Evoluzione, clima e morfologia del corpo umano

La variazione delle dimensioni di alcune ossa umane varia con la latitudine, ma spesso le differenze rilevate non sono causate solo da fattori climatici ma anche da correlazioni genetiche tra le caratteristiche morfologiche delle ossa vicine

A partire dalle seconda metà del Novecento, gli antropologi hanno ipotizzato che la forma e le dimensioni del corpo umano siano influenzati dal clima della regione in cui si vive, in modo da massimizzare l’efficienza della perdita di calore. Questa ipotesi è stata corroborata dalle osservazioni, le quali indicano che in effetti la morfologia del corpo umano mostra differenze connesse con la latitudine.

Tuttavia, è probabile che la situazione sia più complessa di così, in quanto esistono delle correlazioni genetiche che portano forme e dimensioni del corpo umano a evolvere in modo interdipendente tra di loro. Diventa quindi non banale distinguere quali tratti morfologici siano evoluti come risultato dell’azione diretta della selezione naturale e quali invece in risposta alla selezione su altri tratti correlati.  

In recente studio pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Science, la studentessa Kristen Savell e i due professori di antropologia Benjamin Auerbach e Charles Roseman hanno studiato la variabilità nella morfologia del corpo umano tra diverse popolazioni. A questo scopo, hanno confrontato le differenze nelle lunghezze di quattro ossa lunghe (omero, radio, femore e tibia), oltre alla variazione nei diametri della testa del femore e nelle larghezze della pelvi in un gruppo di oltre 400 soggetti appartenenti a 14 popolazioni umane in quattro regioni geografiche: Africa Sub-Sahariana, Nord Africa, Europa Temperata e Artico.

In genere, nei climi caldi i corpi umani dovrebbero presentare arti distali (avambraccio e parte inferiore della gamba) più lunghi e corpi più stretti, e viceversa nei climi freddi. Coerentemente con questo, si è osservato che, all’aumentare della latitudine, il diametro della testa del femore e l’ampiezza della pelvi aumentano, mentre le lunghezze di radio e tibia diminuiscono.

Tuttavia, l’omero e il femore presentano un comportamento che non si può spiegare semplicemente come risposta diretta ai fattori climatici. Il femore dovrebbe allungarsi a latitudini maggiori, mentre le osservazioni non evidenziano nessuna variazione in lunghezza; e contrariamente alla teoria, l’omero si allunga anziché accorciarsi. Questo è dovuto alle correlazioni genetiche tra femore e tibia nella gamba e tra omero e radio nel braccio; poiché il radio e la tibia tendono ad accorciarsi, l’omero fa altrettanto, mentre il femore non si allunga.

Secondo gli autori, anche quando i pattern di evoluzione corrispondono a quanto ci si aspetta, non è detto che i processi sottostanti siano quelli che pensiamo. I risultati dell’indagine indicano che i tratti morfologici esaminati sono evoluti insieme, come risultato di una complessa combinazione di forze evolutive ambientali e correlazione genetica, che agisce sull’organismo umano nella sua totalità.

Riferimenti:
Kristen R.R. Savell et al. Constraint, natural selection, and the evolution of human body form. Proceedings of the National Academy of Sciences, 2016; DOI: 10.1073/pnas.1603632113

Immagine da wellcomeimages.org, CC BY 4.0