Ittiosauro goloso

Nello stomaco di un ittiosauro del Triassico Medio è stato trovato il suo ultimo pasto. Si trattava di un altro rettile marino lungo 4 metri, e questa scoperta potrebbe rivoluzionare il modo in cui vengono visti questi antichi rettili marini

Un fossile straordinario proviene del sudovest della Cina. Si tratta di uno scheletro intero di Guizhouichtyosaurus, un antico genere di ittiosauro, cioè un rettile estremamente adattato alla vita marina vissuto nel periodo Triassico. All’interno del grande animale, lungo poco meno di 5 metri, è stato trovato il tronco ancora in connessione anatomica di un altro rettile marino, Xinpusaurus xingyiensis, che in vita doveva essere lungo circa 4 metri. Scoperto nel 2010, questo reperto risale alla fine del Triassico medio, poco meno di 240 milioni di anni fa. Secondo gli autori di un articolo pubblicato su iScience potrebbe la più antica testimonianza diretta che gli ittiosauri erano dei predatori apicali.

Gli ittiosauri sono un gruppo di rettili marini comparsi all’inizio del Triassico, riempiendo velocemente delle nicchie ecologiche rimaste vuote dopo la grande estinzione di massa alla fine del Permiano. Come lascia intendere il nome stesso, il loro corpo si era adattato totalmente alla vita marina, più di qualunque altro rettile marino mai esistito, assumendo una forma molto simile a quella di un pesce. Sono stati dei grandi protagonisti del mare dal Triassico fino al Cretaceo superiore, circa 90 milioni di anni fa (sono scomparsi molto prima dei dinosauri). Le loro dimensioni sono variate moltissimo, alcune specie hanno raggiunto dimensioni colossali, attorno ai 20 metri di lunghezza, altre erano attorno al metro circa.

Guizhouichtyosaurus aveva una lunghezza media tra i 4 e i 6 metri. I suoi denti erano relativamente brevi e di forma conica, privi di bordi taglienti, non quelli attribuiti normalmente a un predatore apicale. Si tratta di denti normalmente associati alla caccia di cefalopodi e piccoli pesci, in virtù della loro capacità di afferrare e tener ferme prede sfuggenti. Adesso però c’è una probabile prova diretta del contrario.

All’interno dell’esemplare studiato è infatti presente il tronco in connessione anatomica di uno sfortunato Xinpusaurus xingyiensis. Si tratta di un altro rettile marino, appartenente ai thalattosauria, un gruppo di rettili marini conosciuti solo da strati del Triassico. Quello che ha fornito l’ultimo pasto dell’ittiosauro era lungo circa 4 metri, non un piccolo animale. Era di lunghezza solo leggermente inferiore al suo predatore, il quale però doveva essere circa 7 volte più pesante, basandosi sulle proporzioni corporee. Si tratta della più antica prova di predazione di megafauna da parte di tetrapodi marini, e anche del record per la taglia maggiore di una preda tra i rettili marini mesozoici. La morte dell’ittiosauro deve essere avvenuta poco dopo l’ingestione del pasto. A una ventina di metri di distanza dai loro resti è stata trovata la coda di un thalattosauro che i paleontologi ritengono probabile appartenesse all’esemplare nello stomaco di Guizhouichtyosaurus.

Ma si è trattato effettivamente di caccia, o si tratta piuttosto di un caso di carognaggio?

La risposta non può essere data con assoluta certezza, ma i ricercatori si sentono di propendere per la prima. Le carogne che possono essere trovate in mare di solito sono il risultato di un altro atto di predazione, e sarebbe strano per il cacciatore lasciare indietro il tronco, la parte più nutriente. Inoltre l’ingestione deve essere avvenuta in prossimità della superficie, perché per mandare giù un boccone del genere servono tempo e, quindi, aria. La finestra temporale in cui questo sarebbe possibile per una carogna in mare è molto ristretto. Inoltre il carognaggio in mare è molto raro, e comunque quando succede viene effettuato solitamente su animali che il predatore caccerebbe anche da vivi.

I denti di Guizhouichtyosaurus, come già citato, non sembrano quelli di un macro-predatore, ma l’aspetto potrebbe ingannare. La caccia potrebbe essere avvenuta tramite un potente morso che ha fratturato la schiena della preda, che poi è stata smembrata tramite violenti scossoni della testa e l’attrito dell’acqua. Metodi simili sono usati anche dalle odierne orche e dai coccodrilli, animali per altro caratterizzati da denti conici.

Si tratta di un ritrovamento straordinario, sia per la sua natura (è molto raro trovare fossili in cui sia possibile identificare l’ultimo pasto dell’animale) che per le incredibili rivelazioni che ha reso possibili su questi antichi dominatori del mare.

Riferimenti:
Da-Yong Jiang et al. Evidence Supporting Predation of 4-m Marine Reptile by Triassic Megapredator. iScience, published online August 20, 2020; doi:10.1016/j.isci.2020.101347

Riferimenti immagine: Image credit: Jiang et al.