Il mistero della Megafauna

Quale ruolo dei primi uomini nell’estizione della magafauna?

Cosa accadde realmente alla megafauna, a partire da 50000 anni fa? Chi e’ il principale responsabile della scomparsa dei grossi animali nei vari continenti? Ripropone questo interessante tema un articolo di American Scientist. Nonostante il fatto indubbio che spesso la risposta vada data analizzando lo specifico caso locale, gli scienziati si sforzano da tempo di trovare una o poche cause determinanti per questo tipo di evento.

E’ noto che nell’ultima parte del Pleistocene, tra 50000 e 10000 anni fa, moltissimi esemplari della megafauna sono di fatto scomparsi da importanti regioni terrestri. Chi ha letto Armi, acciaio e malattie sa che l’autore, Jared Diamond, riconosce alla scomparsa della megafauna una certa importanza sullo sviluppo differenziale delle popolazioni umane negli ultimi 10000 anni.

Questo evento cerca ancora una causa certa; a fronte del fatto che grandi animali si sono estinti in Africa, America e Australia, le ipotesi oggi piu’ accreditate coinvolgono la rapida espansione di Homo Sapiens nello stesso periodo e i cambiamenti climatici legati all’ultima glaciazione e successiva deglaciazione. Va precisato che Jared Diamond, nel suo saggio, privilegia decisamente la prima ipotesi, spiegando che la correlazione tra passaggio dell’uomo e scomparsa della megafauna appare in molti casi piu’ forte di quella tra cambiamento climatico e relativa scomparsa. Il dibattito e’ aperto e acceso da vari anni: gia’ nel 1960 Paul S. Martin della University of Arizona, teorizzava il modello della “blitzkrieg” (guerra-lampo), secondo cui in Nord America l’uomo avrebbe cacciato mammut, mastodonti e altri grandi animali in misura superiore alla capacita’ di riproduzione di questi (“human overkill”). Cio’ ne avrebbe provocato di fatto la scomparsa in poche centinaia di anni. Da allora la controversia sul modello della “blitzkrieg” e’ rimasto, soprattutto a causa della mancanza di sicure evidenze archeologiche a suo supporto. Il tema e’ tornato recentemente alla ribalta, con la pubblicazione nel giro di pochi mesi di due interessanti lavori sul Proceedings of the National Academy of Sciences of the U.S.A.

Il primo articolo, pubblicato lo scorso aprile, porta la firma di tre ricercatori americani: esso analizza i siti di uccisione, da parte dell’uomo, dei proboscidati (mastodonte, mammut ed elefante). Gli studi archeologici di patterning spazio-temporale condotti da T. Surovell, N. Waguespack e P.J. Brantingham su piu’ di 40 siti sparsi nei vari continenti, corroborano il modello “blitzkrieg”: i ritrovamenti si collocano infatti sempre al limite delle aree progressivamente occupate dai gruppi umani in espansione geografica. Cio’ e’ indicativo di un continuo spostamento dell’area caccia, dopo aver consumato tutta la risorsa presente, che consegue all’estinzione della popolazione animale locale considerata. Ad esempio, in Nord America i siti di uccisione si spostano progressivamente da Nord a Sud, in accordo con il modello di espansione umana dalla Siberia verso il Sud America. I proboscidati sarebbero sopravvissuti solo in aree geografiche non accessibili all’uomo. L’ipotesi del cambiamento climatico non trova invece conferma: se cosi’ fosse, infatti, i siti di uccisione non seguirebbero cosi’ precisamente la direzione di espansione, ma si troverebbero anche alle sue spalle. Diverso e’ il caso affrontato da C. Trueman e J. Field sulla scomparsa della megafauna australiana, dove la colonizzazione umana risale a piu’ di 40000 anni fa. Gli autori presentano dati raccolti con la tecnica REE (analisi della concentrazione degli elementi delle terre rare, contenuti nei frammenti ossei raccolti) che proverebbero la coesistenza uomo-megafauna almeno fino a 30000 anni fa; cio’ escluderebbe il modello “blitzkrieg”, e porrebbe in primo piano cause climatiche. In questo caso, addirittura, non sono state rilevate evidenze archeologiche in grado di dimostrare che la popolazione umana li’ stanziata fosse capace di produrre gli utensili necessari a cacciare la megafauna. Queste tesi sono comunque oggetto di controversia: questa si risolvera’ quando la tecnica REE si rivelera’ maggiormente accurata per datazioni relativamente recenti. 

Immagine: Nobu Tamura [Public Domain], via Wikimedia Commons