Isolamento letale

L’inbreeding o inincrocio, ovvero l’accoppiamento tra individui strettamente imparentati, è da sempre indicato come una dei principali fattori che possono causare problemi alle popolazioni naturali. In particolare, i continui accoppiamenti tra individui che presentano genomi simili comportano l’incremento dell’omozigosi, anche di geni deleteri o perfino letali, all’interno della popolazione. Un tale fenomeno viene indicato con il termine depressione da inbreeding,

L’inbreeding o inincrocio, ovvero l’accoppiamento tra individui strettamente imparentati, è da sempre indicato come una dei principali fattori che possono causare problemi alle popolazioni naturali. In particolare, i continui accoppiamenti tra individui che presentano genomi simili comportano l’incremento dell’omozigosi, anche di geni deleteri o perfino letali, all’interno della popolazione. Un tale fenomeno viene indicato con il termine depressione da inbreeding, ad indicare come tali conseguenze siano spesso negative, causando in molti casi l’isorgenza di malattie ereditarie.

In natura, il rischio di inincrocio viene limitato dal continuo flusso di individui (dunque di geni) che si instaura tra le diverse popolazioni, ma quando questo si interrompe, ad esempio in seguito alla formazione di una barriera naturale invalicabile, alcuni gruppi possono ritrovarsi isolati ed essere cotretti ad accoppiarsi esclusiamente tra loro. Con il passare delle generazioni questo comporta l’inevitabile riproduzione tra individui imparentati, soprattutto quando la popolazione è poco numerosa.

Alcuni ricercatori, guidati da Rolf Peterson e John Vucetich del Michigan Tech, hanno portato alla ribalta un caso di evidente di depressione da inbreeding, che sta seriamente compromettendo la permanenza della popolazione isolata di lupo che vive sull’Isle Royale, situata nella regione settentrionale del Lago Superiore. I lupi dell’Isle Royale costituiscono un esempio estremo di effetto del fondatore, in quanto tutti gli attuali individui sono diretti discendenti di un’unica femmina e di uno o due maschi che giunsero sull’isola negli anni ’40 durante un periodo di freddo inusuale che portò alla formazione di un ponte di ghiaccio, che da allora non si è mai più ricreato. Per questo motivo, questa piccola popolazione è da considerarsi completamente isolata da oltre 60 anni.

Quali sono le conseguenze di questo isolamento? In che modo la popolazione subisce gli effetti negativi dell’inincrocio? I risultati, pubblicati sulla rivista Biological Conservation, sono chiari: ben il 58% degli individui nati sull’isola presentano malformazioni congenite alle ossa degli arti inferiori, mentre il 33% manifesta una specifica deformità di alcune vertebre della regione lombo-sacrale che causano una paralisi parziale della coda e delle zampe. Per un periodo di 12 anni, inoltre, tutti gli individui trovati morti nell’area sono stati documentati avere tali problemi scheletrici, mentre questo tipo di deformità colpiscono in media solo l’1% degli esemplari di ogni altra popolazione analizzata.

Oltre a tutti i problemi causati dalle malformazioni fisiche, si assiste anche ad un elevatissimo tasso di mortalità dei cuccioli al loro primo anno di vita. A tal proposito, è indicativo che due dei quattro branchi che vivono sull’isola non sono riusciti ad allevare con successo nessun piccolo nel corso dell’ultima stagione riproduttiva. Senza la ripresa del flusso di individui, concludono i ricercatori, sarà difficile che la popolazione possa sopravvivere.

Questo studio ci fornisce importanti indicazioni riguardo la salvaguardia delle specie selvatiche, la progettazione delle aree protette e soprattutto la rilevanza che ricoprono i corridoi naturali, che consentono agli individui di muoversi e migrare, mantendo così il flusso genico tra le diverse popolazioni e limitando i gravi rischi derivanti dalla depressione da inbreeding.
 
Andrea Romano

Fonte dell’immagine: Wikimedia Commons