Di sicuro i Neanderthal non erano grandi conversatori, ma forse si parlavano

Un nuovo studio sul loro apparato uditivo sostiene di aver risolto un vecchio dubbio

Vent’anni fa al paleoantropologo spagnolo Ignacio Martínez venne un’idea. Fino a quel momento gli studiosi si erano arrovellati su una questione senza venirne a capo: volevano capire se i Neanderthal – la specie di ominidi vissuti in un periodo compreso probabilmente tra mezzo milione e qualche decina di migliaia di anni fa – avessero un linguaggio verbale con cui comunicavano tra loro. Per farlo, da tempo stavano tentando in qualche modo di ricostruirne la capacità di emettere suoni e articolarli, ma senza successo. Martínez pensò allora di affrontare la questione prendendola da un altro lato, cioè ricostruendo la loro capacità di udire.

A partire da quest’idea iniziò una ricerca durata vent’anni, portata avanti da una squadra di dieci ricercatori e ricercatrici, i cui risultati sono stati pubblicati di recente su Nature Ecology & Evolution. Lo studio spiega come Martínez e i suoi colleghi siano riusciti a scoprire che l’apparato uditivo dei Neanderthal percepiva i suoni in modo simile a quello degli esseri umani moderni. E questo, secondo i ricercatori, dimostra che i Neanderthal avevano un linguaggio simile al nostro: «Dopo più di un secolo di ricerca, crediamo di aver fornito una risposta conclusiva alla domanda sulla capacità dei Neanderthal di parlare», ha detto Martínez.

Da quando furono scoperti i primi resti nell’Ottocento, le ricerche archeologiche si sono occupate estesamente dei Neanderthal, in modo particolare della loro capacità di comunicare. Gli scienziati da decenni si domandano se i Neanderthal avessero un qualche tipo di linguaggio, nel tentativo di sciogliere l’annosa questione di come l’essere umano abbia sviluppato la capacità di parlare con i suoi simili. 

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Immagine: Tom Björklund, CC BY-SA 4.0, attraverso Wikimedia Commons