Finira?

Ulteriori prove a favore dell’ipotesi che vede l’uomo di Florese come specie a parte

Il più grande dei misteri che la paleoantropologia è chiamata a risolvere è senza dubbio quello relativo allo status del cosiddetto Hobbit, un piccolo individuo di cui possediamo il cranio fossile rinvenuto nel 2003 nell’isola di Flores, in Indonesia, e datato circa 18.000 anni fa. Da taluni viene considerato una buona specie del genere Homo (Homo floresiensis), mentre altri sostengono che non sia altro che un individuo affetto da microcefalia o nanismo appartenente alla nostra specie.

Negli ultimi cinque anni si sono susseguiti numerosi studi, da analisi morofologiche e paleoclimatiche fino a simulazioni computerizzate, che hanno prodotto altrettante pubblicazioni in cui sono stati sostenuti molti pareri contrastanti. L’ultimo di questi sforzi, pubblicato sulla rivista Journal of Human Evolution, porta la firma di Karen L. Baab del Stony Brook University Medical Center e di Kieran P. McNulty della University of Minnesota. I ricercatori hanno confrontato le caratteristiche del cranio, basandosi in particolar modo sulle proporzioni tra la forma e la dimensione delle diverse parti, dell’Hobbit “reale” con quelle di un ipotetico ominide realizzato mediante una simulazione tridimensionale e quelle di un uomo moderno, entrambi di taglia simile a quelle del piccolo abitante di Flores. La simulazione è stata eseguita utilizzando tutte le informazioni sulle proporzioni dei crani degli ominidi e delle grandi scimmie antropomorfe africane disponibili alla scienza.

Dalla comparazione emerge che il cranio dell’uomo di Flores risulta avere molte più affinità con l’ominide simulato che con l’uomo anatomicamente moderno, segnalando la probabile appartenenza dell’Hobbit ad una specie a parte del genere Homo. In particolare, si sottolineano evidenti somiglianze nel confronto delle scatole craniche. Lo studio ha anche previsto un’analisi dell’asimmetria craniale, evidenziando un alto livello di asimmetria nell’hobbit. Nonostante ciò, questo accentuata asimettria è inclusa all’interno dell’intervallo di variazione naturale sia dell’uomo che delle scimmie antropomorfe.

Baab e McNulty sostengono di aver fornito ulteriori prove sullo status di specie dell’Homo floresiensis. La penseranno tutti così? Nel 2009, l’anno di Darwin, si aspettano (e, fidatevi, non rimarremo delusi) nuovi colpi di scena…

Riferimenti:
Karen L. Baab e Kieran P. McNulty, Size, shape, and asymmetry in fossil hominins: The status of the LB1 cranium based on 3D morphometric analyses, Journal of Human Evolution; doi:10.1016/j.jhevol.2008.08.011

Fonte dell’immagine: Wikimedia Commons

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