Il cambiamento climatico e le malattie del futuro

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I cambiamenti climatici stanno incrementando le infezioni causate da virus, batteri, funghi ed elminti ai danni della fauna selvatica, soprattutto nelle regioni con climi freddi. Questo trend è destinato ad aumentare nei prossimi decenni, con effetti potenzialmente molto gravi su questi ecosistemi fragili

Negli ultimi decenni si è osservato un preoccupante legame tra i cambiamenti climatici, causati dal surriscaldamento globale, e l’aumento dell’incidenza di malattie della fauna selvatica. Nonostante la correlazione evidente, gli scienziati conoscono ancora poco su come le variazioni di temperatura condizionino il rapporto parassiti-ospiti e su come gli organismi che infettano e quelli che vengono infettati, reagiscano allo stress causato da temperature anomale.

Un team di scienziati ha dunque deciso di indagare più a fondo quella che per ora era una semplice osservazione e ha pubblicato i risultati sulla nota rivista scientifica Science. Lo studio, condotto su pubblicazioni e dataset riguardanti la fauna selvatica di tutto il mondo, ha mostrato come, negli ultimi 30 anni, effettivamente le alterazioni delle condizioni climatiche e le variazioni di temperatura abbiano inciso sull’intensità dei focolai di infezione che colpiscono la fauna selvatica di tutto il globo.

In particolare, come previsto dagli scienziati, gli ospiti adattati a temperature fredde hanno visto aumentare il proprio tasso di infezione parallelamente all’aumento delle temperature, viceversa per gli ospiti adattati a temperature calde. Gli effetti peggiori si sono riscontrati sugli ospiti ectotermi, più vulnerabili dato che la loro performance corporea è pesantemente condizionata dalla temperatura ambientale, così come sugli animali non migratori e nei casi di infezioni trasmesse direttamente, cioè senza dei vettori intermedi. Un risultato che invece ha sorpreso gli scienziati è stata la mancanza di differenza tra ambiente acquatico, ritenuto più stabile e meno soggetto a variazioni di temperatura, e quello terrestre.

Queste osservazioni concordano con la “Thermal mismatch hypothesis”, un’ipotesi secondo la quale i parassiti sarebbero più resistenti alle variazioni di temperatura rispetto ai loro ospiti. Questi piccoli organismi non sono immuni alle estreme variazioni di temperatura, ma presentano una curva di performance corporea alle diverse temperature più morbida rispetto al brusco calo che presenta un organismo ospite, al variare della sua temperatura ambientale ottimale. La differenza tra la performance in condizioni di temperature anomale tra il parassita e l’ospite, o mismatch, basta ad aumentare i focolai di infezione all’interno della fauna selvatica, sia in ambiente acquatico che terrestre.

I ricercatori hanno, infine, deciso di generare una proiezione per l’anno 2070 partendo dai dati raccolti e simulando l’incidenza e la tipologia di infezioni in diversi scenari di emissioni di gas serra, responsabili del surriscaldamento globale. I risultati sono dei cambiamenti nella prevalenza dei parassiti che vanno, a seconda delle regioni del globo, da -22% a +66 % nello scenario con meno emissione di gas serra, fino a -31% a +86% nello scenario con più emissioni.

Gli aumenti percentuali peggiori si verificheranno nell’Artico e nelle altre regioni fredde e temperate di America, Europa e Asia, dove aumenteranno notevolmente le infezioni da funghi ed elminti. Al contrario, in altre regioni, quali in Brasile, Africa centrale e India, le infezioni fungine sono attesa calare notevolmente. Batteri e virus colpiranno con maggiore intensità le regioni temperate e fredde, dove diventeranno sempre più comuni le parassitosi da elminti e funghi, i quali però caleranno nelle regioni tropicali e sub-tropicali. Questa è la previsione degli scienziati autori di questo studio per l’anno 2070.

Se risulta palese il pericolo per la fauna selvatica e per gli esseri umani dato da un aumento delle infezioni da patogeni, bisogna ricordare che risulta altrettanto minaccioso per gli ecosistemi di tutto il pianeta un calo drastico di quei parassiti che hanno un ruolo chiave negli ecosistemi. Ad esempio, i funghi del genere Cordyceps, parassiti abbondanti nelle foreste tropicali e sub-tropicali del Sud-Est asiatico, sono fondamentali per il controllo delle popolazioni dei loro ospiti, essendosi specializzati ciascuno su una determinata specie di artropode. Risultano, perciò, fondamentali per l’equilibrio dell’intero ecosistema e una loro riduzione avrebbe notevoli conseguenze a catena su tutte gli organismi che coabitano nei medesimi ambienti.

Fonti:
Jeremy M. Cohen, L. Sauer, Olivia Santiago, Samuel Spencer, Jason R. Rohr. Divergent impacts of warming weather on wildlife disease risk across climates. Science  20 Nov 2020: Vol. 370, Issue 6519, eabb1702. DOI: 10.1126/science.abb1702

Immagine: NASA’s Scientific Visualization Studio, Key and Title by uploader (Eric Fisk), Public domain, via Wikimedia Commons