenzione particolare al posto che occupa l’essere umano nella storia evolutiva del nostro pianeta, in un tempo in cui sembra farsi sempre più strada la convinzione che sia finita l’era dell'”eccezione umana” (J.-M. Schaeffer) e sia stata inaugurata l’era dell’intelligenza artificiale e delle più complesse forme di post-umanesimo, di trans-umanesimo, di metamorfosi dell’umano in campo filosofico, scientifico e tecnico. Il libro, costituito da due ampie parti, prova a fare il punto della situazione considerando come possibile e fruttuoso il confronto critico tra scienza e teologia per la comprensione dell’uomo e del suo posto nel mondo. Prefazione di Fiorenzo Facchini.


Edwin Gale, La specie che cambia se stessa. Come l’abbondanza ha plasmato l’essere umano e continua a farlo, Il Saggiatore, collana La cultura, p. 416

Milioni di anni fa i nostri progenitori si facevano strada nella savana africana e c’era poco da scommettere che sarebbero diventati la specie dominante sul pianeta; oggi siamo esperti di sopravvivenza nella giungla metropolitana e abbiamo stravolto l’ecosistema globale. Cosa ci ha permesso di compiere un simile balzo? Cosa riserva il futuro? Con “La specie che cambia se stessa” Edwin Gale intreccia storia, antropologia, epidemiologia e biologia per raccontare il modo in cui l’abbondanza materiale che abbiamo ottenuto grazie ai nostri progressi tecnici, scientifici e sociali ha mutato il nostro corpo e trasformato il pianeta in un ambiente modellato sulle nostre esigenze. Il controllo del fuoco prima e la Rivoluzione agricola del Neolitico poi hanno nutrito in modo sempre più efficiente una popolazione in crescita. La Rivoluzione industriale ha reso disponibile l’energia dei combustibili fossili e ha sancito il nostro predominio sulla natura. La medicina ha debellato gran parte delle malattie infettive, consentendo alla nostra specie di sfuggire ai vincoli della selezione naturale e favorendo l’incremento demografico. I cambiamenti nella nostra dieta, con l’introduzione di cibi cotti e cereali, hanno fatto allungare il nostro scheletro e stringere le mascelle, sviluppare corpi più grandi e perdere resistenza muscolare. Più che una specie naturale siamo ormai un prodotto della nostra cultura, come l’ambiente che ci circonda.


Giorgio Manzi, L’ultimo Neanderthal racconta. Storie prima della storia, Il Mulino, collana Intersezioni, p. 232

I Neanderthal sono un buon modo per raccontare la scienza delle nostre origini e i suoi formidabili progressi. Ne abbiamo bisogno ancora di più oggi, noi esseri umani dell’Antropocene, con tutte le sfide che dobbiamo affrontare. «Sono seduto su un grande masso di fronte al mare. Alle mie spalle la grotta del Monte Circeo frequentata dai Neanderthal». Con queste parole ha inizio un sogno: un incontro immaginario tra un paleoantropologo e l’ultimo dei Neanderthal. I due condividono le competenze di oggi e le esperienze vissute nel tempo profondo. Dialogano così sull’origine, sulle caratteristiche e sui comportamenti dei Neanderthal, come pure sul loro destino. Ne deriva l’affascinante narrazione di una specie simile alla nostra, ma anche profondamente diversa da noi, con la quale ci siamo confrontati dopo centinaia di millenni di separazione evolutiva. Non solo, però: la vicinanza genetica ha reso possibili incroci che hanno lasciato tracce durature in tutti noi. I Neanderthal sono ancora qui.


David Graeber, The Dawn of Everything. A New History of Humanity, Penguin Books Ltd, p. 704

‘Fascinating, thought-provoking, groundbreaking. A book that will generate debate for years to come’ Rutger Bregman ‘The Dawn of Everything is also the radical revision of everything, liberating us from the familiar stories about humanity’s past that are too often deployed to impose limitations on how we imagine humanity’s future’ Rebecca Solnit ‘This is not a book. This is an intellectual feast’ Nassim Nicholas Taleb For generations, our remote ancestors have been cast as primitive and childlike – either free and equal, or thuggish and warlike. Civilization, we are told, could be achieved only by sacrificing those original freedoms or, alternatively, by taming our baser instincts. David Graeber and David Wengrow show how such theories first emerged in the eighteenth century as a reaction to indigenous critiques of European society, and why they are wrong. In doing so, they overturn our view of human history, including the origins of farming, property, cities, democracy, slavery and civilization itself. Drawing on path-breaking research in archaeology and anthropology, the authors show how history becomes a far more interesting place once we begin to see what’s really there. If humans did not spend 95 per cent of their evolutionary past in tiny bands of hunter-gatherers, what were they doing all that time? If agriculture, and cities, did not mean a plunge into hierarchy and domination, then what kinds of social and economic organization did they lead to? The answers are often unexpected, and suggest that the course of history may be less set in stone, and more full of playful possibilities than we tend to assume. The Dawn of Everything fundamentally transforms our understanding of the human past and offers a path toward imagining new forms of freedom, new ways of organizing society. This is a monumental book of formidable intellectual range, animated by curiosity, moral vision and faith in the power of direct action. ‘A fascinating inquiry … Challenging and illuminating’ Noam Chomsky ‘Graeber and Wengrow have effectively overturned everything I ever thought about the history of the world. The most profound and exciting book I’ve read in thirty years’ Robin D. G. Kelley


Michaeleen Doucleff, Cacciatore, raccoglitore, genitore. Perché l’uomo primitivo cresceva bambini felici e collaborativi?, Rizzoli,p. 522

Un attimo prima di impazzire dietro gli infiniti capricci di Rosy, la sua bimba di tre anni, Michaeleen Doucleef ha un’idea tanto estrema quanto provvidenziale: partire con la piccola e andare a studiare da vicino tre delle più antiche e nobili culture del mondo. Inizia così un viaggio che le porterà dallo Yucatán (dove ancora sopravvive la popolazione maya) oltre il Circolo polare artico per incontrare gli inuit, fino in Tanzania, culla della civiltà hadza. I risultati di questi incontri? Saranno tanto sorprendenti quanto straordinari: madre e figlia scopriranno che in queste società di cacciatori raccoglitori i genitori costruiscono un rapporto con i bambini molto diverso da quello che si promuove in Occidente, un rapporto basato sulla collaborazione anziché sul conflitto, sulla fiducia anziché sulla paura. In particolare vedranno come i genitori maya siano maestri nel crescere bambini collaborativi, che vengono inclusi da subito nella comunità svolgendo piccoli compiti che li responsabilizzano e sviluppano il loro senso di appartenenza; che nessuno come i genitori inuit è in grado di insegnare l’intelligenza emotiva, specie quando si tratta di controllo della rabbia e rispetto per gli altri; che le mamme e i papà hadza sono i massimi esperti mondiali nel crescere figli autonomi e sicuri di sé, lontani dallo stress e dalle ansie che affliggono spesso i bimbi occidentali. Michaeleen Doucleef ha raccolto tutte le sue esperienze di viaggio, tutte le tecniche apprese sul campo, tutti i confronti che ha avuto con antropologi, neuroscienziati e sociologi, in un saggio tanto ricco nei contenuti quanto brillante nell’esposizione.

Kermit Pattison, Fossil Men. The Quest for the Oldest Skeleton and the Origins of Humankind, Harper Collins Publishers, p. 544

Fossil Men is a scientific detective story played out in anatomy and the natural history of the human body: the first full-length account of the discovery of a startlingly unpredicted human ancestor more than a million years older than Lucy It is the ultimate mystery: where do we come from? In 1994, a team led by fossil-hunting legend Tim White uncovered a set of ancient bones in Ethiopia’s Afar region. Radiometric dating of nearby rocks indicated the resulting skeleton, classified as Ardipithecus ramidus-nicknamed “Ardi”-was an astounding 4.4 million years old, more than a million years older than the world-famous “Lucy.” The team spent the next 15 years studying the bones in strict secrecy, all while continuing to rack up landmark fossil discoveries in the field and becoming increasingly ensnared in bitter disputes with scientific peers and Ethiopian bureaucrats. When finally revealed to the public, Ardi stunned scientists around the world and challenged a half-century of orthodoxy about human evolution-how we started walking upright, how we evolved our nimble hands, and, most significantly, whether we were descended from an ancestor that resembled today’s chimpanzee. But the discovery of Ardi wasn’t just a leap forward in understanding the roots of humanity–it was an attack on scientific convention and the leading authorities of human origins, triggering an epic feud about the oldest family skeleton. In Fossil Men, acclaimed journalist Kermit Pattison brings us a cast of eccentric, obsessive scientists, including White, an uncompromising perfectionist whose virtuoso skills in the field were matched only by his propensity for making enemies; Gen Suwa, a Japanese savant whose deep expertise about teeth rivaled anyone on Earth; Owen Lovejoy, a onetime creationist-turned-paleoanthropologist with radical insights into human locomotion; Berhane Asfaw, who survived imprisonment and torture to become Ethiopia’s most senior paleoanthropologist; Don Johanson, the discoverer of Lucy, who had a rancorous falling out with the Ardi team; and the Leakeys, for decades the most famous family in paleoanthropology. Based on a half-decade of research in Africa, Europe and North America, Fossil Men is not only a brilliant investigation into the origins of the human lineage, but the oldest of human emotions: curiosity, jealousy, perseverance and wonder.

Elaine Morgan, The Descent of Woman, Profile Books Ltd, p. 288

The Descent of Woman is a pioneering work, the first to argue for the equal role of women in human evolution. On its first publication in 1972 it sparked an international debate and became a rallying-point for feminism, changing the terminology of anthropologists forever. Starting with her demolition of the Biblical myth that woman was an afterthought to the creation of man, Elaine Morgan rewrites human history and evolution. RISTAMPA


Marylène Patou-Mathis, La preistoria è donna, Giunti editore, p. 300

Dalle loro caverne, gli uomini e le donne preistorici possono avere molto da insegnarci sulla parità di genere.

«No, le donne preistoriche non passavano tutto il loro tempo a spazzare la grotta e a fare da babysitter ai bambini fino a quando gli uomini tornavano dalla caccia. Immaginarle ridotte a un ruolo domestico e allo status di madri è un pregiudizio. Anche loro inseguivano grandi mammiferi, facevano strumenti e ornamenti, costruivano habitat ed esploravano forme di espressione simbolica.

Non ci sono prove archeologiche che, nelle società più antiche, certe attività fossero loro vietate, che fossero considerate inferiori e subordinate agli uomini. Questa visione della preistoria deriva dai preconcetti dei fondatori di questa disciplina nata nel XIX secolo. È ora di dare uno sguardo alla storia dell’evoluzione e di decostruire i processi che hanno reso le donne invisibili nel corso dei secoli.»

Fino alla metà del XX secolo, dipinti, sculture, libri, illustrazioni hanno creato un immaginario collettivo trasmettendo un unico messaggio: la preistoria è una questione di uomini. Ma non ci sono prove che gli uomini primitivi fossero cacciatori, creatori di armi e utensili, nonché artisti di dipinti rupestri mentre le donne si occupassero solo dei figli e di tenere in ordine la grotta. L’archeologia è una scienza giovane, che risale al XIX secolo, ed è stata sviluppata da studiosi di genere maschile che erano inclini a proiettare gli stereotipi di quel tempo sul loro oggetto di studio, costruendo un modello di famiglia preistorica che imita quello della famiglia occidentale dell’Ottocento: nucleare, monogama e patriarcale, con l’idea che le donne non abbiano avuto alcun ruolo nell’evoluzione tecnica e culturale dell’umanità. Escludendo metà della popolazione, la visione del comportamento nelle società preistoriche è stata distorta per più di un secolo e mezzo. Nell’ultimo decennio, però, lo sviluppo dell’archeologia di genere, delle nuove tecniche di analisi dei reperti e le recenti scoperte di fossili umani ci hanno permesso di sfidare i numerosi pregiudizi sulle donne preistoriche, che erano in realtà meno sottomesse e più inventive di quanto si è creduto fino a oggi. Con La preistoria è donna, Marylène Patou-Mathis decostruisce i paradigmi all’origine di questo ostracismo e ci permette di aprire nuove prospettive nell’approccio scientifico verso lo studio delle società preistoriche. Pone inoltre le basi per una diversa storia delle donne, libera da stereotipi, non più dominata e scritta solo da uomini.

Immagine

Anche se pubblicato nel 2017 lo ripropongo come contributo alla riflessione sull’evoluzione della donna dei due libri precedenti.

Bruna Tadolini, L’evoluzione al femminile. Il contributo delle femmine all’evoluzione dell’Homo sapiens, Editore Pendragon, collana Studi e ricerche, p. 377

Paradossalmente, da una società primitiva in cui le femmine valevano molto perché producevano un bene raro e prezioso (i propri figli) si è passati a una società “evoluta” in cui le femmine valgono ben poco poiché sono semplici fattrici di una merce che abbonda e che è usata come carne da lavoro in tempo di pace o da macello in tempo di guerra! Di tutto questo parleremo in questo libro ripercorrendo i punti salienti dell’evoluzione animale e mettendo sotto i riflettori il contributo dato all’evoluzione della nostra specie dai cambiamenti anatomici e fisiologici che si sono verificati a carico del sesso femminile.


Kim Sterelny, The Pleistocene Social Contract: Culture and Cooperation in Human Evolution, Oxford University Press, p. 200

Kim Sterelny here builds on his original account of the evolutionary development and interaction of human culture and cooperation, which he first presented in The Evolved Apprentice (2012). Sterelny sees human evolution not as hinging on a single key innovation, but as emerging from a positive feedback loop caused by smaller divergences from other great apes, including bipedal locomotion, better causal and social reasoning, reproductive cooperation, and changes in diet and foraging style. He advances this argument in The Pleistocene Social Contract with four key claims about cooperation, culture, and their interaction in human evolution. First, he proposes a new model of the evolution of human cooperation. He suggests human cooperation began from a baseline that was probably similar to that of great apes, advancing about 1.8 million years ago to an initial phase of cooperative forging, in small mobile bands. Second, he then presents a novel account of the change in evolutionary dynamics of cooperation: from cooperation profits based on collective action and mutualism, to profits based on direct and indirect reciprocation over the course of the Pleistocene. Third, he addresses the question of normative regulation, or moral norms, for band-scale cooperation, and connects it to the stabilization of indirect reciprocation as a central aspect of forager cooperation. Fourth, he develops an account of the emergence of inequality that links inequality to intermediate levels of conflict and cooperation: a final phase of cooperation in largescale, hierarchical societies in the Holocene, beginning about 12,000 years ago. The Pleistocene Social Contract combines philosophy of biology with a reading of the archaeological and ethnographic record to present a new model of the evolution of human cooperation, cultural learning, and inequality.



Giuseppe Remuzzi, Le impronte del signor Neanderthal. Come la scienza ricostruisce il passato e disegna il futuro, Solferino, p. 256

Com’è cominciata la vita? Come si è evoluta per arrivare fino a noi? Come e perché è stata ricreata in laboratorio? La si può rendere immortale? Sono domande che non possiamo non farci. E a cui la scienza continua a dare risposte nuove e sorprendenti. Nel giro di pochi anni è cambiato tutto; oggi non solo il Dna si può estrarre e sequenziare con risultati assai affidabili ma questi studi aprono prospettive inimmaginabili. Cominciamo a capire chi erano davvero i nostri antenati e che rapporto c’era fra loro e i nostri cugini più prossimi, come si sono spostati da una parte all’altra della Terra, e come si sono incrociati. E come quelle migrazioni – così simili a quelle di oggi – ci abbiano consentito di prendere dai Neanderthal il buono (i geni capaci di difenderci da certi batteri e virus) e qualche volta il meno buono (la predisposizione a certe malattie). Sono solo alcune delle maggiori rivelazioni che negli ultimi anni stanno rivoluzionando la conoscenza dell’uomo, della sua storia e del mondo che ha popolato: dalla nascita della vita sulla Terra al sogno (impossibile) dell’immortalità. Tra geni e cellule, Covid e vaccini, creatività e studi sul cervello, uno dei maggiori rappresentanti della ricerca in Italia guida il lettore attraverso i più recenti e affascinanti sviluppi della scienza moderna spiegando come solo un rinascimento della ricerca possa contribuire a disegnare un futuro migliore per la nostra specie e il pianeta in cui viviamo.


Rebecca Wragg Sykes, Neandertal. Vita, arte, amore e morte, Bollati Boringhieri, collana Saggi, p. 454

Da rozzi uomini delle caverne a nostri raffinati fratelli, la storia della ricerca sui Neandertal ha ormai fatto molta strada. Rebecca Wragg Sykes usa la sua esperienza nel campo della ricerca paleolitica per raccontarci quel che oggi sappiamo sui «nuovi Neandertal», mettendo da parte l’abusato cliché dei bruti vestiti di stracci in una terra desolata e gelida. In questo libro scopriremo invece che erano uomini e donne curiosi, intelligenti conoscitori del loro mondo, tecnologicamente inventivi ed ecologicamente adattabili. E sono egregiamente sopravvissuti per più di 300.000 anni, in tempi di massicci sconvolgimenti climatici. Molto di ciò che noi siamo era anche nei Neandertal. Parte del loro DNA è ancora dentro di noi e dunque, in qualche modo, siamo loro discendenti diretti.


Vince Gaia, Evoluzione. Fuoco, parola, bellezza e tempo nella storia dell’uomo, Mondadori, collana Orizzonti, p. 384

Evoluzione ci rammenta che ogni decisione presa oggi provocherà delle conseguenze genetiche, culturali e ambientali di lungo termine, ed è quindi nostra cruciale responsabilità dimostrarci, per le generazioni future, degli antenati saggi e lungimiranti.

Gli esseri umani sono la specie più ingegnosa del pianeta, capace di alterare la natura su una scala così vasta che, secondo i geologi, l’umanità è ormai una forza geofisica pari al meteorite che sessantasei milioni di anni fa colpì lo Yucatán e causò un’estinzione di massa. Al contrario, i nostri cugini più prossimi, gli scimpanzé, continuano a vivere come hanno fatto per milioni di anni e rischiano di scomparire. Che cos’è, dunque, che ci distingue da tutti gli altri animali? Per cercare di rispondere a questa domanda, Gaia Vince, giornalista e divulgatrice scientifica, ha attinto ai più recenti studi nell’ambito di varie discipline, dall’archeologia alle neuroscienze, dall’ecologia alla psicologia. Il risultato è una straordinaria storia della nostra evoluzione, guidata, secondo Vince, da quattro elementi chiave grazie ai quali abbiamo potuto imparare dai nostri simili e accumulare conoscenze. Il «fuoco», per esempio, con la cottura dei cibi e la scomposizione degli alimenti, ha aumentato i tassi di sopravvivenza. Con la «parola», e quindi il linguaggio, abbiamo trasmesso un bagaglio di idee e nozioni che hanno plasmato noi stessi, le società e l’ambiente. Lo stupore provato di fronte alla «bellezza» ha facilitato la condivisione di simboli, norme e costumi all’interno di società sempre più variegate. Infine, tentando di dominare il «tempo», abbiamo preso confidenza con il principio di causalità e le nozioni di passato e soprattutto di futuro, che ci hanno reso affamati di quelle spiegazioni oggettive e razionali alla base dello sviluppo tecnologico. In una manciata di secoli siamo diventati un superorganismo – Homo omnis – e abbiamo catapultato il mondo in un’epoca geologica nuova e imprevedibile, l’Antropocene. Tuttavia, nonostante gli indefessi progressi scientifici, stiamo regredendo sotto molti punti di vista: le disuguaglianze globali danneggiano la collaborazione tra gruppi e il vorace saccheggio delle risorse trasforma la biologia in modi inattesi, che dipendono quasi esclusivamente da noi.

l'odissea dei geni

Èveline Heyer, L’odissea dei geni, Neri Pozza, collana I colibrì, p. 272

Attraverso le tappe fondamentali dell’evoluzione della nostra specie, Évelyne Heyer dimostra, grazie alla genetica, che i gruppi umani sono strettamente correlati e le differenze sono soltanto superficiali.

Uno degli aspetti più affascinanti della genetica è rappresentato dal fatto che, partendo dal dna appartenente a individui viventi oggi, sia possibile ricostruire l’evoluzione di interi popoli. I geni sono infatti una straordinaria macchina del tempo capace di approdare a un passato dove nessun archivio è disponibile. Antropologa genetica, Évelyne Heyer da anni si interessa della diversità e della storia degli esseri umani raccontate dalla genetica, con un’attenzione particolare ai movimenti migratori che hanno scandito la conquista del globo. Come è possibile che, da un pugno di sapiens erranti nella savana, la specie umana sia diventata la specie dominante in solo pochi milioni di anni? Fino a che punto il nostro genoma si è modificato per far fronte alle sfide dei nuovi climi? La risposta a queste domande, situata nell’intimo delle nostre cellule, risultava inaccessibile fino a poco tempo fa. Ma oggi, grazie alla potenza dell’informatica e a tecnologie di amplificazione dell’informazione genetica, sappiamo far parlare non solo il dna di esseri umani attuali, ma anche quello dei nostri lontani antenati. Viaggiando dalla Siberia all’Asia centrale, fino all’Africa, calcando deserti e steppe che si stendono a perdita d’occhio e percorrendo monti dai sentieri bruciati dal sole, Évelyne Heyer cammina al fianco di specie scomparse come Neanderthal e Denisova, ma anche in compagnia dei primi agricoltori della Mezzaluna fertile, del misterioso popolo delle steppe, forse all’origine delle lingue indoeuropee, e di Gengis Khan, dal quale discenderebbe il 10% dei cinesi e dei mongoli attuali. Un’affascinante odissea che, volgendosi al passato, ci proietta nel futuro, rispondendo a una serie di urgenti domande del nostro presente: c’è un limite all’allungamento della speranza di vita? Come quantificare l’influenza dell’ambiente? E, soprattutto, quali vie seguire affinché l’epopea umana prosegua in armonia con il pianeta?

Leggi la nostra recensione, a cura di Mauro Mandrioli.


Giorgio Manzi, Julia Rizzo, Scimmie. Osservare loro per conoscere noi, Il Mulino, collana Farsi un’idea, p. 131

Rompere una noce con un sasso, lavare e salare le patate, fare un bagno in acque termali… sono loro: le scimmie. Ecco perché occuparsene, anche se hanno quattro mani e non solo due. Il libro ci guida attraverso un viaggio nel mondo dei Primati, per aiutarci ad afferrarne la complessità e il fascino, ma anche per provare a capire in quale misura siamo noi stessi un po’ scimmie e, dunque, a tutti gli effetti parte della natura. Ci accorgeremo, allora, che molti dei nostri comportamenti – compresi quelli più sofisticati – sono modulazioni di caratteristiche piuttosto diffuse tra i nostri parenti più stretti.

Alexandre Stern, La scimmia ai fornelli. Come cucinare ha influenzato l’evoluzione umana, Carocci, collana Le sfere, p. 168

Per più di due milioni di anni il modo in cui prepariamo il cibo ha avuto un impatto decisivo sulla nostra vita. Oggi però stiamo assistendo a una sorta di “disinvenzione” delle pratiche culinarie accumulate nel corso dei millenni ed è diventato perciò necessario chiederci cosa possiamo imparare dal passato. Attraverso un panorama dell’evoluzione della cucina – dalle società di cacciatori- raccoglitori all’industrializzazione del cibo – l’autore propone uno sguardo critico sulle nostre abitudini alimentari, formulando una domanda cruciale per il futuro: che cosa vogliamo mangiare d’ora in poi?

Elena Gagliasso Giulia Iannucci Leonardo Ursillo, Ambienti e migrazioni umane, Franco Angeli. Il volume è previsto per gennaio 2022











Letteratura e Antropologia

Jack London, Prima di Adamo, Il Margine, p. 184

Insieme a Dentone, Orecchio Pendulo, la Svelta, Occhio Rosso, il piccolo cacciatore avvizzito del Popolo del Fuoco, Ossobuco, il Glabro e tanti altri personaggi così simili agli umani ma non ancora del tutto tali, il protagonista anonimo di questo romanzo breve viaggerà alla ricerca di un luogo sicuro per far prosperare la sua specie. Il lettore dovrà decidere se dar retta a quello che sembra un resoconto allucinato di un giovane uomo del primo Novecento o se davvero si tratti del resoconto fedele di un’esistenza precedente, vissuta decine di migliaia di anni fa, in pieno Pleistocene.

In Prima di Adamo veniamo coinvolti e catapultati dentro l’evoluzione stessa, nel presente continuo (che poi è l’unico tempo considerato da tutte le civiltà indigene del pianeta) di un’avventura costruita per immagini che scorrono svelandoci uno spazio-tempo che fu, soprattutto attraverso poche e rapide impressioni.

Genetica

Pikaia ha letto per voi “Riscrivere l’umanità. La rivoluzione CRISPR e la nuova era dell’editing genetico” (Raffaello Cortina Editore, 2021) di Kevin Davies

Kevin Davies, Riscrivere l’umanità. La rivoluzione CRISPR e la nuova era dell’editing genetico, Cortina Raffaello, collana Scienza e idee, p. 556

Che cosa accadrebbe se l’umanità potesse alterare la sostanza stessa del codice genetico? Questa domanda è rimasta a lungo confinata al campo della fantascienza, ma tutto questo sta per cambiare, come ci rivela qui Kevin Davies. Riscrivere l’umanità ci porta per mano all’interno dell’affascinante mondo di una nuova tecnica di editing genetico chiamata CRISPR, una potente cassetta degli attrezzi che permette di correggere il DNA di qualsiasi organismo, la cui scoperta è valsa a Emmanuelle Charpentier e Jennifer A. Doudna il Nobel per la chimica 2020. Davies aiuta il lettore a conoscere quella che è forse la più radicale conquista scientifica della nostra epoca, incontrando gli scienziati in prima linea nelle ricerche e i pazienti la cui storia commovente riporta il racconto a un livello più umano. L’autore chiarisce infatti le conseguenze che questa nuova tecnica può avere, risparmiando a milioni di persone gli effetti devastanti delle malattie ereditarie o i problemi che crea la disabilità.

Leggi la nostra recensione, a cura di Mauro Mandrioli.

Telmo Pievani, DNA. Un codice per scrivere la vita e decifrare il cancro, Mondadori, collana Oscar saggi, p. 144

 

Nato dallo spettacolo DNA – un progetto di AIRC e del collettivo musicale Deproducers, a cui Telmo Pievani collabora come frontman e consulente per i contenuti scientifici –, questo libro ripercorre le tappe fondamentali dell’evoluzione della nostra specie, raccontando la storia di una scoperta straordinaria, quella del DNA: ne descrive le caratteristiche, le leggi che lo governano, il funzionamento, mostra i passi compiuti dalla scienza per svelarne i segreti e i nuovi campi di applicazione, anche nella lotta al cancro. Ma soprattutto ci ricorda l’importanza della ricerca scientifica, della ricerca pura e disinteressata, guidata dalla curiosità e dall’amore incondizionato per la conoscenza. L’unico antidoto contro il dogmatismo e l’integralismo delle ideologie e dei preconcetti.


Evoluzione e Scienza per i più piccoli


Paola Vitale, Il giardino delle meduse, Camelozampa, collana Le sinapsi, p. 48

Un’immersione nel mondo affascinante delle meduse, dove forse si nasconde la chiave del nostro futuro. Colorano di riflessi l’acqua degli oceani più profondi, dei porti e delle spiagge. Sono trasparenti, dai colori accesi e brillanti. A volte sono grandi come aquiloni, a volte così piccole da confondersi tra le gocce d’acqua salata. Vivono ovunque, dall’Artico agli oceani tropicali, dalle acque costiere fino alle profondità marine. Quanto sappiamo delle meduse? Sono velenose? Si possono mangiare? È vero che possono addirittura essere immortali? Cosa sono le “fioriture di meduse” e perché sono considerate indicatori dei cambiamenti climatici? Età di lettura: da 8 anni.

Immagine
Stefano Bordiglioni, Voci dal mondo verde. Le piante si raccontano, Editoriale Scienza, collana A tutta scienza, p. 96

Se le piante potessero parlare, avrebbero storie meravigliose da raccontare!

A dar loro voce è Stefano Bordiglioni, che ha tradotto in parole il loro punto di vista. I tanti racconti di questi straordinari esseri viventi ci svelano capacità e strategie modellate dall’evoluzione, sottolineando sempre l’antico legame con gli esseri umani. Possono essere alte come grattacieli, con tronchi così larghi da ospitare una stanza, con fiori alti 3 metri e foglie così ampie sulle quali ci si può stendere. Alcune possono vantarsi di aver incontrato i dinosauri, altre hanno dato origine a miti e leggende, altre ancora sono abili “cacciatrici”… Età di lettura: da 8 anni.


Bengt-Erik Engholm, Da scimmia a Sapiens. Breve storia dell’umanità, La Nuova Frontiera Junior, p. 176

Come ha fatto la società a diventare come la vediamo oggi? Quali fondamentali scoperte e invenzioni siamo stati così intelligenti da fare nel corso dei secoli? Com’è successo che tu e io siamo diventati ciò che siamo? La storia dell’umanità raccontata in una carrellata veloce e illustrata con grande ironia.

Com’è successo che tu e io siamo diventati ciò che siamo? Il percorso che ci ha portato dall’essere ominidi che si arrampicavano sugli alberi e scorrazzavano a quattro zampe a uomini in grado di costruire il primo robot è stato davvero molto lungo. Come ha fatto la società a diventare come la vediamo oggi? Quali fondamentali scoperte e invenzioni siamo stati così intelligenti da fare nel corso dei secoli? Ne sono passati davvero tanti da quando qualcuno si è bruciato per la prima volta con il fuoco o si è tagliato un dito con il primo coltello. La storia dell’umanità è qui raccontata in una carrellata veloce e divertente da Bengt-Erik Engholm e illustrata con grande ironia da Jonna Björnstjerna. Età di lettura: Da 10 anni


Fulco Pratesi, Sulla rotta di Darwin, Gallucci, collana Universale d’Avventure e d’Osservazioni, p. 102

Iguane, puma, condor, pinguini. Sulla rotta del brigantino Beagle, dai ghiacciai della Patagonia alla Terra del Fuoco fino al santuario naturalistico delle isole Galapagos. In compagnia del fondatore del WWF alla scoperta di Charles Darwin e della sua teoria dell’evoluzione. Età di lettura: da 9 anni.

Emanuela Pagliari, Enrica Soroldoni, Esploriamo i mari con i diorami. Le avventure del piccolo Darwin, Erickson, collana Quaderni operativi, p. 33

Darwin è un bambino molto curioso, assieme a lui e alla Prof. Marina, una esperta biologa marina, i bambini potranno esplorare i colori della Barriera Corallina, le gelide acque del Mar Glaciale Artico e le ricchezze nascoste del Mar Mediterraneo. Ma attenzione Esploriamo i mari con i diorami non è solo un libro! Al suo interno, infatti, oltre alle informazioni arricchite da incredibili illustrazioni, immagini fotografiche e ingrandimenti, utili per capire meglio come sono fatti gli animali tipici di ciascun ambiente, troverai tantissime attività e esercizi sugli ambienti marini, per mettere alla prova le tue conoscenze, e un diorama dell’ecosistema marino: uno sfondo incredibile raffigurante i tre ambienti esplorati da Darwin, dove potrai sistemare gli animali ritagliati al termine delle attività. Assieme al piccolo Darwin e agli scienziati, che saranno di volta in volta suoi compagni di avventura, in ogni tappa vestiremo i panni di un naturalista per esplorare gli ambienti della Terra tra divertenti sfide, enigmi e curiosità. E al termine di ogni viaggio, oltre ad aver imparato tantissime cose nuove, costruiremo uno speciale diorama degli ambienti esplorati.


Dunia Rahwan, Giulia Gattolin, Scopriamo l’evoluzione degli animali. Com’erano e come sono diventati, Gribaudo, p. 72

Lo sapevi che gli uccelli tanto tempo fa avevano i denti? E che le balene camminavano? Quando sono apparsi sulla Terra, gli animali era molto diversi da come li conosciamo ora: quante avventure hanno affrontato e quante trasformazioni hanno subito! Senza quei cambiamenti oggi non avremmo la biodiversità sulla quale possiamo invece contare e che, però, è sempre più in pericolo. Proteggerla è un nostro dovere. Attraverso testi chiari e immagini sorprendenti, questo libro ti farà scoprire come gli animali si sono evoluti nella storia: giraffe, coccodrilli, squali e molti altri non avranno più segreti. E, alla fine, saprai anche tu da dove veniamo. Prefazione Sveva Sagramola. Età di lettura: 6 anni.

Immagine


Aristarco Daniele, L’origine delle specie, Editore EL

Uno dei libri più importanti dell’umanità, caposaldo del progresso scientifico e origine di una nuova concezione dell’uomo. Il capolavoro di Charles Darwin è qui raccontato da Daniele Aristarco attraverso gli occhi una bambina. Età di lettura: da 7 anni.

Mario Tozzi, La mia vita sulla Terra, La Coccinella, collana Salute mondo, p. 18

Un libro che spiega ai bambini come prendersi cura della terra, la casa in cui abitiamo. Il noto geologo e conduttore televisivo Mario Tozzi racconta i terremoti, le eruzioni vulcaniche, le inondazioni e l’importanza di abitare la Terra in modo responsabile. La natura non è né buona né cattiva, ma ha come unica legge la ricerca dell’equilibrio, in un sistema in cui tutto è connesso: ambiente, animali, piante, persone. Un libro-gioco di grande formato e pieno di finestrelle, con un intento pedagogico che è anche una missione di civiltà. Il secondo volume di Salute Mondo, la collana curata da Ilaria Capua, in cui grandi scienziati parlano ai piccoli lettori dei principali temi della salute circolare. Età di lettura: da 4 anni.

L’origine dell’umanità a fumetti

Yuval Noah Harari, David Vandermeulen, Daniel Casanave, Sapiens. La nascita dell’umanità, Bompiani, collana Saggistica straniera, p. 248, 2020

Il primo volume della versione illustrata del bestseller internazionale sulla storia dell’uomo.

In un mondo alluvionato da informazioni irrilevanti la lucidità è potere. Ma come si fa a cogliere il quadro generale senza perdersi in un’infinità di rivoli e dettagli? Facciamo un passo indietro e guardiamo davvero al quadro generale: la storia della specie umana. Sapiens. La nascita dell’umanità è la storia di come una scimmia insignificante divenne la signora della Terra, capace di scindere il nucleo di un atomo, volare sulla Luna e manipolare il codice genetico della vita. Una squadra di ricercatori – Prehistorik Bill, Dr. Fiction, la detective Lopez – capitanati da Yuval Noah Harari in persona guida il lettore a esplorare il lato selvaggio della storia. L’evoluzione umana viene reinventata come un reality show televisivo; il primo incontro tra Sapiens e Neanderthal è raffigurato attraverso i capolavori dell’arte moderna; l’estinzione dei mammut e delle tigri dai denti a sciabola è raccontata come un giallo. L’adattamento di Sapiens. Da animali a dèi in forma di graphic novel è una rivisitazione radicale e profondamente divertente della storia dell’umanità a partire dal longseller internazionale che ha venduto 16 milioni di copie in 60 lingue. Il tono umoristico è pensato per catturare l’interesse di chi finora ha preferito tenersi alla larga da scienza e storia. Ecco l’occasione giusta per cambiare idea.

Evoluzione della vita sulla Terra e nell’Universo

Federico Cramer, Geni, evoluzione e destino. L’irripetibile storia della vita sulla Terra e l’incerto futuro dell’uomo, Meltemi, collana Linee, p. 480

Dalle prime cellule all’intelligenza artificiale: in un unico grande affresco, questo volume ricostruisce nei suoi passaggi fondamentali la storia della vita sulla Terra. Su tale sfondo, l’evoluzione dell’uomo è descritta lungo due linee di tensione: la prima mette in relazione l’evoluzione degli ecosistemi e quella dell’Homo sapiens; la seconda, tutta interna alla specie umana, lega l’evoluzione biologica a quella culturale. Con gli sviluppi della modernità queste due linee hanno raggiunto un punto di rottura: l’uomo ha iniziato a devastare la biosfera, e la sua evoluzione tecno-culturale è sopravanzata fino a entrare in conflitto con quella biologica. Ponendo questa duplice frattura all’origine degli squilibri del presente e della problematica presenza dell’uomo sul pianeta, l’autore indaga le trasformazioni tecnologiche in atto e il loro impatto sugli ecosistemi e sullo statuto stesso della vita umana. Emergono così i contorni della responsabilità di specie che l’uomo dovrebbe assumersi, tanto per la ricomposizione delle lacerazioni quanto per la sostenibilità della vita sul pianeta. In tale sforzo la tecnologia potrà rappresentare una preziosa alleata oppure portare al tracollo definitivo. Da dove veniamo? Verso quale tipo di società e di mondo stiamo andando? Il nostro destino dipende dalle scelte che faremo ed è esclusivamente nelle nostre mani.

Immagine

Jean-Jacques Kupiec, La concezione anarchica del vivente, Elèuthera, p. 256

La genetica è nata e si è sviluppata su un presupposto deterministico: la stabilità del gene e la sua trasmissibilità ereditaria. Eppure tutta la biologia contemporanea ci parla della variabilità come di una condizione permanente ed essenziale dell’essere vivente che non può essere ridotta a puro rumore o fluttuazione: il caso non è un accidente che perturba il processo deterministico. Nel vivente non c’è un ordine stabilito bensì un disordine organizzato che rende possibile la vita e la sua evoluzione. Ampliando il campo di applicazione dell’ontologia darwiniana, che assume la variazione aleatoria come forza motrice del processo evolutivo, Kupiec delinea una concezione anarchica del vivente che contesta l’idea di un ordine cogente inscritto nei geni. Gli organismi non sono società centralizzate di cellule che obbediscono al genoma o all’ambiente esterno, ma comunità cellulari autogestite che vivono per sé stesse e che per mantenere le proprie funzioni vitali sono spinte a cooperare, realizzando delle vere e proprie reti di mutuo appoggio. Ed è questa la nuova via che deve intraprendere la ricerca biologica per uscire dalle secche in cui l’ha spinta la genetica.

Giuseppe Galletta, Astrobiologia. Alla ricerca di vita nello spazio, Padova University Press, 2021

Come sono nati e come si sono evoluti il pianeta Terra e la sua atmosfera? Quando è nata la vita sul nostro pianeta? A queste domande i geologi e biologi hanno trovato possibili risposte, in base ai dati delle loro ricerche. Le stesse domande si ripropongono oggi, dopo la scoperta di più di 4000 pianeti intorno ad altre stelle, molti di questi simili alla Terra. La biologia ci dice che le possibili forme di vita esistenti su questi pianeti extrasolari potrebbero essere molto diverse da noi e adattate all’ambiente in cui vivono, proprio come gli animali e le piante di isole sperdute nei nostri oceani. Questo libro illustra in forma discorsiva le attuali conoscenze scientifiche sulla possibile esistenza di vita extraterrestre, in una ricerca multidisciplinare che prende il nome di astrobiologia.

Robert M. Hazen, Breve storia della Terra. Dalla polvere di stelle all’evoluzione della vita. I primi 4,5 miliardi di anni, Feltrinelli, collana Universale economica. Saggi, p. 432

La Terra si evolve. Dal primo atomo ai minerali, dal magma al verdeggiante paesaggio vivente, il nostro pianeta si trasforma senza sosta. In “Breve storia della Terra” Robert M. Hazen – mentore di una nuova generazione di scienziati – sposta più in là le frontiere della geologia, raccontando il profondo intreccio che unisce le vicende della geosfera e della biosfera – delle rocce e della materia vivente -, e che ha trasformato il globo in qualcosa di unico nel Sistema solare, se non nel cosmo intero. Con l’immaginazione di un astrobiologo, la prospettiva di uno storico e la passione per i dettagli di un naturalista, Hazen compone una biografia della Terra nei suoi primi 4,5 miliardi di anni: l’origine degli elementi, nati dalla polvere cosmica; le primissime ere geologiche, quando il Sole sorgeva ogni cinque ore e la Luna si alzava in cielo 250 volte più spesso di oggi; la «giovinezza» del globo, ricoperto dai mari prima dell’emersione dei continenti; la misteriosa comparsa della vita e il Grande Evento Ossidativo che dipinse le terre di rosso; il vulcanismo, che ha alterato ogni cosa ed è forse laverà causa dell’estinzione dei dinosauri. Ma in queste pagine c’è anche la storia delle scoperte e degli esseri umani che la biografia della Terra hanno contribuito a scriverla. Incontreremo così i frammenti di meteoriti del Sahara venduti alle bancarelle degli ambulanti, l’agente armato che sorveglia la polvere lunare delle missioni Apollo, l’ufficiale di marina della seconda guerra mondiale la cui bomba super-pressurizzata simulò la fusione delle rocce nel mantello terrestre, gli avventurosi pionieri che stanno rivoluzionando la geologia. Per Hazen, sono le reazioni tra molecole organiche e minerali ad aver generato i primi organismi terrestri, a loro volta responsabili di oltre due terzi delle varietà minerali sul pianeta: una varietà che non potrebbe esistere in un mondo senza vita.

Immagine

Fabio Nottebella, C’è vita nel sistema solare?, Scienza Express, collana Narrazioni, p. 196

C’è vita nell’Universo? Se sì, dove potrebbe esistere? Che forma potrebbe avere? Chi non si è posto almeno una volta queste domande? Se fossimo completamente soli probabilmente l’Universo sarebbe un enorme spreco di spazio. La fantascienza ha portato spesso l’umanità a pensare in modo univoco che la vita aliena possa esistere solamente come in Star Trek. In realtà, per trovarla, non dobbiamo necessariamente guardare verso mondi attorno a stelle lontane: il nostro Sistema solare potrebbe riservarci ancora delle sorprese.

Marco Ferrari, Come costruire un alieno. Ipotesi di biologia extraterrestre, Codice, p. 256

Cosa potremmo trovare su un pianeta extraterrestre? Creature simili ad alberi e insetti, oppure così estreme da non riuscire a riconoscerle? Una grande biodiversità o poche specie? Quali processi valgono solo sul nostro pianeta e quali possono essere universali? Marco Ferrari prova a rispondere a queste domande partendo da quello che sappiamo della vita sulla Terra, per poi esplorarne le possibili evoluzioni e diramazioni in mondi extraterrestri. Provando così a costruire un alieno.

Sean Carroll, A Series of Fortunate Events, Princeton University Press, 2020

Why is the world the way it is? How did we get here? Does everything happen for a reason or are some things left to chance? Philosophers and theologians have pondered these questions for millennia, but startling scientific discoveries over the past half century are revealing that we live in a world driven by chance. A Series of Fortunate Events tells the story of the awesome power of chance and how it is the surprising source of all the beauty and diversity in the living world.

Like every other species, we humans are here by accident. But it is shocking just how many thingsany of which might never have occurredhad to happen in certain ways for any of us to exist. From an extremely improbable asteroid impact, to the wild gyrations of the Ice Age, to invisible accidents in our parents’ gonads, we are all here through an astonishing series of fortunate events. And chance continues to reign every day over the razor-thin line between our life and death.

This is a relatively small book about a really big idea. It is also a spirited tale. Drawing inspiration from Monty Python, Kurt Vonnegut, and other great thinkers, and crafted by one of today’s most accomplished science storytellers, A Series of Fortunate Events is an irresistibly entertaining and thought-provoking account of one of the most important but least appreciated facts of life.

Sean Carroll, Sulle origini della vita, del significato e dell’universo. Il quadro d’insieme, Einaudi, collana Saggi, p. 520

Dove siamo? E perché siamo proprio qui? Le nostre credenze, speranze e sogni hanno qualche significato là fuori nel vuoto? Il pensiero e le intenzioni degli uomini potranno mai accordarsi con una visione scientifica del mondo?

Qui mi pongo due obiettivi. Uno è di spiegare la storia del nostro universo e perché pensiamo che sia cosí: il quadro d’insieme come lo comprendiamo attualmente. È una visione fantastica. Noi esseri umani siamo ammassi di fango organizzato, che attraverso il funzionamento impersonale delle leggi della natura hanno sviluppato la capacità di contemplare, amare e affrontare la formidabile complessità del mondo che ci circonda. Per capire noi stessi, dobbiamo capire di che cosa siamo fatti, il che significa che dobbiamo scavare a fondo nel regno delle particelle, delle forze e dei fenomeni quantistici, per non parlare dell’incredibile varietà di modi in cui questi pezzi microscopici possono unirsi a formare sistemi organizzati capaci di sentire e pensare. L’altro obiettivo è offrire un po’ di terapia esistenziale. La mia tesi è che, sebbene facciamo parte di un universo che funziona secondo leggi impersonali soggiacenti, abbiamo comunque importanza. Non si tratta di un quesito scientifico: non esistono dati ottenibili con opportuni esperimenti che possano misurare il grado in cui una vita ha importanza. È un vero e proprio problema filosofico, che richiede di lasciarci alle spalle il modo in cui pensiamo alle nostre vite e al loro significato da migliaia di anni.

Immagine

Barbascura X, La versione del tardigrado improbabile. Storia della casualità nella vita, De Agostini, p. 208

Barbascura X affida a un tardigrado improbabile il compito di ripercorrere la serie di incredibili casi all’origine della vita sulla Terra.

Pino Omino, per gli amici Mino, per i nemici Vino, ha combinato un bel casino alla ditta di balocchi Oplallà® e ora suda come una lumaca di fronte al Santo Tribunale del Tragico Divertimento Pernullabuffo. Accanto a lui c’è Vincenzo, il tardigrado improbabile, arrivato dalle profondità del cosmo per soccorrerlo con la sua paradossale versione dei fatti: di chi è, in realtà, la colpa? Di Omino, o piuttosto del caso che l’ha condotto sino a lì? In quest’opera dallo stile inconfondibile il Capitano Barbascura X affida a uno dei suoi personaggi più noti sul web il ruolo di un microscopico Virgilio, nostra guida in un viaggio indietro nel tempo alle origini della vita sulla Terra. Attraverso dibattute teorie e ipotesi scientifiche, a partire dal Big Bang, il “peto primordiale”, Vincenzo il tardigrado ricostruisce per noi le circostanze casuali, talmente improbabili da essere quasi impossibili, che hanno determinato l’aggregarsi di atomi, molecole e poi cellule in strutture sempre più grandi e complesse. Assisteremo così, tra le altre cose, al funzionamento del DNA e del suo sacro trascrittore, entreremo all’interno di una cellula, faremo la conoscenza con enzimi Super Saiyan e impareremo un sacco di faccende imbarazzanti sulla differenziazione cellulare. Con le illustrazioni di un fumettista di culto, Barbascura X firma un libro di divulgazione illuminante e irriverente, capace di fissare i concetti alla base della biologia in un’avvincente ricerca sulle dinamiche che hanno reso possibile l’esistenza.

Gianluca Bocchi, Le frontiere della vita. Dai fossili al cosmo, Studium, collana La cultura, p. 512

Gli sviluppi delle scienze moderne, dal Cinquecento ad oggi, sono caratterizzati da rapide fasi di radicali trasformazioni delle teorie e delle visioni del mondo. La rivoluzione astronomica e la rivoluzione evoluzionistica hanno innescato una decentrazione della condizione umana nel cosmo, e hanno allargato gli orizzonti delle nostre conoscenze a ordini di grandezza anche molto lontani da quelli dell’esperienza quotidiana. La rivoluzione astronomica ha aperto le porte alla comprensione dello spazio profondo; la rivoluzione evoluzionistica ha aperto le porte alla comprensione del tempo profondo. Nel libro vengono ripercorse le tappe rilevanti di queste due storie e diventa via via più chiaro come soltanto oggi esse confluiscano e si integrino l’una con l’altra. Si mette così in evidenza che le due decentrazioni copernicana e darwiniana non hanno affatto sminuito l’importanza della vicenda umana nel cosmo: ci hanno aiutato a situarla più realisticamente e approfonditamente quale ramificazione unica e singolare fra le innumerevoli ramificazioni della vita, una ramificazione eccentrica e particolare, ma proprio per questo molto interessante. Perché la vita dovrebbe essere confinata solo sul nostro pianeta? E, in attesa di incontri cosmici prossimi o remoti, che cosa possiamo dire già oggi, sensatamente, della vita nell’universo?

Come funziona l’evoluzione

Darwin va in città

Menno Schilthuizen, Darwin va in città. Come la giungla urbana influenza l’evoluzione, Cortina Raffaello, collana Scienza e idee, p. 354

Grazie agli adattamenti evolutivi che emergono a una velocità senza precedenti, le piante e gli animali stanno sviluppando nuove caratteristiche e abitudini negli ambienti che l’uomo ha creato con cemento e acciaio. Siamo all’inizio di un nuovo capitolo nella storia della vita, in cui emergeranno forme di vita mai viste prima.

In futuro una vasta porzione del globo sarà urbanizzata. Dove andrà a finire la natura? In città, come ci racconta Menno Schilthuizen in questo sorprendente libro. Un numero sempre maggiore di specie selvatiche ritaglia per sé nuove nicchie nei centri abitati, mentre l’evoluzione sta compiendo, davanti ai nostri occhi, una svolta straordinaria. Gli animali urbanizzati mostrano comportamenti sempre più intraprendenti, ma non solo: nei piccioni cittadini il piumaggio sta diventando più resistente alle tossine, le piante erbacee che spuntano dalle spaccature dei marciapiedi producono nuovi tipi di semi.

Contributo critico alla teoria dell’evoluzione

James A. Shapiro, Evoluzione. Uno sguardo dal XXI secolo, Mondadori Università, collana Scienza e filosofia, p. 270

Il libro propone un nuovo importante paradigma per comprendere l’evoluzione biologica, cioè il principio organizzatore fondamentale della biologia. Shapiro esamina nuove prove e scoperte molecolari che mettono alla prova la visione convenzionale dell’evoluzione basata sulla sintesi neodarwiniana, mostra perché tale visione sia inadeguata secondo le conoscenze attuali e presenta una lettura alternativa del processo evolutivo che riflette il passaggio nelle scienze della vita verso un approccio maggiormente basato sulla nozione di informazione e sullo studio dei sistemi. Shapiro integra i progressi ottenuti nella simbiogenesi, nell’epigenetica e nella teoria saltazionista, per approdare ad una cornice unificata che legge il cambiamento evolutivo come un processo attivo delle cellule, regolato epigeneticamente e capace di realizzare grandi mutazioni in tempi rapidi, attraverso uno scambio orizzontale di DNA, ibridizzazione tra specie, duplicazione dell’intero genoma, simbiogenesi o ristrutturazione massiva del genoma. Introduzione di Enrico Bucci.

Miscellanea di Scienze

Telmo Pievani, Serendipità. L’inatteso nella scienza, Cortina Raffaello, collana Temi, p. 256

Dopo i successi di Imperfezione e Finitudine, Telmo Pievani ci accompagna nell’avvincente storia di un’idea. Da Zadig a Sherlock Holmes, i tanti eroi della serendipità ci insegnano che la natura, là fuori, è sempre più grande delle nostre conoscenze.

Quante volte ci è capitato di cercare qualcosa e trovare tutt’altro? Una compagna, un compagno, un lavoro, un oggetto. Agli scienziati succede spesso: progettano un esperimento e scoprono l’inatteso, che di solito si rivela assai importante. Questo affascinante fenomeno si chiama serendipità, dal nome della mitica Serendippo da cui, secondo una favola persiana, tre principi partirono all’esplorazione del mondo. Nella storia della scienza molte grandi scoperte sono avvenute così. Qui però non troverete la solita lista di aneddoti, dalla penicillina ai raggi X, da Cristofor Colombo al forno a microonde. Le più sorprendenti storie di serendipità svelano infatti aspetti profondi della logica della scoperta scientifica. Non è solo fortuna: la serendipità nasce da un intreccio di astuzia e curiosità, di sagacia, immaginazione e accidenti colti al volo. La serendipità, soprattutto, ci svela che non sapevamo di non sapere.

Piergiorgio Odifreddi, Sorella scimmia, fratello verme. Storie straordinarie di animali, scrittori e scienziati, Rizzoli, p. 276

Nell’Occidente cristiano-giudaico – anche su indicazione del Genesi dove si ordina all’uomo di sottomettere i pesci del mare, gli uccelli del cielo e via dicendo – si è guardato per millenni agli animali come fonte di cibo, forza lavoro o, nel migliore dei casi, compagnia. Ma i nodi di questa visione fondata sulla presunta superiorità umana rispetto alle altre specie stanno ormai venendo al pettine, con tutte le catastrofiche conseguenze che ha avuto e avrà sulla natura e sul pianeta. In realtà, gli animali hanno gli stessi nostri diritti di abitare la Terra e, se si indaga nella letteratura, nella filosofia e soprattutto nelle scienze, si scopre che spesso hanno aiutato l’uomo a progredire, lo hanno ispirato o indirizzato nelle scoperte. In questo libro Piergiorgio Odifreddi, con la sua capacità di metterci sempre un nuovo tarlo razionale nel cervello, fa una sorprendente carrellata di storie di scienza che, oltre all’uomo, hanno avuto per protagonisti degli animali. Si passa così dai conigli che, con la loro proverbiale prolificità, hanno esemplificato i numeri di Fibonacci ai ragni il cui filo resistentissimo, notò il chimico-scrittore Primo Levi, si solidifica secondo un processo più efficace di quelli messi a punto dall’uomo: per trazione. Il curioso, colto e originale percorso di Odifreddi si snoda poi tra le rane e le torpedini di Galvani (queste ultime già utilizzate, secondo Plinio, nell’antichità per fare degli elettroshock naturali) e i moscerini di Morgan, indispensabili per gli studi sull’ereditarietà. E che dire del cane di Pavlov che (come le oche di Lorenz) ebbe lo straordinario merito di spostare l’attenzione degli psicologi dall’introspezione all’osservazione dei comportamenti? Eccezionali insegnamenti ci sono giunti da api e formiche, scimpanzé e mucche (quella di Jenner, pioniere dei vaccini). E poi, perché mai il gatto di Peano riesce sempre a cadere in piedi?Insomma, siamo ancora convinti di poter fare a meno degli animali…? Forse no, visto che è stata una semplice lumaca di mare a darci un’avveniristica lezione sulle sinapsi (tema su cui è fioccato più di un premio Nobel per la Medicina).

Franco Fabbro, I fondamenti biologici della filosofia. La natura simbolica del DNA, della psiche e del linguaggio, Mimesis, p. 322

Da quando la rivoluzione scientifica ha messo in crisi i vecchi paradigmi del sapere, la filosofia ha guardato alle conquiste della fisica e delle altre scienze basate su modelli fisico-matematici come se esse offrissero il metodo ideale con cui indagare e affrontare i problemi. E, infatti, negli ultimi due secoli numerose domande filosofiche sono state affrontate direttamente dalla scienza. Da Newton ai grandi geni della meccanica quantistica, tutto ciò che esiste – lo spazio, il tempo, la materia e l’energia – ha trovato spiegazioni affascinanti da parte di questi studiosi. Ma qualcosa deve cambiare. Poiché la riflessione filosofica e la ricerca scientifica sono il prodotto di organismi dotati di linguaggio (gli esseri umani), la ricerca dei fondamenti filosofici (ontologici ed epistemologici) deve mutare direzione dai paradigmi più astratti di natura fisico-matematica verso i paradigmi più realistici e complessi che caratterizzano la vita biologica e la dimensione psichica degli esseri viventi. La riscoperta delle basi biologiche che sorreggono la nostra mente e la nostra cultura apre una nuova prospettiva filosofica che si fonda sulla dimensione simbolica dei codici che strutturano la vita nel nostro universo.

Alan Turing, Le basi chimiche della morfogenesi, Mimesis, collana Mimesis. Filosofia/Scienza, p. 128

Le basi chimiche della morfogenesi” rappresenta ancora oggi il modello teorico di riferimento per un vasto campo di discipline quali la biologia dello sviluppo, la bioinformatica e le ricerche intorno alla cosiddetta artificial life. Riscoperto in anni recenti, il lavoro di Immagine Alan Turing ha assunto la medesima importanza rivoluzionaria degli studi dello stesso autore dedicati alla celeberrima “macchina di Turing” e può essere considerato come uno dei testi paradigmatici della scienza del Novecento. In questo volume appare la prima traduzione italiana del saggio pubblicato nel 1952, corredata di un’introduzione che illustra il cuore della proposta teorica di Turing, nella quale emergono gli snodi problematici legati alla genesi della peculiare struttura del vivente.


Enrico Alleva, La mente animale. Un etologoImmagine e i suoi animali, Codice, p. 265

Arricchito da tre nuovi capitoli e un testo introduttivo di Andrea Camilleri, torna più di dieci anni dopo la prima edizione il piccolo grande classico della saggistica scientifica italiana che ci ha accompagnato alla scoperta di segreti, retroscena e curiosità del mondo animale. Un libro saggio e divertente, che ci aiuta a conoscere meglio gli “altri” con cui dividiamo il pianeta e a capire meglio noi stessi e il nostro posto nel mondo.


Francesca Buoninconti, Senti chi parla. Cosa si dicono gli animali, Codice, p. 372

Si dice sempre che gli animali non abbiano voce, eppure sono dei gran chiacchieroni. Dal nostro giardino alle foreste pluviali, dal parco sotto casa alle profondità dell’oceano, l’aria e l’acqua pullulano di messaggi. C’è chi canta come un usignolo, anche negli abissi; chi “parla” utilizzando dialetti tramandati di generazione in generazione; chi comunica danzando, chi si esibisce in un tip tap alla Fred Astaire o preferisce lo stile inimitabile di Michael Jackson. Infine c’è chi si arrangia con mosse, pose e parate, oppure odori, puzze e profumi. E, come al solito, c’è anche chi racconta una marea di bugie. In un mondo fatto di messaggi in codice, cosa bisbigliano e cosa si dicono gli animali? Gli uccelli cantano ogni volta che aprono becco? E i pesci sono davvero muti? Perché i camaleonti cambiano colore? Cosa passa per la testa di una gazzella che, inseguita da un predatore, invece di correre a più non posso inizia a saltare? I delfini si chiamano per nome? E il coccodrillo come fa? Ma soprattutto, perché gli animali mentono? Se almeno una volta nella vita vi siete fatti una di queste domande, questo è il libro per voi.


Peter Godfrey-Smith, Metazoa. Gli animali e la nascita della mente, Adelphi, collana Animalia, p. 411

Così come in “Altre menti”, Peter Godfrey-Smith – «palombaro immerso nella scienza della vita» (Carl Safina) – ci invita a seguirlo negli oceani: ed estende questa volta lo sguardo al sottoregno dei metazoi, gli organismi pluricellulari il cui percorso evolutivo, cominciato oltre mezzo miliardo di anni fa, ha incanalato per svolte morfologiche ed emotivo-cognitive l’intera storia della vita animale fino ai primati e a Homo sapiens. I protagonisti sono quindi, di nuovo, organismi delle profondità marine, a partire dalle stupefacenti «spugne di vetro », diafane torri cilindriche prive di sistema nervoso ma elettricamente non inerti, teatro di esemplari mutualismi e vitale fonte di luce per altri organismi. Risalito alla superficie (attraverso l’evocazione delle cubomeduse, con i loro archeo-corredi oculari, o dei «coralli molli», brulicanti aggregati tentacolari simili a «foreste di minuscole mani»), Godfrey-Smith schiude poi con il suo racconto scenari a noi sempre più prossimi, come le decisive transizioni cinetiche (il passaggio dal «nuotare» allo «strisciare» in certi vermi), biologiche (l’endotermia, sviluppata in modo autonomo dai mammiferi e dagli uccelli) e sociali (l’«intelligenza» degli insetti). Emerge così come il percorso filogenetico (l’intreccio, più che la progressione, di «pinne-arti-ali») sia caratterizzato da un rapporto di continuità/discontinuità nel succedersi delle varie forme di percezione del sé e del mondo elaborate in tante specie diverse – forme che finiscono con lo sfumare, fino quasi a dissolverlo, il gap tra materia e mente, e a rendere via via più esteso, stratificato ed elusivo il processo dell’«esperienza cosciente».

Immagine

Milly Barba, Debora Serra, Geni nell’ombra. Storie di grandi menti alle quali è stata soffiata l’idea, Codice, p. 267

Chi è il reale inventore del telefono? A chi va il merito della scoperta della penicillina? Che cosa è accaduto nelle acque di Su Siccu, nel golfo di Cagliari, durante la seconda guerra mondiale? A chi dobbiamo davvero le intuizioni rivoluzionarie sulla fissione nucleare? Diciotto narrazioni e altrettanti protagonisti in un viaggio alla scoperta della vita e delle opere di grandi scienziati ai quali per motivi storici, vicende personali, questioni di genere e persino per una serie di sfortunati eventi sono stati negati i meriti. Veri geni che con il loro contributo scientifico hanno cambiato la storia dell’uomo, e che per ragioni a volte poco chiare sono finiti nell’ombra, cedendo la propria fama ad altri e svanendo nella memoria del tempo. Dalla chimica alla medicina, fino alla biologia, alla fisica e alla matematica, Milly Barba e Debora Serra ripercorrono la vita e le scoperte di Trotula De Ruggiero, Antonio Meucci, Lise Meitner, Alfred Russel Wallace, Augusta Ada Byron, Vincenzo Tiberio, Rosalind Franklin, Giuseppe Brotzu, Susan Jocelyn Bell e altri. Grandi menti accomunate dal genio perduto, talvolta dimenticato e ora finalmente rivendicato.

Riporto il volume per le citazioni di tre scienziati/e che non hanno avuto il dovuto riconoscimento scientifico: Alfred Russel Wallace vs Charles Darwin per la coscoperta della teoria dell’evoluzione. Rosalind Franklin vs James Watson e Francis Crick per la identificazione del DNA e Nettie Marie Stevens vs Edmund Beecher Wilson per la scoperta del cromosoma maschile legato al sesso.

Jakob von Uexküll, L’immortale spirito della natura, Jouvence, p. 120

In questo libro, sostenitori della scienza, dell’arte e della filosofia religiosa dalle più diverse posizioni si scontrano in un acceso dibattito che vede difendere da una parte il monoteismo, dall’altra il politeismo, la scienza moderna, ma anche la teoria dell’evoluzione. Uexküll, attraverso la scelta della forma dialogica, coglie l’occasione per esporre la sua teoria dei mondi-ambiente soggettivi. Una moltitudine di realtà particolari che confluiscono nello spirito della natura, considerata da Uexküll un insieme di soggettività che partecipano al piano immortale di una melodia prestabilita.

Immagine

David Farrier, Tracce. Alla ricerca dei fossili di domani, Mondadori, collana Orizzonti, p. 276

È difficile resistere al fascino e alla curiosità suscitati dalla scoperta di nuovi reperti archeologici: utensili, vestigia di antiche costruzioni, scheletri e orme fossili di ominidi o animali vissuti migliaia di anni fa ci rivelano straordinarie informazioni sul modo in cui l’uomo ha via via interagito con il proprio pianeta. Noi quali tracce lasceremo agli archeologi del futuro? Quali impronte lascerà l’epoca geologica attuale alle generazioni che nasceranno tra centinaia di secoli? Le pagine di David Farrier svelano uno scenario desolante. Mai come dal XVIII secolo l’attività umana ha avuto un impatto così massiccio sul «sistema Terra». L’intera atmosfera reca già i segni del nostro passaggio, come un’enorme traccia fossile geochimica dei viaggi che abbiamo intrapreso e dell’energia che abbiamo consumato. Il nostro carbonio potrebbe influenzare il clima per il prossimo mezzo milione di anni. I circa 500 miliardi di tonnellate di calcestruzzo impiegati a oggi –metà dei quali prodotti negli ultimi vent’anni – basterebbero a ricoprire con uno strato da un chilo ogni metro quadrato della superficie terrestre. Dalla metà del XX secolo abbiamo prodotto una quantità di alluminio, circa 500 milioni di tonnellate, sufficiente per avvolgere tutti gli Stati Uniti nella carta stagnola. Eppure, sostiene Farrier, quanto più la crisi climatica ed ecologica ferisce l’umanità intera, tanto più dovrebbe spronarla a reagire: i nostri fossili futuri, gli oggetti di cui ci circondiamo ogni giorno, sono infatti la nostra eredità. Saranno loro a raccontare come abbiamo vissuto nel XXI secolo e sono loro, oggi, a fornirci l’opportunità di scegliere come saremo ricordati. Siamo abituati a leggere «il presente alla luce del passato, la sfida è cominciare invece a esaminare il nostro presente, e noi stessi, alla sinistra luce gettata dal futuro che avanza». Più impareremo a vedere il nuovo mondo promesso dalla nostra inazione, più saremo in grado di immaginare un’alternativa, per noi stessi e per chi verrà dopo di noi.