“Diversi”: la lezione del primatologo Frans de Waal sulle questioni di genere

Diversi_Frans de Waal

Frans de Waal ci racconta le dinamiche di genere nel mondo dei primati nel suo ultimo libro “Diversi. Le questioni di genere viste con gli occhi del primatologo” (Raffaello Cortina Editore, 2022)

Titolo: Diversi. Le questioni di genere viste con gli occhi di un primatologo
Autore: Frans de Waal
Traduzione: Allegra Panini
Editore: Raffaello Cortina editore
Anno: 2022
Pagine: 470

La biologia di genere non lascia indifferenti. Frans de Waal, etologo, primatologo e divulgatore scientifico, l’ha imparato durante le sue conferenze quando, parlando delle differenze sessuali tra primati, scorgeva chiaramente nel pubblico attenzione e reazioni contrastanti. Con esperienza e dati alla mano ha deciso di addentrarsi in quello che lui stesso definisce un campo minato per raccontarci le dinamiche di genere nel mondo dei primati. Lo ha fatto con il suo ultimo libro “Diversi. Le questioni di genere viste con gli occhi del primatologo”, pubblicato in Italia da Raffaello Cortina Editore nella traduzione di Allegra Panini.

Primatologia e questioni di genere
De Waal è un narratore capace di illustrare le conoscenze etologiche e biologiche attuali sui primati, senza tralasciare il quadro storico e sociale delle ricerche da lui trattate. Ed è così scopriamo che i primi studi di genere sui primati, alcuni dei quali abbondantemente smentiti in seguito, sono diventati oggetto di strumentalizzazioni giunte sino ai giorni nostri. Un esempio è quello di Solly Zuckerman, l’anatomista del Regent’s Park Zoo di Londra, che un secolo fa – con un esperimento mal progettato – contribuì a diffondere l’immagine del maschio dominante che possiede le femmine, la cui vita è consacrata ai figli e alla volontà del partner.


Queste idee permeano ancora la nostra società, nonostante ci siano nuovi e più consistenti dati che dimostrano altro. Il problema sembra essere sempre lo stesso: la difficoltà di noi esseri umani nel valutare oggettivamente ciò che osserviamo negli animali, poiché fortemente tentati di applicare i nostri parametri o le nostre convinzioni a specie diverse dalla nostra. Non dobbiamo però illuderci che questo bias appartenga solo ai sostenitori del patriarcato, perché la storia – e de Waal – ci mostrano che anche i movimenti femministi e LGBTQIA+ sono caduti nello stesso tranello. Gli studi non possono essere manipolati a nostro piacimento, la biologia ha le sue regole che, però, non è detto debbano dettare il percorso di scelte politiche e sociali.

Specchiarsi negli altri primati
L’autore ci porta nei luoghi delle sue ricerche e di quelle di colleghi e di un gran numero di colleghe – tra cui Jane Goodall e l’italiana Elisabetta Palagi – ma, soprattutto, ci permette di conoscere da vicino i nostri parenti più prossimi nell’intricato cespuglio dell’evoluzione: scimpanzé (Pan troglodytes) e bonobo (Pan paniscus). Tra le pagine capiterà di rispecchiarsi in queste specie o di sentirsene profondamente lontani. Infatti, se è vero che ci sono aspetti che possiamo aver ereditato, è anche necessario comprendere che siamo una specie differente, che ha sviluppato comportamenti e caratteristiche differenti. Tante sono le lezioni che emergono dai racconti di Frans de Waal, grazie alle quali guarderemo ad alcune dinamiche con nuovi occhi. Ruoli e identità di genere, orientamenti sessuali, legami di amicizia, genitorialità, leadership e violenza sono affrontati con lo sguardo del primatologo. È possibile che ci siano lettrici e lettori che storceranno il naso davanti ad alcune teorie e vicende descritte: a dire il vero anche tra i colleghi del primatologo c’è chi contesta dei passaggi poiché, in alcuni casi, il punto di vista di de Waal – per quanto autorevole – non coincide con il consenso scientifico. Eppure il dibattito scaturito da questa trattazione ci offre un grande insegnamento.

La scienza non è al servizio dell’ideologia
Il compito della scienza non è giudicare un comportamento, ma analizzarlo e comprenderlo. Non dobbiamo essere spaventati da ciò che biologia ed etologia hanno dimostrato e sarebbe profondamente sbagliato pensare di distorcere la realtà per farla combaciare ai nostri criteri morali, qualsiasi essi siano. Sì, ci sono distorsioni della nostra società che hanno profonde radici nell’evoluzione ma come scrive de Waal:

“Una buona partenza sarebbe riconoscere le radici evoluzionistiche di queste distorsioni. Ma se è vero che i nostri amici primati ci offrono numerosi spunti, dovremmo anche considerare il potenziale della specie umana per modificare il nostro comportamento”.

È necessario farlo per costruire una società in cui sia riconosciuta la parità di genere e in cui la parola “inclusività” esca dai cartelloni arcobaleno e si concretizzi nel mondo reale, nella vita di tutti i giorni.