Il Besanosauro non era solo: scoperti altri cinque esemplari dell’ittiosauro tra Italia e Svizzera

Il primo fossile, battezzato Besanosaurus leptorhynchus dai paleontologi del Museo di Storia Naturale di Milano, si conferma il più completo al mondo per questa specie di ittiosauro, ora riconosciuta a livello internazionale

“Nessuno immaginava che nelle collezioni dei musei ci fossero altri ittiosauri di questa specie non ancora identificati, tra cui uno di ben 8 metri: un record tra i predatori marini di quel periodo geologico” afferma Cristiano Dal Sasso, paleontologo del Museo di Storia Naturale di Milano, Comune di Milano – Cultura, che ha coordinato le ricerche. 

Ancora una volta – viste anche le restrizioni imposte dal COVID – la scoperta paleontologica non è avvenuta sul terreno bensì nei sotterranei dei musei e nei reparti radiologici degli ospedali (compreso l’Ospedale Maggiore di Milano). Un team di paleontologi italiani, svizzeri, fiamminghi e polacchi si è messo alla ricerca di fossili simili al Besanosauro esposto al Museo di Storia Naturale di Milano ed estratti nel secolo scorso dalle medesime rocce del Triassico che affiorano nel giacimento di Besano-Monte San Giorgio, al confine tra Italia e Svizzera. E così ne sono saltati fuori altri cinque, tutti di grandi dimensioni e riferibili alla stessa specie.

L’articolo scientifico che li descrive è uscito oggi online sulla prestigiosa rivista scientifica PeerJ ed è firmato, oltre che da Cristiano Dal Sasso, anche da Gabriele Bindellini (Dipartimento di Scienze della Terra “Ardito Desio”, Università degli Studi di Milano), Andrzej Wolniewicz (Accademia delle Scienze Polacca, Varsavia), Feiko Miedema (Museo Statale di Scienze Naturali, Stoccarda) e Torsten Scheyer (Istituto e Museo di Paleontologia, Università di Zurigo).

Gli ittiosauri del Triassico Medio sono rari nel mondo e in gran parte di piccole dimensioni. Hanno circa 240 milioni di anni: vissero prima dei dinosauri, non sono loro parenti e hanno antenati terrestri simili a lucertole, da cui ereditarono le quattro zampe trasformandole in pinne per nuotare. I nuovi esemplari, finora inediti, conservano tutti le ossa del cranio e permettono una conoscenza più completa della anatomia e delle abitudini alimentari di Besanosaurus leptorhynchus. Il nome è stato coniato dai paleontologi che lo hanno descritto nel 1996, Cristiano Dal Sasso e Giovanni Pinna, e significa “rettile di Besano dal rostro sottile”. L’ittiosauro aveva infatti un muso lunghissimo e affilato, con cui catturava antichi parenti dei calamari e piccoli pesci, grazie a rapidi movimenti della testa.

Besano, culla degli shastasauridi

Besanosaurus leptorhynchus fu scoperto nei dintorni di Besano (Varese) quasi trenta anni fa, durante scavi condotti dal Museo di Storia Naturale di Milano su concessione del Ministero della Cultura nell’ormai famoso sito del “Sasso Caldo”. L’articolo pubblicato ora da PeerJ riesamina questo esemplare, grazie anche alla tesi di dottorato del giovane paleontologo milanese Gabriele Bindellini, supportata dal Dipartimento di Scienze della Terra “Ardito Desio” dell’Università degli Studi di Milano. 

Il gruppo, coordinato da Cristiano Dal Sasso , ha ristudiato in dettaglio l’esemplare di Milano – che tra l’altro era una femmina gravida, con un embrione nel ventre – e assegnato a questa specie altri tre fossili mai descritti e due che in precedenza erano stati attribuiti a una specie diversa (Mikadocephalus gracilirostris). Quest’ultima è risultata non più valida in quanto non sono state trovate differenze anatomiche significative con Besanosaurus che fossero in grado di giustificare il mantenimento di due nomi distinti per lo stesso tipo di ittiosauro.

I sei esemplari studiati, conservati e in parte esposti nei musei di Milano, Zurigo e Tubinga, furono estratti nel secolo scorso dal giacimento di Besano-Monte San Giorgio, che affiora lungo il confine tra Italia e Svizzera. Il sito è noto in tutto il mondo e riconosciuto come Patrimonio dell’UNESCO; in territorio italiano è tutelato dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle province di Como, Lecco, Sondrio, Monza-Brianza, Pavia e Varese. Oltre agli ittiosauri, il giacimento racchiude rettili semi-acquatici, pesci e invertebrati, fossilizzati in modo eccezionale grazie alla carenza di ossigeno di cui era periodicamente affetto il fondale marino.

I sei Besanosauri mostrano soprattutto variazioni di taglia e dunque rappresentano con ogni probabilità diversi stadi di crescita. Il più grande doveva raggiungere gli 8 metri di lunghezza: un vero record tra i rettili marini predatori del Triassico medio, che di norma non superavano i 4-5 metri.

Gli strati di roccia in cui sono stati trovati i Besanosauri sono stati datati con attenzione a circa 240 milioni di anni fa. Questa datazione permette di affermare che Besanosaurus è il più antico diapside nuotatore di grandi dimensioni con muso lungo e stretto. I diapsidi sono il gruppo di rettili che comprende lucertole, serpenti, coccodrilli e tutti i loro parenti estinti. L’analisi filogenetica, basata sulle caratteristiche anatomiche evidenziate nell’articolo di PeerJ, indica anche che Besanosaurus è il più antico e più primitivo rappresentante di un gruppo di ittiosauri chiamato shastasauridi, che vissero anche in Cina e Nordamerica.

Scheletri appiattiti dal tempo profondo: una sfida ricostruirli in 3D

“Studiare questi fossili è stata una bella sfida. Tutti i Besanosauri sono stati deformati dal tempo e dalla pressione delle rocce all’interno di strati sottili, spessi poche decine di millimetri: TAC medica e fotogrammetria ci hanno permesso di vedere le ossa nascoste o sovrapposte e di ricostruire le scatole craniche in 3D, osso per osso” – sottolinea Cristiano Dal Sasso, paleontologo del Museo di Storia Naturale di Milano e senior author dell’articolo di PeerJ.

“Il rostro estremamente lungo e sottile suggerisce che Besanosaurus si nutrisse di piccole prede veloci, attingendo ad un livello più basso della catena alimentare rispetto a un predatore apicale: era una specializzazione ecologica nuova, mai riscontrata in un grande rettile diapside marino prima del Triassico medio. Questo avrebbe innescato un aumento di taglia e abbassato la competizione tra le diverse specie di ittiosauri che coabitavano questa parte dell’Oceano di Tetide”- dice Gabriele Bindellini dell’Università degli Studi di Milano, primo autore dello studio.

I ricercatori italiani hanno iniziato il riesame di Besanosaurus più o meno un anno fa, quasi nello stesso momento in cui un altro gruppo di paleontologi comprendente Andrzej Wolniewicz (IP PAS, Varsavia), Feiko Miedema (SMNS, Stoccarda) e Torsten Scheyer (UZH, Zurigo) aveva iniziato a lavorare sugli esemplari svizzeri. “Anziché fare studi paralleli abbiamo condiviso dati e impegno, tirando insieme la stessa fune per migliorare le conoscenze su questi affascinanti animali estinti”, conclude Torsten Scheyer.

Riferimenti: https://peerj.com/articles/11179

Fonte: Comunicato stampa Museo di Storia Naturale di Milano

Video: Video-riassunto che documenta scavo, recupero, indagini radiografiche e preparazione del primo fossile di Besanosaurus, commentato dai paleontologi Cristiano Dal Sasso (a sinistra) e Gabriele Bindellini (a destra). Immagini originali e suoni furono registrati in presa diretta sul sito del “Sasso Caldo” di Besano (Varese) durante l’estrazione del fossile nella primavera del 1993 e successivamente nel Laboratorio di Paleontologia del Museo di Storia Naturale di Milano, dove l’intero scheletro venne messo in luce e riassemblato. Video di Gabriele Bindellini e Cristiano Dal Sasso, © Museo di Storia Naturale di Milano.

Gabriele Bindellini e Cristiano Dal Sasso, © Museo di Storia Naturale di Milano.

Immagine in apertura: Ricostruzione artistica di Besanosaurus. A dispetto della somiglianza coi pesci, gli ittiosauri erano rettili. Si adattarono perfettamente a vivere in mare aperto trasformando in pinne le zampe dei loro antenati di terraferma; gli ittiosauri più complessi svilupparono anche pinne dorsali e code a falce. Acquarello di Fabio Fogliazza modificato digitalmente da Gabriele Bindellini, © Museo di Storia Naturale di Milano.