Cosa hanno in comune oncogenesi e azione antropogenica?

Micro- e macroevoluzione: uno studio compara lo sviluppo tumorale e l’azione di Homo sapiens sul pianeta per analizzare a più livelli le implicazioni di una visione ecosistemica

Le trame (contingenti) dell’evoluzione avvolgono ogni essere vivente. Ogni organismo, dal più grande al più piccolo, è soggetto a processi di variazione, selezione ed ereditarietà. Un recente studio interdisciplinare, pubblicato su Biological Theory, a firma del microbiologo James DeGregori e del paleontologo Niles Eldredge fornisce una comparazione fra lo sviluppo tumorale e l’azione di Homo sapiens sul pianeta. L’intento è quello di far luce sui problemi che da un lato compromettono la salute dell’uomo e dall’altro, con ricadute anche su quest’ultima, sulle strategie di mantenimento dell’intero ecosistema terrestre.

Nonostante le differenze, sia le cellule tumorali che gli individui appartenenti alla specie umana vanno posti in relazione ad un ecosistema nel quale si sviluppano ed operano. In entrambi i casi si assiste ad una veloce riproduzione e moltiplicazione, con conseguente diffusione negli ecosistemi circostanti: le cellule tumorali nei tessuti di un organismo; l’uomo in nicchie ecologiche che vanno a coprire vaste aree geografiche. Inoltre, mentre l’organismo umano è vittima dell’azione delle cellule tumorali, a far le spese dell’azione antropica è l’intero pianeta, la dissoluzione del quale a sua volta compromette la sopravvivenza della stessa specie umana. Tuttavia, notano gli autori, mentre i tumori non sono coscienti della propria azione distruttiva, l’uomo lo è, e può intervenire per tentare di modificare la situazione affinché sia meno dannosa sia al livello cellulare che a quello ambientale. È dunque di fondamentale importanza riconoscere che lo studio delle due principali componenti di una visione ecosistemica, quella economica e genealogica[1], attraverso cui ogni essere vivente interagisce con l’altro, può rivelare preziose informazioni per coordinare l’intervento dell’uomo al fine di preservare se stesso e la natura in cui vive.

Da quando circa 10.000 anni fa si assistette ad una diffusione su larga scala dell’agricoltura, la specie umana ha sviluppato una grande varietà di tecnologie con cui ha sì conquistato gran parte della superficie terrestre, ma anche portato all’estinzione di numerose specie organiche. Così come le cellule tumorali sfruttano per la propria sopravvivenza le risorse disponibili nei tessuti circostanti, l’uomo ha sfruttato gran parte delle risorse naturali per il proprio benessere e la costituzione di complesse reti sociali. Lo sviluppo di una tecnosfera[2] fin troppo elaborata ha avuto pesanti conseguenze, osservabili tutt’oggi. Eccessive emissioni di anidride carbonica, sovrasfuttamento delle popolazioni animali e vegetali, crescita demografica incontrollata: un insieme di concause che sembra non lasciare spazio ad un’adeguata ripresa, sia essa naturale o antropogenica.

Ed è ancora una volta che l’analogia fra cellule tumorali e azione antropica torna in aiuto. In entrambi i casi, l’eradicazione totale del problema è ad oggi fuori dalla nostra portata. Nel primo caso, non si può evitare che le cellule subiscano mutazioni senza arrestarne l’evoluzione. Nel secondo, invece, oltre ad ovvie ragioni etiche, non si può pensare ad una soluzione che comprometta la sopravvivenza degli stessi esseri umani. Al contrario, è necessario condurre studi su larga scala che analizzino in una visione organica ed ecosistemica la situazione attuale della specie umana. Le specie euritopiche (con alte capacità di adattamento) ed invasive dovrebbero essere sottoposte a un rigido controllo attraverso la restaurazione di un equilibrio ecosistemico. Sarebbe poi auspicabile mitigare gli effetti della tecnologia utilizzata dall’uomo; come si è detto, l’eccessivo e incontrollato sfruttamento di tali mezzi ha avuto impatti fortemente negativi sull’ambiente.

Per quanto riguarda il trattamento dei tumori, sarebbe desiderabile investire nella prevenzione e diagnostica di metastasi in fase embrionale. Le attuali pratiche di cura, inclusa la chemio- e radioterapia non sono efficienti nel trattamento di tumori in stato avanzato, e l’eliminazione completa di un tumore rischia il danneggiamento dei tessuti non cangerogeni circostanti. Nuove terapie sperimentali stanno analizzando lo sviluppo dei tumori in termini ‘adattivi’. Sembra infatti possibile controllare la crescita e il danno provocato dalle cellule maligne attraverso un delicato riassestamento degli equilibri ecosistemici all’interno dell’organismo, con conseguenze migliori sullo stile di vita del paziente affetto.

In conclusione, DeGregori ed Eldredge invitano a riflettere su temi tanto diversi quanto accomunati da un’importante circostanza: la responsabilità etica di Homo sapiens di preservare la propria specie e l’ambiente in cui vive e con il quale interagisce costantemente: ‘E, come l’equivalente della crescita di una massa tumorale sulla Terra, noi stessi stiamo minacciando la sopravvivenza della nostra specie. Possediamo una conoscienza della medicina, dell’ecologia e dell’evoluzione, per quanto incompleta essa sia. Abbiamo due simili problemi da risolvere, e solo noi siamo in grando di farlo (p.12)’.

È ormai evidente la situazione di emergenza ambientale che il nostro pianeta e la nostra specie si trovano ad affrontare; ed è compito della comunità scientifica fornire le informazioni e gli strumenti adeguati prima che sia troppo tardi.

Riferimenti:

DeGregori, J. e Eldredge, N. (2019), Parallel causation in oncogenic and anthropogenic degradation and extinction, Biological Theory, pp.1-12

Temkin, I. E Eldredge, N. (2015), Networks and hierarchies: approaching complexity in evolutionary theory, in Macroevolution, a cura di E. Serrelli e N. Gontier, Springer, pp. 183-226

[1] Nella teoria gerarchica dell’evoluzione, la componente genealogica si riferisce alla trasmissione ereditaria, a più livelli, di informazione. La componente economica fa riferimento invece allo scambio di materia ed energia all’interno del sistema (Temkin e Eldredge, 2015: 192).

[2] Si intenda con ‘tecnosfera’ la produzione di cultura materiale, nel senso più ampio, da parte dell’uomo nel corso di migliaia di anni (cfr. DeGregori e Eldredge, 2019:4).

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