Diffondere i semi grazie al mimetismo

Il caso dei semi di Caratocaryum argenteum che sfruttano il loro aspetto e il loro odore, entrambi simili alle feci, per farsi trasportare lontano dalla pianta da un piccolo coleottero

Il mimetismo (dal greco mimeo: imitare) è un termine che si riferisce alle caratteristiche che un essere vivente ha o assume per nascondersi o confondersi con l’ambiente (mimetismo criptico o disruptivo) o di imitare un altro organismo pericoloso o tossico (mimetismo aposematico), con lo scopo di confondere i predatori. In alcuni casi, tuttavia, lo scopo del mimetismo non è quello di protezione, ma, al contrario, quello di attirare e ingannare altre specie, spesso a scopo riproduttivo. Famose, per questa capacità, sono alcune piante che imitano le forme di esemplari femmina di alcune specie di insetti, così da attirare a loro i maschi impollinatori (Pikaia ne ha parlato qui). Un recente studio di Gary Bronner dell’Università di Città del Capo (Sud Africa) ha mostrato come una pianta diffusa sulle coste meridionali del continente africano, la Ceratocaryum argenteum, sfrutti il mimetismo dei suoi semi in una modalità che non esitiamo a definire particolare.

La Ceratocaryum argenteum è un’alta pianta erbacea endemica della regione di Città del Capo che deve il suo nome alle infiorescenze maschili che presentano brattee argentee. I semi di questa specie sono diversi dagli altri della famiglia: sono più grandi (circa 1 cm di lunghezza), sono privi di quell’appendice chiamata elaiosoma, necessaria per attirare le formiche o altri animali che possano provvedere alla loro distribuzione, e, invece di avere un rivestimento liscio e nero, ne hanno uno ruvido e marrone. Hanno inoltre un odore accentuato, che all’olfatto umano rassomiglia quello delle feci di un animale erbivoro, il che è insolito per un seme, poiché un intenso profumo rende più facile agli animali granivori localizzarlo e mangiarlo anche nel caso sia sotterrato.

Da osservazioni condotte con telecamere sensibili al movimento, i ricercatori hanno osservato che i piccoli roditori che solitamente provvedono alla dispersione di questi semi li ignorano o ne sono addirittura allontanati. Hanno quindi supposto che il forte odore e la forma di questi semi siano necessari ad un preciso scopo: ingannare gli scarabei stercorari che abitano la zona, convincendoli che quelli con cui hanno a che fare siano veri e propri escrementi animali.

Effettivamente, le osservazioni condotte dal gruppo sudafricano, hanno individuato numerosi esemplari di scarabeo attratti da questi semi. Gli stercorari, una volta raggiunto il loro bersaglio, lo spingono verso la loro tana, arrivando addirittura ad interrarlo. Un esperimento più approfondito, condotto ponendo dai cinque ai dieci semi marcati in trentuno diverse stazioni d’osservazione, ha mostrato come quasi la metà di essi siano stati portati via nell’arco di ventiquattr’ore. Di questi, l’80% è stato ritrovato sotterrato ma intonso, dimostrando che gli scarabei stercorari si accorgono dell’inganno solo una volta che si apprestano a nutrirsi del seme o a deporre le uova.

La conferma che l’evoluzione abbia portato la pianta C. argenteum a ‘scegliere selettivamente’ gli scarabei stercorari come responsabili della dispersione del loro patrimonio genetico arriva anche dall’analisi chimica delle sostanze emesse dai semi. Molti dei composti rilasciati e responsabili dell’odore sono gli stessi che si ritrovano nelle feci di alcune specie di antilopi e, in diverse quantità, nelle deiezioni della maggior parte degli animali erbivori. La loro concentrazione risulta fino a 300 volte superiore a quella di semi di altre piante affini e talvolta addirittura maggiore di quella emessa dagli stessi escrementi di alcuni erbivori locali.

Questo studio è una rara dimostrazione di come anche i semi possano utilizzare con successo l’inganno per diffondersi nell’ambiente e, nella sua particolarità, ci ricorda come l’evoluzione possa portare alcune specie animali o vegetali a percorrere sentieri unici, altamente specializzati e quasi impensabili per riuscire a sfruttare le caratteristiche ambientali a proprio vantaggio.

Riferimenti:
Faecal mimicry by seeds ensures dispersal by dung beetles. Nature Plants, 05 october 2015. DOI: 10.1038/ nplants.2015.141