Dal Kenya con la postura eretta

Alcune strutture degli organismi spesso non si conservano (o si conservano con difficoltà) nei sedimenti fossiliferi, ma devono essere ricostruite sulla base di informazioni indirette. A volte, però, capita di trovare indizi, tracce non fossile che potrebbero fornire preziose indicazioni sulla morfologia e i comportamenti degli organismi del passato. Tracce appunto, come scie oppure orme…orme come quelle rinvenute a Ileret,

Alcune strutture degli organismi spesso non si conservano (o si conservano con difficoltà) nei sedimenti fossiliferi, ma devono essere ricostruite sulla base di informazioni indirette. A volte, però, capita di trovare indizi, tracce non fossile che potrebbero fornire preziose indicazioni sulla morfologia e i comportamenti degli organismi del passato. Tracce appunto, come scie oppure orme…orme come quelle rinvenute a Ileret, in Kenya, che forniscono importanti informazioni sull’origine della postura eretta nella famiglia degli ominidi (Hominidaea), a cui appartiene la nostra specie.

Queste orme, suddivise in tre serie (due costituite da due impronte e una da sette) risalgono a circa 1,5 milioni di anni fa e costituiscono una delle impronte di ominidi più antiche fino ad ora scoperte, seconde solo a quelle rinvenute a Laetoli e risalenti a oltre 3,5 milioni di anni fa. Ma il nuovo ritrovamento rappresenta, secondo i paleoantropologi che la descrivono sulle pagine di Science, di cui la notizia ha meritato la copertina, la più antica evidenza di un piede con un’anatomia tipicamente umana. L’importanza della scoperta è notevole, in quanto le ossa dei piedi difficilmente si conservano sotto forma di fossili, data le loro dimensioni esigue e la loro fragilità e per il fatto che vengono facilmente consumate dai carvivori.

Le impronte, analizzate mediante scansioni digitali grazie alle quali è stata generata un’immagine tridimensionale, sono molto simili a quelle lasciate dai piedi dall’uomo anatomicamente moderno, con dita corte, talloni larghi così come la pianta e un’arcata longitudinale simile a quella umana. Tutte queste caratteristiche sono tipiche di una specie ormai svincolata dall’ambiente arboricolo e già in grado di stazionare e muoversi in posizione eretta. Ma il tratto più interessante (e più “umano”) è la presenza del pollice allineato con le altre quattro dita del piede, conformazione esclusiva (attualmente) dell’uomo moderno e non ancora presente negli ominidi australopitecini. Le impronte rinvenute a Laetoli, appartenenti ad Australopitecus afarensis, presentano infatti tratti “scimmieschi” come la presenza di un pollice visibilmente separato dalle altre dita, conformazione che meglio si adatta agli spostamenti sugli alberi.

Sulla base delle informazioni sulle dimensioni e la profondità delle orme e sulla distanza tra un’impronta e l’altra, i ricercatori hanno potuto stabilire che le tracce sono state probabilmente lasciate da un individuo di un’altezza di circa 1,75 metri. Non ci sono però evidenze sufficienti per determinare a quale specie appartenessero le orme rinvenute: sia le dimensioni corporee stimate che la datazione del ritrovamento potrebbero infatti essere indicative sia dell’Homo erectus che dell’Homo ergaster, anche se i ricercatori propendono per la prima ipotesi.

Già 1,5 milioni di anni fa, dunque, i nostri progenitori svilupparono una struttura del piede molto simile a quella dell’uomo attuale, che favorì la postura e la locomozione eretta, consentendo loro di colonizzare gran parte delle terre emerse, ampliando così il proprio areale e le proprie abitudini alimentari. Viene quindi confermato che il bipedismo è stata un’acquisizione tanto fondamentale quanto precoce nell’evoluzione della linea che ha portato alla nostra specie, sviluppatasi prima degli ingenti cambiamenti che hanno interessato la struttura cerebrale, quando la capacità cranica media era ancora molto inferiore a quella attuale.

Andrea Romano

Riferimenti:
Matthew R. Bennett, John W.K. Harris, Brian G. Richmond, David R. Braun, Emma Mbua, Purity Kiura, Daniel Olago, Mzalendo Kibunjia, Christine Omuombo, Anna K. Behrensmeyer, David Huddart, Silvia Gonzalez. Early Hominin Foot Morphology Based on 1.5-Million-Year-Old Footprints from Ileret, Kenya. Science Vol. 323. no. 5918, pp. 1197-1201.