Giochiamo a nascondino?

La plasticità fenotipica consente, mediante il cambiamento della livrea corporea, ad un piccolo pesce predatore di catturare le sue prede e riduce, a sua volta, la predazione ai propri danni

Gli animali usano comunemente segnali ingannevoli per favorirsi l’accesso al cibo o aumentare le loro opportunità riproduttive, per protezione o predazione. Le strategie ingannevoli hanno però il grosso rischio che il loro eccessivo utilizzo possa consentire ai ricevitori di imparare a riconoscerle, ignorando o addirittura punendo il segnalatore. Tra gli escamotage escogitati dalla selezione naturale a favore degli ingannatori, oltre all’elevato polimorfismo, vi è anche l’evoluzione di un’estrema plasticità fenotipica, che consente ai singoli individui di mutare continuamente strategia.

Un team di ricerca internazionale ha studiato le capacità adattative di un piccolo pesce predatore tipico delle barriere coralline indo-pacifiche, lo pseudocromide scuro (Pseudochromis fuscus), specie che presenta un elevato polimorfismo cromatico a seconda delle condizioni ecologiche in cui si trova. In particolare, la specie sembra infatti ‘imitare’ il colore delle proprie prede in modo tale da aumentare il successo nella loro predazione. Nel suo complesso, la specie varia molto nella colorazione, comprendendo morfotipi marroni, gialli, rosa, arancioni e grigi. Sulle scogliere circostanti Lizard Island (Great Barrier Reef, Australia), habitat dello studio, due di queste varietà di colorazione (giallo e marrone) sono presenti in contemporanea. Tuttavia, dai risultati riportati da uno studio su Current Biology emerge che gli pseudocromidi di colorazione gialla sono presenti in barriere abitate da prede del medesimo colore, quali ad esempio le castagnole limone (Pomacentrus moluccensis), mentre la variante marrone si ritrova maggiormente in corrispondenza di barriere abitate da prede marroni (come P. chrysurus). Dal momento che questi pesci si cibano solo di prede giovani, secondo gli autori, gli pseudocromidi assumerebbero le caratteristiche tipiche degli adulti delle loro prede, facilitando l’avvicinamento ad esse e ottenendo così la massima probabilità di catturarle.

Quello che però risulta ancora più interessante è che il colore degli pseudocromidi non è geneticamente determinato, ma è un tratto estremamente plastico: come dimostrato da un esperimento di spostamento di individui in luoghi diversi, sono infatti sufficienti meno di due settimane per consentire ai singoli individui di modificare il proprio morfotipo da marrone a giallo, e viceversa. Pertanto, individui dei due colori possono spostarsi da un luogo all’altro e variare la propria livrea a seconda delle prede che incontrano. La plasticità fenotipica consente quindi a questi pesci di vestirsi nei panni delle loro prede in base al contesto, ma porta con sé un ulteriore vantaggio.

Infatti, tale strategia risulta ancora più efficace se si pensa che la modificazione del colore rende i pesci criptici con l’ambiente circostante: le castagnole gialle vivono infatti in ambienti dominati da coralli vivi di colore simile, mentre quelle marroni abitano fondali con substrati più scuri. La modificazione del colore si traduce infatti in una minor predazione per gli pseudocromidi da parte della trota corallina (Plectropomus leopardus), loro vorace predatore. In un altro esperimento è infatti stato mostrato che quando ai predatori venivano presentati pseudocromidi di colori differenti, le trote coralline predavano circa il doppio più frequentemente gli individui aventi colori non corrispondenti allo sfondo.

La plasticità fenotipica può quindi offrire un’ottima soluzione per ridurre i vincoli tipicamente associati alle strategie ingannevoli, portando anche una serie inaspettata di ulteriori benefici.

Riferimento bibliografico:
F. Cortesi, W.E. Feeney, M.C.O. Ferrari, P.A. Waldie, G.A.C. Phillips, E. C. McClure, H.N. Sko¨ ld, W. Salzburger, N.J. Marshall e K. L. Cheney.  Phenotypic Plasticity Confers Multiple Fitness Benefits to a Mimic. Current Biology 25, 949–954. 

Credit: Justin Marshall