Il Baby talk facilita l’apprendimento anche nei pipistrelli

La grande capacità di vocalizzazione all’interno delle comunità di chirotteri racconta l’uso di un linguaggio specifico diretto ai propri cuccioli, proprio come negli umani

Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Frontiers in Ecology and Evolution, condotto da un gruppo di ricercatori dello Smithsonyan Institute, dalla Libera Università di Berlino e dal Museo di Storia Naturale di Berlino, un modo di parlare bambinesco, tipicamente connotato da un timbro più acuto e da un marcato scandire delle parole, svolgerebbe anche nei pipistrelli della specie Saccopteryx bilineata un importante ruolo di insegnamento, proprio come per gli umani. Chiamato più in generale “baby talk”, l’adattamento dell’intonazione, del registro e del ritmo della voce nei confronti di un bambino costituisce un fondamentale feedback che ne facilita l’apprendimento linguistico, attraendo l’attenzione del bambino e sollecitandone la concentrazione e il coinvolgimento. In molte specie animali questo è utile non solo ad influenzare la maturazione di un repertorio di suoni ma addirittura a trasmettere una determinata firma vocale, caratteristica del gruppo di appartenenza.

Lo studio è stato condotto su delle grandi comunità del centro-nord America di Saccopteryx bilineata, una specie altamente sociale di chirotteri, andando a registrarne i suoni per indagarne il repertorio vocale e la biolinguistica. Dalle registrazioni sono emerse notevoli differenze nella comunicazione tra piccoli e adulti rispetto a quella tra gli adulti stessi, con variazioni a seconda del genere. Durante i primi tre mesi di vita dei giovani pipistrelli, infatti, si notano reazioni differenti da parte dei maschi e delle femmine al balbettio dei cuccioli. Mentre le femmine adulte sono in grado di rispondere imitando i medesimi suoni, generalmente interpretati come un segno positivo, sono differenti i suoni rivolti ai cuccioli dai maschi adulti. Il baby talk dei maschi, secondo gli studiosi, registrerebbe delle variazioni apparentemente dirette a trasmettere a questi la propria firma vocale. Una firma vocale distinta sarebbe così utile tanto ai piccoli pipistrelli per riconoscere il proprio gruppo, quanto alle madri per distinguere le richieste di assistenza dei propri cuccioli, distinguendoli dagli altri.

In definitiva lo studio si presenta tra i primi ad indagare il ruolo delle vocalizzazioni nella trasmissione degli insegnamenti in natura, anche al di fuori del mondo umano, e grazie ad esso emergerebbe quanto la comunicazione genitore-figlio nei pipistrelli sia ben più complessa di quello che si pensasse in precedenza. Un aspetto fondamentale, considerato alla base dello studio, è che la complessità delle vocalizzazioni di questi animali è probabilmente però anche una conseguenza della selezione sessuale che porta le femmine ad essere molto selettive e i maschi allo sviluppo di vocalizzazioni di corteggiamento via via più complesse, necessarie per superare la selezione.

Fonti:
Ahana Aurora Fenrandez, Mirjam Knörnschild. Pup Directed Vocalizations of Adult Females and Males in a Vocal Learning Bat. Frontiers in Ecology and Evolution, published online on August 14, 2020.

Image credit: Michael Stifter