Identificata una tappa intermedia nell’evoluzione dell’occhio

Una delle principali argomentazioni dei detrattori della teoria dell’evoluzione per selezione naturale chiama in causa la formazione dell’occhio dei mammiferi: una struttura così complessa, calibrata e perfetta, dicono, non può essersi evoluta per selezione naturale tramite piccoli passaggi intermedi, ma deve essere stata creata da un artefice divino. Così “dimostrano” l’esistenza di un progetto intelligente. Un recente studio, pubblicato e

Una delle principali argomentazioni dei detrattori della teoria dell’evoluzione per selezione naturale chiama in causa la formazione dell’occhio dei mammiferi: una struttura così complessa, calibrata e perfetta, dicono, non può essersi evoluta per selezione naturale tramite piccoli passaggi intermedi, ma deve essere stata creata da un artefice divino. Così “dimostrano” l’esistenza di un progetto intelligente.

Un recente studio, pubblicato e disponibile on-line sulla rivista Biology Letters, ha fornito un’importante prova empirica di quello che fino ad ora è il primo precursore dell’occhio umano, risalente a circa 400 milioni di anni fa. I resti fossili che hanno reso possibile l’identificazione delle strutture dell’occhio appartengono ad un placoderma, il cui cranio è rimasto straordinariamente ben conservato. I Placodermi sono una classe di vertebrati marini estinti simili ai pesci, con il corpo interamente ricoperto da scudi ossei, particolarmente sviluppati nelle regioni cefalica e toracica. Sono inoltre i primi animali gnatostomi, gli organismi dotati di mascelle, conosciuti.

Un gruppo di ricercatori dell’Australian National University ha infatti analizzato, sia dal punto di vista morfologico che funzionale, le inserzioni dei muscoli e dei nervi che controllavano i movimenti degli occhi di questi organismi. I risultati, ottenuti tramite l’utilizzo della tomografia computerizzata ai raggi-X che ha reso possibile la visione tridimensionale, indicano strutture differenti rispetto a quelle di tutti gli altri vertebrati gnatostomi, ma anche diversi da quelle delle lamprede. In particolare, alcuni muscoli hanno le caratteristiche e l’organizzazione di quelli degli agnati (gli animali senza mascelle come le odierne lamprede), mentre altri sono del tutto simili agli omologhi dei tetrapodi. L’organizzazione dell’occhio dei Placodermi si configura, dunque, come uno stadio intermedio tra quelle degli animali senza mandibola e quelli che presentano questa struttura.

Fino ad oggi era stato impossibile individuare le strutture che permettono agli occhi di muoversi di animali i cui resti sono molto antichi, in quanto i tessuti molli sono difficilmente fossilizzabili. Una tappa dell’evoluzione dell’occhio umano è stato rinvenuto; chissà che nuove ricerche e nuove tecniche riescano a fare ulteriore luce sull’evoluzione di una delle strutture sensoriali più straordinarie che siano mai comparse sulla terra, con buona pace dei creazionisti…

Andrea Romano

L’immagine è tratta da Wikimedia Commons.