Exaptation. Il bricolage dell’evoluzione.

Molto spesso si legge su Nature, Science ed altre prestigiose riviste che la genomica ha rivoluzionato il modo di concepire il genoma, portando a numerose ed inattese scoperte. Questo è indubbiamente vero, ma è altrettanto interessante il fatto che la genomica stia portando alla riscoperta di alcuni concetti che, dopo un successo iniziale, erano stati erroneamente “messi in panchina” da molti

Molto spesso si legge su Nature, Science ed altre prestigiose riviste che la genomica ha rivoluzionato il modo di concepire il genoma, portando a numerose ed inattese scoperte. Questo è indubbiamente vero, ma è altrettanto interessante il fatto che la genomica stia portando alla riscoperta di alcuni concetti che, dopo un successo iniziale, erano stati erroneamente “messi in panchina” da molti scienziati.

Tra i concetti che stanno tornando in modo prepotente alla ribalta vi è indubbiamente quello di exaptation. Questo concetto, proposto nel 1982 da Gould e Vrba, suggerisce che alcune innovazioni apparse durante il corso dell’evoluzione non siano il frutto di un processo di selezione verso quella specifica funzione, quanto il riutilizzo a fini diversi di una struttura già esistente. Un esempio lampante è l’origine dell’ala, la quale ancestralmente funzionava come struttura per la termoregolazione, per essere stata poi “riciclata” per il volo secondo una sorta di bricolage (Gould, Bravo brontosauro. Riflessioni di storia naturale, Feltrinelli, Milano, 1992). Numerosi esempi sono stati recentemente trovati anche a livello molecolare (come già riferito da Pikaia).

E’ quindi un piacere vedere tra i libri in uscita per la casa editrice Bollati Boringhieri la traduzione italiana (realizzata da Chiara Ceci) di “Exaptation. Il bricolage dell’evoluzione” scritto da Stephen J. Gould ed Elisabeth Vrba. Il libro è per me una buona lettura anche perchè aiuta a capire che l’idea degli “anelli mancanti” è priva di significato in quanto frutto della volontà di ricercare una continuità morfologica che non necessariamente si è realizzata nel corso dell’evoluzione.

Per chi fosse interessato, ecco la descrizione dei del libro: “Il concetto di exaptation è stato introdotto dai paleontologi Stephen Gould ed Elisabeth Vrba nel 1982, ma ha una lunga storia che risale alla risposta data da Charles Darwin nel 1872 alle obiezioni dello zoologo George Mivart circa la presunta incapacità della selezione naturale di render conto degli stadi incipienti di strutture naturali particolarmente complesse. Con il neologismo pre-adaptation Darwin introdusse la possibilità che in natura il rapporto fra organi e funzioni fosse potenzialmente ridondante, in modo da permettere che un tratto sviluppatosi per una certa ragione adattativa potesse essere «cooptato» o convertito per una funzione anche del tutto indipendente dalla precedente. Questa cooptazione funzionale, che integra e non sostituisce l’azione di implementazione graduale della selezione naturale, fu rinominata da Gould e Vrba exaptation, per indicare come gli organismi spesso riadattino in modo opportunista, come bricoleur, strutture già a disposizione per funzioni inedite. Il concetto di exaptation è quindi un caso di studio evoluzionistico particolarmente interessante, perché evoca il rapporto fra strutture e funzioni, fra ottimizzazione e imperfezione in natura, mettendo in discussione la visione «adattazionista» a lungo prevalente nel Novecento. Esso è inoltre il miglior antidoto contro gran parte delle argomentazioni neocreazioniste relative alla presenza in natura di un presunto «progetto intelligente».”

Mauro Mandrioli

 

«L’evoluzione è un gioco combinatorio ed exattativo in cui si insegnano sempre nuovi trucchi a vecchi geni».
Francois Jacob