In viaggio con Pikaia sulle orme di Ernst Haeckel

Partite con Pikaia alla scoperta delle forme della natura, tra scienza e arte, con le opere del naturalista tedesco Ernst Haeckel

La pandemia ha limitato molto la nostra possibilità di viaggiare, per cui la redazione di Pikaia questa estate vi propone una serie di viaggi “librari” alla scoperta di terre esotiche. Ogni viaggio sarà guidato da un eccellente naturalista che ci porterà alla scoperta di luoghi lontani, ma anche della storia della teoria dell’evoluzione.

In questo terzo viaggio seguiremo le orme del naturalista tedesco Ernst Haeckel, di cui Pikaia ha pubblicato qui un riassunto delle principali scoperte e osservazioni.

Prima di partire, dovremo mettere nello zaino la nuova edizione del volume The art and Science of Ernst Haeckel (Taschen, 2021), curata dallo zoologo Rainer Willmann e dalla storica della scienza Julia Voss. Potrebbe essere inoltre interessante aggiungere anche Forme in evoluzione (Mimesis, 2016), a cura della filosofa Valeria Maggiore (che presenta tre saggi di Haeckel pubblicati per la prima volta in edizione italiana) e Icone organiche (Mimesis, 2006) della storica della scienza Elena Canadelli, che illustra il lavoro di Haeckel non solo in termini scientifici, ma anche per il valore estetico/artistico delle sue opere e per il modo scelto dal naturalista tedesco di rappresentare la Natura.

Chi guarda queste tavole – scrive Elena Canadelli nel saggio Un caso di estetica della natura. Le Kunstformen der Natur di Ernst Haeckelcontempla la natura e conosce la sua legge grazie a simboli dell’evoluzione, cogliendone anche l’aspetto artistico, a partire dagli stadi più primitivi e indefiniti della vita. Grazie a queste immagini l’osservatore è così introdotto a un concetto di forma visibile, sospeso tra arte, natura e scienza”.


Il più noto, attivo e chiassoso darwinista di Germania

Il nome di Ernst Haeckel (1834-1919) è sicuramente noto a tutti coloro che si interessano, o almeno si sono interessati, di evoluzione (su Pikaia ne avevamo, ad esempio, presentato qui il lavoro). I suoi libri e saggi hanno, infatti, influenzato generazioni di scienziati e il suo nome è ricorre nei testi di zoologia e biologia evoluzionistica anche per il fatto che fu l’ideatore di numerosi termini, oggi molto utilizzati, come phylum, ontogenesi, filogenesi, omologia, ecologia, cellule staminali e gastrula.

Haeckel fu, inoltre, un convinto darwinista e fu tra i primi forti promotori della teoria di Charles Darwin in Germania, tanto da essere considerato il più noto, attivo e chiassoso darwinista nella Germania di fine Ottocento (come venne descritto dallo storico Antonello La Vergata).

Di tutti i libri che io abbia mai letto, non uno è arrivato vicino a produrre su di me l’impressione talmente sopraffacente e duratura, come la tua teoria dell’evoluzione delle specie – scriveva Haeckel a Darwin nel 1864 -. (…) La tua teoria, posso dirlo senza esagerare, ha occupato la mia mente ogni giorno”.

Ontogenesi e filogenesi

In particolare, Haeckel si interessò dello sviluppo embrionale e della morfologia dei viventi. Questo lo differenziava da Darwin, che aveva invece un approccio che potremmo dire più popolazionale, nel senso che era interessato alle variazioni delle forme nelle popolazioni più che del divenire delle forme nel singolo vivente. Come ben discusso qui dalla filosofa Valeria Maggiore, studiando i rapporti tra ontogenesi (cioè lo sviluppo embrionale dei viventi) e filogenesi (intesa come il rapporto di “parentela evolutiva” tra i viventi), Haeckel si era convinto che fosse possibile estendere il metodo dell’anatomia comparata anche all’embriologiaindividuando un parallelismo fra le leggi che regolano la differenziazione dell’embrione e quelle che disciplinano la progressiva evoluzione delle specie”.

Da questa osservazione, Haeckel derivò la legge biogenetica (o legge della ricapitolazione), secondo cui “l’ontogenesi dell’individuo e la filogenesi della stirpe a cui esso appartiene, stanno fra loro nel più intimo rapporto causale. La storia del germe è un riassunto della storia della stirpe, o, con altre parole, l’ontogenesi è una ricapitolazione della filogenesi”.

Haeckel formulò quindi l’idea che lo zigote ripercorra nel suo sviluppo il percorso compiuto dalla specie durante la sua evoluzione: “la serie di forme per cui passa l’organismo individuale durante il suo sviluppo dalla cellula-uovo fino al suo stato perfetto è una breve e compendiosa ripetizione della lunga serie di forme che è stata percorsa dagli antenati animali dello stesso organismo o dalle forme-stipiti della sua specie dai tempi antichissimi della cosiddetta creazione organica sino al presente”.

Tale teoria fu oggetto di un enorme dibattito scientifico al momento della formulazione non solo da parte di chi contestava la correttezza delle tavole che Haeckel realizzò per supportare le proprie conclusioni, ma anche da parte di chi vedeva nella biologia dello sviluppo un ulteriore sostegno alla teoria dell’evoluzione di Darwin. Come scrisse infatti lo zoologo Daniele Rosa (qui il testo completo): “evidentemente la legge biogenetica implica la teoria dell’evoluzione; ma affermando la detta legge si è appunto voluto dire che solo mediante essa i fenomeni dell’ontogenesi riescono comprensibili, avendosi così un poderoso argomento in favore della suddetta teoria. È in massima parte per ciò che la legge è stata continuamente discussa. E non sempre spassionatamente. (…) Il fatto che dalla sistematica anatomica (inclusavi anche la paleontologica) e dall’embriologia ci vengano indicazioni abbastanza concordanti circa la via per la quale si perviene ad una data struttura ci fa naturalmente pensare che una via non troppo dissimile sia stata quella effettivamente percorsa dall’evoluzione filogenetica di quella struttura”.

Al di là delle discussioni in merito alle immagini di Haeckel, tornate in àuge negli ultimi anni grazie alla pubblicazione di alcuni articoli su note riviste scientifiche (qui un articolo di Elizabeth Pennisi), l’idea di Haeckel è oggi indubbiamente erronea e superata, ma ha avuto il merito di porre l’attenzione sulla biologia dello sviluppo come disciplina essenziale per comprendere appieno l’evoluzione (come ben discusso da Elizabeth Watts, Georgy S. Levit e Uwe Hossfeld sulla rivista scientifica internazionale Theory in Biosciences).

 

In viaggio alla scoperta delle forme dei viventi

Sebbene spesso non ricordato, Haeckel fece numerosi viaggi di studio verso paesi stranieri, che contribuirono a fornire dati e osservazioni divenendo oggetto di più di venti monografie dedicate alla biologia animale e allo studio dell’evoluzione dei viventi. Haeckel, infatti, ebbe modo di andare sull’isola di Helgoland nel Mare del Nord (nel 1854), in Italia (in particolare in Sicilia nel 1858-59), alle Canarie (1866-1867), in Norvegia (1869), in Oriente per studiare la barriera corallina nel Mar Rosso (1873), a Corfù (1877), in Francia (1878), in India e Ceylon (1881-1882), in Palestina, Siria e Asia Minore (1887) e a Singapore, Java e Sumatra (1900-1901, qui la versione digitale che include anche i paesaggi dipinti da Haeckel).


Dalla maggior parte di questi viaggi nacquero pubblicazioni e lettere, tra cui la famosissima Monographie über die Radiolarien, opera dedicata ai radiolari che rese Haeckel molto apprezzato dalla comunità scientifica (qui disponibile in versione digitale). Come riportato dalla filosofa Valeria Maggiore nell’introduzione al volume Forme in evoluzione (Mimesis, 2016), “questa pubblicazione suscitò grande interesse tra i naturalisti tedeschi non solo per l’approfondita classificazione sistematica ivi proposta, ma anche per la bellezza gotica delle numerose tavole che corredavano lo scritto (…). Haeckel, che durante la stesura dell’opera leggeva con entusiasmo la prima traduzione tedesca de L’origine delle specie di Darwin, decise di inviarne una copia al naturalista inglese; quest’ultimo, con cortesia, gli rispose che i suoi disegni erano le opere più belle che avesse mai visto e che era orgoglioso di possederne una copia donatagli dall’Autore”.

Andando a pescare — scrive Haeckel alla fidanzata in una lettera del 1860 inviata da Messina— ho catturato non meno di 12 nuove specie e fra queste le più meravigliose creature. Una pesca fortunata che mi ha reso quasi folle per la gioia; caddi in ginocchio ed esultai ferventi ringraziamenti al mare blu e alle sue buone divinità promettendo (…), in onore di questa fortuna, di dedicare la mia intera vita al servizio della gloriosa natura”.

Dedicate ai suoi viaggi troviamo inoltre l’Arabischen Korallen (dedicata ai coralli del Mar Rosso), la Indische Reisebriefe (Lettere dall’India) e l’Aus Insulinde, Malarysche Reisebriefe (Lettere di viaggio dalla Malesia), monografie che non vennero mai tradotte in italiano. Questo è abbastanza sorprendente se si pensa che Haeckel fu un Autore molto apprezzato. Il suo saggio I problemi dell’Universo (pubblicato in prima edizione nel 1899 e in italiano nel 1904 con edizione curata dallo zoologo Daniele Rosa) fu tradotto in 24 lingue e vendette nel solo primo anno di pubblicazione oltre 40.000 copie. Fu un vero e proprio best seller, il cui impatto editoriale si può cogliere ancora meglio se si considera che l’Origine delle Specie di Charles Darwin aveva venduto nelle tre decadi successive alla pubblicazione “solamente” 39.000 copie. Il successo di questa opera di Haeckel proseguì sino agli anni Venti del ‘900 raggiungendo lo strabiliante risultato di oltre 400 mila copie vendute in 30 lingue diverse.

 

I campioni dell’HMS Challenger

Il 21 dicembre 1872 salpava dal porto di Portsmouth (in Inghilterra) la nave HMS Challenger che, sotto la guida del capitano George Nares, aveva la missione di effettuare numerosi rilievi, campionamenti ed esplorazioni.

La HMS Challenger percorse quasi 70.000 miglia marine negli anni 1873-1876 ponendo le basi per la moderna oceanografia e mettendo a disposizione di naturalisti e biologi marini un’enorme raccolta di campioni, che portarono a identificare migliaia di specie nuove per la scienza. Come raccontato da Doug Macdougall nel libro Endless Novelties of Extraordinary Interest. The Voyage of H.M.S. Challenger and the Birth of Modern Oceanography, questa spedizione permise un enorme progresso nella conoscenza del nostro pianeta, tanto da renderla per portata assimilabile alle più famose esplorazioni del quindicesimo e sedicesimo secolo.

Tra gli Autori del ponderoso Rapporto dei Risultati Scientifici del Viaggio di Esplorazione dell’H.M.S. Challenger negli anni 1873-76 (dato da oltre 1800 pagine e 140 tavole, qui in versione digitale) compare anche Haeckel, cui venne affidato lo studio dei radiolari, che lo impegnò per quasi dieci anni:

Il significato dei Radiolari – scrive Haeckel nell’introduzione del suo articolo (qui disponibile in formato digitale) – per quanto riguarda i rapporti della vita nell’oceano è stato accresciuto in modo del tutto inaspettato dalle scoperte del Challenger. Grandi gruppi di questi delicati Rhizopoda sono stati trovati non solo sulla superficie dell’oceano, ma anche in diverse zone batimetriche. (…) ll numero totale di forme qui descritte ammonta a 739 generi e 4318 specie; di questi 3508 sono nuovi, contro gli 810 descritti in precedenza. Nonostante questo grande numero e nonostante la sorprendente varietà delle nuove e meravigliose forme, le ricchezze della collezione raccolta dal Challenger non sono affatto esaurite. Un lavoratore attento e paziente che dedichi all’opera un secondo decennio, aumenterebbe probabilmente di oltre mille il numero delle nuove forme (soprattutto di quelle più piccole); ma per un esame veramente completo, la vita di un uomo non sarebbe sufficiente”.

Nella speranza di Haeckel, il capitolo dedicato ai radiolari voleva essere anche “un mezzo per indurre molti naturalisti a studiare più profondamente l’inesauribile regno della vita microscopica, la cui infinita varietà di forme meravigliose giustifica il detto che la «Natura è grande nelle grandi cose, ma è grandissima nelle piccole»”. Il lavoro di Haeckel risultò effettivamente di grande ispirazione non solo per generazioni di giovani naturalisti, ma anche per numerosi artisti che cercarono di riprodurre le forme artistiche della natura, che Haeckel aveva contribuito a far conoscere, anche in quadri e opere d’arte in cui prese forma l’Art Nouveau e lo Jugendstil.

Quando Alessandro Humboldt cinquant’anni or sono fece nel suo grandioso Kosmos il tentativo di una descrizione fisica dell’Universo – scriveva Haeckel nel suo libro I problemi dell’universo -, quando unì nelle sue esemplari Vedute della natura nel modo più felice le osservazioni scientifiche con quelle estetiche, ha rilevato con ragione quanto strettamente sia legato il nobilitato godimento della natura con lo studio scientifico delle leggi dell’Universo, e come ambedue insieme servano per innalzare l’essere umano ad un grado più alto di perfezione”.

Haeckel con il suo lavoro riuscì ad andare ben oltre quando fatto da von Humboldt, perché riuscì a osservare le “infinite forme meravigliose” con gli occhi del naturalista e dell’artista insieme, così da svelare i segreti del mondo naturale e godere, allo stesso tempo, della sua multiforme bellezza.