Dal clima alla pandemia Naomi Oreskes ci insegna “Perché fidarsi della scienza”

Naomi Oreskes

Pikaia ha letto per voi l’ultimo libro della geologa e storica della scienza Naomi Oreskes, dedicato al modo in cui la scienza procede e al perché possiamo fidarci di quanto conosciamo.

Nelle settimane scorse ero pronto a vaccinarmi come docente universitario e non ho mai avuto dubbi sulla sicurezza dei vaccini approvati. Per altro non appartenendo a una delle categorie più a rischio di complicazioni, la statistica era decisamente dalla mia parte. Poi mi sono ammalato di Covid e mi sono affidato senza timore (be’, ammetto qualche momento di paura, ma la carenza di ossigeno può fare brutti scherzi!) ai protocolli che la scienza ha predisposto per gestire la malattia.

Leggendo però sui media e sui social network le reazioni allo stop precauzionale del vaccino Astrazeneca, la sensazione era invece che, proprio in un momento in cui era fondamentale essere razionali e “scientifici”, tante persone dubitassero sia della scienza che degli scienziati. Tutta colpa del diffuso analfabetismo scientifico, mi sono detto, ma forse la cosa è un po’ più complessa, per cui ho deciso di leggere Perché fidarsi della scienza (Bollati Boringhieri, 2021), scritto da Naomi Oreskes (geologa e storica della scienza dell’Università di Harvard), e tutto mi è divenuto decisamente più chiaro. Anzi, mi sono reso conto di aver sottovalutato alcuni aspetti e che forse anche altri scienziati e ricercatori hanno fatto il mio stesso errore.

Il libro, scritto prima della pandemia, è in realtà di enorme attualità e anzi proprio in questo momento pone una domanda cruciale: perché dobbiamo fidarci della scienza? Per altro, se sbagliano i virologi, perché allora dovremmo fidarci di climatologi e biologi evoluzionisti? Come possiamo fidarci? Qual è il fondamento dell’autorevolezza della scienza?

“Se non riusciamo a spiegare perché, o a mostrare che conviene – scrive Naomi Oreskes  fidarsi della scienza, allora abbiamo poche possibilità di convincere i nostri concittadini, e tanto meno i nostri leader politici a far vaccinare i figli (…) e ad agire in modo da combattere il cambiamento climatico”.

La scienza è affidabile perché si basa sul metodo scientifico, avranno pensato certamente molti di voi, così come ho risposto io senza esitazione. Leggendo, però, il libro di Oreskes ci si accorge che in realtà la scienza può procedere in modi diversi non solo in discipline differenti, ma anche nel tempo. L’idea che la scienza sia autorevole perché basata sul metodo scientifico è quindi interessante, ma ci porta su un terreno molto scivoloso. Gli stessi scienziati in passato hanno privilegiato un metodo a scapito di altri che non amavano o non conoscevano: “privilegiare un unico metodo su tutti gli altri – scrive Naomi Oreskes – è come venerare un feticcio. (…) In alcuni casi i ricercatori hanno privilegiato un particolare metodo ignorando o sminuendo dati ottenuti in altri modi, dati che invece, se presi in considerazione, avrebbero potuto indurli a cambiare opinione”.

Oreskes ci ricorda che la scienza non è fatta solo di metodo ed esperimenti, ma è fatta da persone che si confrontano nei luoghi della scienza e sulle pagine delle pubblicazioni accademiche. Questo confronto continuo è il vero motore della scienza ed è su questo che ci dovremmo concentrare (qui potete ascoltare un intervista rilasciata a Radio3 Scienza da Oreskes con il commento del filosofo della scienza Giovanni Boniolo e il giornalista Marco Motta).

“La ricerca scientifica è organizzata, cooperativa e interattiva e produce visioni del mondo condivise – scrive Oreskes–, in base alle quali le diverse osservazioni vengono interpretate”. Il consenso è quindi fondamentale nella scienza ed è la natura sociale/cooperativa della scienza a renderla autorevole, più che l’autorevolezza dei singoli scienziati. Il segreto del successo della scienza risiede nella diversità delle posizioni che si confrontano, nella differenza dei contributi: abbiamo più probabilità di successo se affrontiamo un problema da più punti di vista, perché questo approccio ci permette di andare oltre l’esperienza del singolo punto di vista, inclusa la posizione del singolo scienziato.

Oreskes ci mostra anche cosa accade “quando la scienza va storta”, come quando i geologi americani rifiutarono l’idea della deriva dei continenti di Wegener perché la interpretavano come il frutto di una scienza europea di per sé autoritaria e con tendenze antidemocratiche. È interessante anche il caso dell’eugenetica, in cui una posizione pseudoscientifica può diffondersi, sebbene non abbia il consenso della comunità scientifica.

Perché fidarsi della scienza ci mostra che la scienza è meritevole di fiducia proprio perché abbiamo saputo capire cosa è andato storto in questi casi, anche se non sempre ci fornisce quelle certezze che vorremmo trovare. La scienza ci insegna che dobbiamo imparare tutti a gestire un po’ meglio l’incertezza, che necessariamente accompagna il progresso delle nostre conoscenze. Raccontare la complessità della scienza, compresi quindi i suoi gradi di incertezza, è fondamentale perché la scienza è lo strumento migliore di cui disponiamo per fare le nostre scelte e per capire la portata delle nostre azioni. 

Le voci degli esperti, la loro autorevolezza e autorità, così come la presenza di diverse convinzioni dei singoli scienziati non sono quindi un punto debole della scienza, ma parte di quel processo tramite cui si costruisce la conoscenza. Certo anche gli scienziati possono migliorare su alcuni aspetti, ma anche questo è parte del cammino.

Capire come funziona la scienza serve però non solo per avere fiducia nella scienza, ma anche per identificare immediatamente quelle situazioni in cui alcune fazioni “hanno cercato di creare un’impressione di incertezza e di divisione scientifica per osteggiare decisioni pubbliche che entrano in conflitto con i loro interessi politici, economici e ideologici”. Ricordiamoci infine, scrive Naomi Oreskes, che “la nostra fiducia non va agli scienziati, per quanto saggi o retti possano essere, ma alla scienza in quanto processo sociale che sottopone le proprie affermazioni a rigoroso scrutinio”.

Se l’idea del libro vi ha incuriosito, potete approfondire il tema guardando l’incontro di presentazione di Perché fidarsi della scienza organizzato dal Circolo dei Lettori di Torino e condotto dalla giornalista Silvia Bencivelli.