Creste d’amore

Un nuovo ritrovamento fossile potrebbe aprire le porte al riconoscimento del sesso del gruppo di vertebrati che ha dominato i cieli per circa 160 milioni di anni, tra 220 e 65 milioni di anni fa: gli pterosauri (Ordine Pterosauria). Il fossile appartiene alla specie Darwinopterus modularis, già nota ai paleontologi, proveniente da uno strato roccioso datato 160 milioni di anni

Un nuovo ritrovamento fossile potrebbe aprire le porte al riconoscimento del sesso del gruppo di vertebrati che ha dominato i cieli per circa 160 milioni di anni, tra 220 e 65 milioni di anni fa: gli pterosauri (Ordine Pterosauria).

Il fossile appartiene alla specie Darwinopterus modularis, già nota ai paleontologi, proveniente da uno strato roccioso datato 160 milioni di anni fa e rappresenta un individuo sessualmente maturo associato ad un uovo in procinto di schiudere. Siccome sia nei rettili che negli uccelli moderni sono le mamme ad incubare le uova, è molto probabile che l’individuo fosse proprio una femmina. La femmina era priva di cresta, indicando che la presenza di questo tratto fosse probabilmente una peculiarità esclusivamente maschile, evolutasi in seguito ad un processo di selezione sessuale. E’ probabile, dunque, che la dimensione (e forse i colori) della cresta fosse legata a display comportamentali di corteggiamento. Tramite la cresta, sostengono i ricercatori, i maschi si sfidavano per la conquista delle femmine o, in alternativa, erano le femmine a selezionare il potenziale partner tenendo conto delle informazioni sulla qualità del maschio convogliate proprio da questa struttura anatomica.

Fino ad ora, la cresta degli pterosauri aveva destato parecchie perplessità nei paleontologi, dal momento che la sua presenza non si riscontrava in tutti gli individui rinvenuti. Prima di questo ritrovamento, descritto sull’ultimo numero di Science, si riteneva infatti che la presenza o assenza della cresta fosse legata alla variabilità tra specie diverse o ad aspetti connessi alla maturità sessuale e non, come sembra oggi, un tratto dipendente dal sesso.

Il nuovo fossile, inoltre, presenta il bacino molto più largo di quello associato ai fossili possessori di cresta, quindi di individui di sesso maschile, e rappresenterebbe un adattamento alla deposizione delle uova. Ma il ritrovamento ci fornisce anche informazioni su alcune caratteristiche della riproduzione di questi giganti volanti: gli pterosauri, infatti, deponevano uova relativamente piccole rispetto alla dimensione corporea degli adulti e con un guscio piuttosto sottile se paragonato a quello degli attuali uccelli. Quest’ultima caratteristica, cosa che non stupisce, li accomuna molto con gli odierni rettili.

Grossa cresta e bacino piccolo i maschi, assenza di cresta e bacino largo le femmine: ecco svelato il mistero dei dominatori dei cieli del Giurassico.

Andrea Romano

Riferimenti:
Junchang Lü, David M. Unwin, D. Charles Deeming, Xingsheng Jin, Yongqing Liu, Qiang Ji. An Egg-Adult Association, Gender, and Reproduction in Pterosaurs. Science, 2011; 331 (6015): 321-324 DOI: 10.1126/science.1197323

Fonte dell’immagine: Wikimedia Commons