Effetto del fondatore e rafforzamento

Sono usciti su Science express un paio di lavori interessanti che confermano due ipotesi presenti da lungo tempo nell’armamentario degli evoluzionisti; sono l’effetto del fondatore e il cosiddetto “rinforzo” (reinforcement). L’effetto del fondatore è stato studiato in alcune popolazioni di lucertole (in realtà sono anolidi), il rinforzo in alcuni fiori del genere Phlox (P. drummondii e P. cuspidata). Nel primo

Sono usciti su Science express un paio di lavori interessanti che confermano due ipotesi presenti da lungo tempo nell’armamentario degli evoluzionisti; sono l’effetto del fondatore e il cosiddetto “rinforzo” (reinforcement). L’effetto del fondatore è stato studiato in alcune popolazioni di lucertole (in realtà sono anolidi), il rinforzo in alcuni fiori del genere Phlox (P. drummondii e P. cuspidata).

Nel primo caso ecco cos’è accaduto: in alcune piccole isole dei Caraibi che un uragano aveva “ripulito” dalle anolidi, gli sperimentatori hanno riportato alcune di queste lucertoline (Anolis sagrei, nell’immagine) e le hanno lasciate libere per vedere se e come l’evoluzione le avrebbe modificate. In particolare hanno seguito un tratto fondamentale per la sopravvivenza, cioè la lunghezza delle zampe posteriori. Questo perché le zampe lunghe vanno bene su substrati piatti e larghi (terreno o grossi rami), e quando si è inseguiti da predatori terrestri, e zampe corte sono migliori per correre sugli alberi per inseguire le prede e sfuggire ai predatori. Le isole su cui sono state trasportate le lucertole erano coperte di pochi cespugli piccoli, a differenza dell’isola di origine, che era ben forestata.

L’ipotesi 0, quella da cui sono partiti (per smentirla) gli evoluzionisti americani era che se la selezione naturale era la forza dominante, e quindi l’effetto del fondatore soltanto una variabile minore e presto travolta dalla selezione; tutte le lucertole avrebbero dovuto evolvere gambe posteriori più corte, per adattarsi a rami dei cespugli, dal diametro più piccolo. Se invece il genotipo del fondatore (o dei fondatori) era importante, la lunghezza delle zampe avrebbe dovuto essere influenzata dalla lunghezza delle zampe delle prime lucertole portate sull’isola.
Dopo aver verificato che le piccole popolazioni sulle isole erano veramente diverse l’una dall’altra e che i fondatori erano geneticamente diversi, il risultato è stato chiarissimo: la lunghezza della zampe posteriori in tutte le popolazioni è diminuita per adattarsi all’ambiente differente, ma allo stesso modo gli animali “sentono” di provenire da popolazioni differenti, tanto che la lunghezza delle zampe nel 2009 (l’ultimo anno di analisi) “ha una relazione” positiva con quella del 2006 (anno dell’inizio dell’esperimento). Non ci sono effetti della plasticità nello sviluppo ontogenetico, invece. In conclusione, la variazione tra le isole è spiegata più dall’effetto del fondatore che dalla selezione naturale (che pure ha fatto modificato il corpo delle lucertole).

Il secondo studio riguarda due specie di flox, che quando crescono assieme (tecnicamente sarebbero in simpatria, come in alcuni angoli del Texas) hanno i fiori di colori decisamente diversi. P. drummondii ha i fiori di colore rosso scuro, mentre l’altra rimane azzurro chiaro. Ciò è “dovuto” (anche se la causa prima non è chiara) al fatto che ovuli e polline degli ibridi sono molto sterili, e fin qui tutto bene.

Ma per comprendere cosa causasse questa separazione gli ecologi hanno eseguito esperimenti simili a quelli di Mendel: hanno accoppiato i fiori di colori diversi e hanno cercato di capire cosa tenesse distinte le popolazioni che ne derivavano. I risultati sono più complessi di come la racconto, ma in generale è stato trovato che gli impollinatori (farfalle, in genere), dopo aver visitato un fiore scuro, hanno la metà di probabilità di visitare un fiore chiaro. Per concludere, se è vero che gli insetti dimostrano la costanza di comportamento, cioè il fatto che le farfalle preferiscono visitare fiori dal fenotipo simile piuttosto che cambiare colore, allora questo fenomeno può essere responsabile della diminuzione di flusso genico tra popolazioni florali. La genetica è molto più complicata di così (ci sono più di un allele coinvolti), ma le conclusioni sono interessanti anche solo con queste poche note.

Per finire, una considerazione per i creazionisti. Questi lavori sono molto complessi, e spesso difficili da pianificare e portare avanti: ma vanno tutti in una sola direzione, cioè nella conferma della teoria dell’evoluzione e delle sue conseguenze (ricordiamo inoltre che l’ipotesi del rinforzo era state proposta da Wallace, compagno di Darwin nell’elaborazione della teoria dell’evoluzione per selezione naturale). Quando anche i nemici dell’evoluzione se ne usciranno con un esperimento (uno, 1) che dimostra come la selezione naturale non esiste – ed è compito loro, mica degli evoluzionisti, pianificarlo – credo che potrebbero lontanamente pensare di avere una dignità di una discussione. E ragionare, invece che mettere insieme evoluzione darwiniana, buco dell’ozono e riscaldamento globale, e dimostrare in tal modo che la loro opposizione è profondamente radicata in un’ideologia religiosa che si oppone a priori a tutto ciò che si scontra con la loro visione del mondo, tipica di pastori mediorientali di 4.000 anni fa.

Da Leucophaea, il blog di Marco Ferrari

Riferimenti:
Kolbe, J., Leal, M., Schoener, T., Spiller, D., & Losos, J. (2012). Founder Effects Persist Despite Adaptive Differentiation: A Field Experiment with Lizards. Science DOI: 10.1126/science.1209566

Hopkins, R., & Rausher, M. (2012). Pollinator-Mediated Selection on Flower Color Allele Drives Reinforcement. Science DOI: 10.1126/science.1215198

Immagine da Wikipedia