Dalle meteoriti, la vita

L’impatto di un meteorite è spesso associato a eventi disastrosi, estinzioni di massa e dinosauri scomparsi. Una ricerca condotta dal Museo di Storia Naturale dell’Università di Copenaghen dimostra che può accadere anche il contrario. Una catastrofe, dunque, può anche dare origine a nuove e più diversificate forme di vita animale. Sono stati due paleontologi, Svend Stouge e Dave Harper, a

L’impatto di un meteorite è spesso associato a eventi disastrosi, estinzioni di massa e dinosauri scomparsi. Una ricerca condotta dal Museo di Storia Naturale dell’Università di Copenaghen dimostra che può accadere anche il contrario. Una catastrofe, dunque, può anche dare origine a nuove e più diversificate forme di vita animale.

Sono stati due paleontologi, Svend Stouge e Dave Harper, a scoprire che durante l’Ordoviciano (490-440 milioni di anni fa) la Terra fu colpita da più di 100 meteoriti in una volta sola, e che sulla scia di questi eventi nuove forme di vita nacquero negli oceani, al tempo unica culla della vita. «Si può dire che l’evoluzione biologica subì un’accelerazione improvvisa in un periodo di tempo relativamente breve», dice Harper. «Come succede per altre catastrofi, come un’eruzione vulcanica o un incendio nel bosco, la caduta dei meteoriti ebbe inizialmente un effetto devastante su tutte le forme di vita, ma dalle ceneri dell’estinzione nacque una fauna molto più ricca di quella che esisteva in precedenza».

È interessante notare come questo accadde 40 milioni di anni dopo la cosiddetta “esplosione Cambriana”, durante la quale comparvero le prime forme di vita veramente complesse. «La nostra ricerca», dice Stouge, «mostra che questa catastrofe fu un fenomeno regionale, circoscritto alla zona che oggi è il Mar Baltico. Quest’area vide la rapida comparsa di animali dotati di conchiglia, come i brachiopodi (Brachiopoda). Dobbiamo ancora capire se questo fenomeno abbia avuto una portata globale. Se così fosse, sarebbe una scoperta importantissima per tutta la teoria dell’evoluzione».

I risultati della ricerca, pubblicati su Nature Geoscience, sono basati, tra le altre cose, su analisi al computer, studi su campioni di meteoriti ed esami su diversi crateri in Svezia, per esempio il cratere di Lockne, dalle parti di Østersund.

Gabriele Ferrari

Immagine © Nasa, da Wikimedia Commons