Grandi canini per gusci difficili

È solo la mandibola di una piccola scimmia asiatica di appena due kg e mezzo, ma sarà sicuramente di importanza notevole nel ricostruire la filogenesi delle scimmie antropoidi, o perlomeno di una parte di esse. Sto parlando di Ganlea megacanina, da poco descritta sui Proceedings B della Royal Society da Christopher Beard, un scimmia vissuta 38 milioni di anni fa

È solo la mandibola di una piccola scimmia asiatica di appena due kg e mezzo, ma sarà sicuramente di importanza notevole nel ricostruire la filogenesi delle scimmie antropoidi, o perlomeno di una parte di esse. Sto parlando di Ganlea megacanina, da poco descritta sui Proceedings B della Royal Society da Christopher Beard, un scimmia vissuta 38 milioni di anni fa nel Myanmar e in poche altre località asiatiche che appartiene a un gruppo di scimmie estinte, gli amphipitecidi, la cui esatta collocazione filogenetica è stata a lungo dibattuta dalla comunità scientifica: erano scimmie antropoidi (il gruppo che comprende scimmie, antropomorfe e uomo) o invece adapoidi (il gruppo che ha portato in seguito alla comparsa dei lemuri attuali) e quindi su un ramo della filogenesi dei primati molto distante rispetto al nostro? Ganlea megacanina ci aiuta a capirne qualcosa di più.

Come già ricordato tutto quello che abbiamo di questa scimmia sono i denti e la mandibola, ma fortunatamente si tratta di reperti decisamente importanti quando si tratta di mammiferi. Proprio i denti, in particolare i canini inferiori più larghi che lunghi, dimostrano inequivocabilmente l’appartenenza di Ganlea allo stesso gruppo monofiletico (o clade) delle altre amphipitecine asiatiche come Myanmarpithecus e Podaungia. Più precisamente, tutto il gruppo viene collocato da Beard vicino alle scimmie platyrrhine (come si nota nell’immagine) e decisamente all’interno delle scimmie antropoidi che quindi acquisiscono definitivamente dei nuovi esponenti estinti. L’aspetto più interessante della Ganlea megacanina, inoltre, è che i canini inferiori sono non solo più larghi che lunghi, ma eccezionalmente grandi e recanti segni evidenti di un utilizzo, prova di una
specializzazione, che non è mai stato riscontrato tra le proscimmie come gli adapoidi e i lemuri attuali: l’apertura di gusci e la consumazione di semi. Questa scimmia occupava quindi una nicchia ecologica scarsamente sfruttata dai primati fino ad allora, la stessa dove oggi eccelle ad esempio la scimmia Saki in Sudamerica, e proprio questo è uno dei motivi che la allontanano da adipoidi come la famosa Ida (Darwinius masillae), recentemente, forse con troppo entusiasmo e sicuramente con poche ragioni, proposta come antenato comune a tutte le scimmie antropoidi, di cui si è parlato anche qui su Pikaia (qui e qui).

Proprio questo nome compare nello studio di Beard, che fa notare come la collocazione di Ganlea contribuisca a sgonfiare il fenomeno Ida e suggerisce inoltre che gli antenati comuni di tutte le scimmie antropoidi potrebbero avere un’origine asiatica piuttosto che africana o europea. In realtà questa scimmia sembra troppo specializzata per essere in qualche maniera un nostro antenato diretto, e il gruppo a cui appartiene sembra più vicino al ramo delle scimmie del Nuovo Mondo (o platyrrhine) che prossimo alla base del cespuglio evolutivo delle scimmie antropoidi (dove si colloca, ad esempio, il gruppo delle Eosimiidae). Ganlea megacanina, tuttavia, resta un tassello importante in una storia complessa da comprendere e raccontare.

Marco Michelutto

Riferimenti:
K. Christopher Beard, Laurent Marivaux, Yaowalak Chaimanee, JeanJacques Jaeger, Bernard Marandat, Paul Tafforeau, Aung Naing Soe, Soe Thura Tun and Aung Aung Kyaw , “A new primate from the Eocene Pondaung Formation of Myanmar and the monophyly of Burmese amphipithecids”, Proc. R. Soc. B published online 1 July 2009