Faccia sociale

Le piccole scimmie del Nuovo Mondo (Platirrine) sono anche note per la straordinaria varietà delle loro morfologie facciali: alcune presentano facce rosse, altre baffi lunghi, altre ancora ciuffi variopinti o colorazioni estremamente sgargianti. Questa incredibile diversità ha fatto interrogare per secoli i naturalisti riguardo alle potenziali pressioni selettive che ne hanno guidato l’evoluzione, ma solo oggi, dalle pagine della rivista

Le piccole scimmie del Nuovo Mondo (Platirrine) sono anche note per la straordinaria varietà delle loro morfologie facciali: alcune presentano facce rosse, altre baffi lunghi, altre ancora ciuffi variopinti o colorazioni estremamente sgargianti. Questa incredibile diversità ha fatto interrogare per secoli i naturalisti riguardo alle potenziali pressioni selettive che ne hanno guidato l’evoluzione, ma solo oggi, dalle pagine della rivista Proceedings of the Royal Society B, un gruppo di ricercatori è riuscito a fornire le prime risposte.

In primo luogo, grazie all’utilizzo di foto digitali di ben 129 specie, reperite su famosi siti web dedicati a questi animali, hanno suddiviso il viso in 14 regioni e hanno stabilito un “indice di complessità facciale”, basandosi sulle diverse colorazioni e/o forme delle differenti aree identificate. Successivamente hanno messo in relazione questo indice con alcune caratteristiche delle specie, quali, ad esempio, il livello di socialità, la condivisione delle medesime aree con altre specie affini e le condizioni ambientali medie del loro areale.

Diversamente da quanto atteso, dai risultati emerge come le specie che presentano diversità facciali più accentuate siano quelle che vivono in piccoli gruppi e/o in simpatria con altre specie appartenenti al medesimo genere. La diversità facciale si sarebbe originata in queste specie in modo tale da favorire il riconoscimento tra individui conspecifici che vivono sì in gruppo, ma che spesso occupano home range estesi e devono, quindi, identificarsi a lunghe distanze. Le specie che, invece, si aggregano in gruppi molto numerosi presentano un limitato range di “tipi facciali”, ma, come probabile conseguenza della vita a stretto contatto l’un con l’altro, sembrano avere una mimica facciale molto più pronunciata rispetto alle altre. E’ proprio mediante questo che tali specie riconoscebbero i singoli individui del gruppo a cui appartengono.

Inoltre, le specie che vivono nelle foreste equatoriali presentano pelle e pelliccia della regione oculare di tonalità più scure, mentre le regioni della bocca e del naso si inscuriscono in ambienti umidi e con densa vegetazione. Infine, la lunghezza della pelliccia aumenta man mano che ci si allontana dall’Equatore e che il clima si raffredda, ad indicare un probabile legame con funzioni di termoregolazione.

Andrea Romano

Riferimenti:
Sharlene E. Santana, Jessica Lynch Alfaro, and Michael E. Alfaro. Adaptive evolution of facial colour patterns in Neotropical primates. Proc. R. Soc. B, January 11, 2012 DOI: 10.1098/rspb.2011.2326

Immagine dall’articolo originale: credit Stephen Nash