Del desman non si butta via niente

Se non sapete cos’è un desman, a dire la verità, siete perfettamente giustificati, in quanto è un animale furtivo e in via di estinzione, e sebbene viva in Europa pochissimo si sa delle sue abitudini. Fondamentalmente un desman è una talpa (Famiglia: Talpidae) adattata a vivere in gelidi ruscelli di montagna anzichè sottoterra e gli adattamenti a questo stile di

Se non sapete cos’è un desman, a dire la verità, siete perfettamente giustificati, in quanto è un animale furtivo e in via di estinzione, e sebbene viva in Europa pochissimo si sa delle sue abitudini. Fondamentalmente un desman è una talpa (Famiglia: Talpidae) adattata a vivere in gelidi ruscelli di montagna anzichè sottoterra e gli adattamenti a questo stile di vita piuttosto estremo hanno modificato il corpo di questo animale in maniera bizzarra.

A pensarci bene, non sarebbe del tutto errato accostare il desman all’ornitorinco, e definire il desman l’ornitorinco europeo: sebbene i due animali non siano imparentati in alcun modo (il loro progenitore comune è vissuto circa 180 milioni di anni fa), il loro habitat è simile e ciò ha fatto si che subissero una convergenza evolutiva:  entrambi hanno le zampe palmate, entrambi hanno gli occhi piccoli e poco funzionali, entrambi sono prevalentemente notturni, entrambi hanno una lunga coda appiattita (orizzontalmente nel’ornitorinco, in senso verticale nel desman) che funge da timone e parzialmente da propulsore in acqua, entrambi si nutrono di invertebrati acquatici, entrambi vivono in tane dall’imboccatura sommersa lungo gli argini dei fiumi, entrambi hanno un foltissimo pelo di color marrone ed entrambi, infine, particolare essenziale, hanno un lungo muso dotato di recettori ultraspecializzati che consentono di trovare le piccole prede in acque buie: recettori elettrici nel becco d’anatra dell’ornitorinco, organi di Eimer, recettori tattili sensibilissimi, nel muso a proboscide del desman, continuamente in movimento (ecco le loro immagini affiancate).

Ad essere precisi di desman ne esistono due specie: Galemys pyrenaicus, che vive sui Pirenei tra Francia e Spagna e in Portogallo, la cui esistenza è stata scoperta solo nel 1811 e Desmana moschata che vive nei corsi d’acqua della Russia occidentale, Bielorussia, Ucraina. La differenza fondamentale tra le due specie consiste nel fatto che il desman russo è molto più grosso (circa il doppio) di quello spagnolo, ed è sociale, al contrario del solitario cugino iberico. Le due popolazioni, così distanti, sono probabilmente un relitto glaciale, un ricordo dei tempi Pleistocenici in cui l’areale del desman prendeva tutta l’Europa e arrivava sino all’Inghilterra, e oso supporre (mancano resti fossili) che riflettano una separazione geografica coi desman grossi nel nord europa e i desman più piccoli nell’Europa meridionale, esattamente come sta avvenendo adesso (adesso in senso geologico, ovviamente) per i tassi.

Pian pianino, il clima sta cambiando diventando sempre più caldo, i torrenti di montagna vengono inquinati, le reti per la pesca di frodo sono sempre più numerose, l’uomo ha affinato le armi per la caccia, sono arrivati competitori da oltreoceano  e i desman sono oramai ridotti a pohissimi individui.

Il desman russo in particolare è stato sottoposto ad uno sterminio sistematico ed è stato cacciato sin quasi all’estinzione. Il motivo storico per cacciare il desman (entrambe le specie, pure quello spagnolo che è lungo una dozzina di cm) è il suo pelo particolare: è composto infatti da due strati di peli diversi, i peli di guardia lunghi e folti, per dare una protezione idrorepellente all’animale, e il sottopelo corto e densissimo, per proteggere l’animale dal freddo durante l’immersione nei fiumi montani e nei laghetti glaciali (tutti gli animali tranne noi hanno peli di guardia e sottopelo, ovviamente, ma nel desman la separazione è più netta). Quasi un piano perfetto, senonchè l’orologiaio è ahimè cieco, o peggio molto miope, e non si è accorto che fornendo il desman di un simile pelo, folto, caldo e idrorepellente, gli si rendeva difficilissimo immergersi, per via dell’aria intrappolata. La sfortunta creatura è quindi costretta sia a leccarsi continuamente per tenerlo in ordine, sia a spendere moltissime energie per scendere in acqua in profondità, ed è tenuta a limitarsi ad immersioni brevi, di solito di pochi minuti, dopodichè riemerge affannata a respirare. Eredità di un pelo da talpa. Per non farsi notare dai predatori il desman usa un sistema ingegnoso: fa snorkeling: rimane immerso sotto il pelo dell’acqua e fa emergere solo la punta del lungo muso appiattito e canalicolato, che sembra una doppietta. E’ interessante notare che, al contrario dell’ornitorinco, solo le zampe posteriori sono completamente palmate, mentre quelle anteriori lo sono solo parzialmente. Ciò perchè il desman si propelle fondamentalmente con la coda e gli arti posteriori, più forti, per contrastare la spinta di galleggiamento del pelo. Se state accarezzando l’idea di un cappotto di pelliccia di desman per Natale vi do però una brutta notizia: persino in Russia, che non brilla per la sua sensibilità ecologica, la specie è protetta dagli anni cinquanta del secolo scorso, e comunque dubito ne rimangano a sufficienza per farne un cappotto, sebbene non si abbia idea dell’effettivo numero della specie e del prelievo venatorio illegale.

Il pelo non è però la sola attrattiva del desman russo: sotto la coda ha delle ghiandole che secernono una sostanza oleosa e densa con cui marca il territorio, che ha un forte odore muschiato (da cui sia il nome “moschata”, sia il nome “desman” che in svedese significa muschiato, dalla parola svedese desmanråtta, ratto muschiato; attenzione però, a non confonderlo col rat musqué con cui si fanno le pellicce moderne, Ondatra zibethica, che è americano ed è un roditore). Il secreto di queste ghiandole veniva usato per fare nell’industria manufatturiera dei profumi e pare fosse molto particolare. Se a Natale desiderate un profumo al muschio di desman, però, temo sia improbabile, salvo trovarlo sul mercato nero profumiero, ma dalla Russia mi aspetto questo ed altro. Se poi vi piace profumare la biancheria, sino ad un secolo fa avreste potuto facilmente (oggi si spera meno facilmente) acquistare in Russia una coda di desman svuotata e ridotta a sacchetto auto-profumato. Non mi è chiaro se l’animale sia anche commestibile, ma sospetto di si.

Anche il piccolo desman pirenaico marca il territorio con un forte odore muschiato, e lo fa anche con più passione del desman russo: è fortemente territoriale e solitario, ad eccezione del partner. La femmina ha un territorio più piccolo e quello del maschio si sovrappone. I due condividono l’areale, ma non particolarmente pacificamente e le cure dei cuccioli spettano solo alla femmina. Si sopportano abbastanza però da tenere alla larga altri desman, nell’improbabile caso che ce ne siano nei paraggi. E’ una strategia necessaria, in quanto i torrenti montani in cui vivono sono poverissimi di cibo per via della temperatura molto bassa: qualche larva di insetto acquatico, qualche gamberetto, qualche anfibio. Il maggior rischio per questa specie infatti, più che la caccia, è l’inquinamento che distrugge il fragile e povero ecosistema in cui vive. I desman russi invece vivono in fiumi più planiziali e più ricchi di cibo. Essendo più grandi, catturano anche qualche pesce. Il risultato è che sono gregari e sino ad otto individui condividono la stessa tana, il che evidentemente rende più semplice la vita ai bracconieri russi. Poco o nulla si sa pero’ della loro struttura sociale.

Se poi volete un desman vivo per Natale e volete provare ad acchiapparvelo da soli, ve lo sconsiglio vivamente: le zampe hanno degli artigli lunghi, affilati e possenti, retaggio dell’antenato talpino, con cui si aggrappano alle rocce e che possono ferire. E soprattutto sono nella lista rossa della IUCN (vulnerabili), per cui è invece il caso di proteggerli prima che scompaiano del tutto e di loro non resti neanche il ricordo, dato che gia’ ora pochissimi sanno della loro furtiva esistenza.

Qui una galleria d’immagini del desman russo.

Tratto da L’orologiaio miope, il blog di Lisa Signorile

Fonte dell’immagine: Wikimedia Commons