Gli scavatori del Cretaceo

Fossiomanus sinensis e Jueconodon cheni sono due mammaliamorfi che, 120 milioni di anni fa, avevano uno stile di vita simile alle talpe. I loro resti presentano un interessante caso di convergenza evolutiva e forniscono informazioni sull’evoluzione della colonna vertebrale dei mammiferi

Due nuove specie di mammaliamorpha provenienti dalla Fauna Jehol, in Cina, sono state recentemente scoperte e descritte. Questi due specie, solo lontanamente imparentate tra loro e non antenati di forme attualmente esistenti, risalgono a circa 120 milioni di anni fa, al Cretaceo Inferiore, e sono i primi scavatori scoperti in quel contesto faunistico. Nonostante il loro minimo grado di parentela, presentano una lampante convergenza evolutiva, anche con mammiferi scavatori attuali, ma anche interessanti differenze. La scoperta è stata presentata in un articolo, pubblicato sulla rivista Nature.

Le due specie sono state chiamate Fossiomanus sinensis e Jueconodon cheni. Il primo appartiene alla famiglia Tritylodontidae, antichi animali simili ai mammiferi, ed era lungo 31,6 centimetri, più 6,5 di coda. J. cheni era invece un mammifero appartenente all’ordine estinto degli eutriconodonta, parenti degli attuali placentati e marsupiali ma non loro antenati, lungo 18,3 centimetri a cui sono da sommare i  4,2 di coda.

Entrambe le specie, pur essendo molto separate nell’albero filogenetico, si sono adattate in maniera convergente per uno stile di vita basato sullo scavare gallerie sotterranee. I loro arti anteriori sono tozzi e massicci, con ossa estremamente robuste per permettere l’inserimento di muscoli potenti e sopportare lo stress causato dall’operazione di scavo. Gli arti anteriori sono larghi e robusti, dotati di falangi distali (gli artigli, per intenderci) molto lunghi, più di quelli prossimali, che pure sono molto grossi; caratteristiche specializzate che le hanno portate ad essere una sorta di ‘badili’. Gli arti posteriori hanno invece dimensioni ridotte rispetto a quelli anteriori.

Jueconodon aveva occhi di piccole dimensioni e una forma del cranio compatibile con collo e spalle potenti, cosa che suggerisce l’uso della testa come strumento per compattare il terreno. Non è chiaro se Fossiomanus avesse le stesse caratteristiche, dato che il cranio dell’olotipo è danneggiato, ma aveva certamente un arco zigomatico snello, un aspetto comune ad alcuni mammiferi scavatori attuali. I due animali avevano una forma anatomica simile sia tra di loro che con altri mammiferi dallo stile di vita fossorio, come le talpe.

Data la distanza filogenetica delle due specie, queste caratteristiche devono essersi evolute indipendentemente per convergenza evolutiva, a causa di una simile pressione selettiva. Il fatto che siano imparentati così alla lontana porta le due specie ad avere anche alcune marcate differenze, in particolare nel numero delle loro vertebre. Dal collo al bacino, Fossiomanus ha 38 vertebre, mentre Jueconodon ne ha 33. I mammiferi moderni, con alcune eccezioni, ne hanno 26. Questa lampante differenza potrebbe essere dovuta a mutazioni dei geni HOX, che regola numero e forma delle vertebre durante lo sviluppo embrionale dell’animale.

Questi due organismi estinti non solo rappresentano un interessante caso di convergenza evolutiva, essendo oltretutto i primi mammiferi fossori provenienti dalla fauna Jehol, ma forniscono anche preziose informazioni sullo sviluppo evolutivo della colonna vertebrale nei mammaliamorpha.

Riferimenti:
F. Mao et al. Fossoriality and evolutionary development in two Cretaceous mammaliamorphs. Nature, published online April 7, 2021; doi: 10.1038/s41586-021-03433-2

Riferimenti immagine: Image credit: Chuang Zhao.