La domesticazione degli asini ha cambiato la storia dell’umanità

La più completa analisi genetica sugli asini mai effettuata chiarisce quando e dove siano stati addomesticati gli asini.

Pigro, testardo e cocciuto: sono queste le caratteristiche che solitamente attribuiamo agli asini a tal punto che l’animale è diventato simbolo di ignoranza e ottusità
Difficilmente pensiamo agli asini come ad animali che hanno contribuito a modellare la storia dell’umanità. Eppure grazie alla loro straordinaria capacità di trasportare pesi importanti, hanno contribuito per millenni al movimento di merci e persone sulla Terra, in particolare negli ambienti aridi e sulle alture. Nonostante abbiano perso la loro importanza nelle società industriali, sono ancora essenziali in molti paesi in via di sviluppo
Sono da sempre un compagno di viaggio fondamentale dell’uomo che ci ha permesso di facilitare la nostra vita. 

Forse, spesso sottovalutiamo il ruolo degli asini anche perché sappiamo ancora poco della lorio storia e della loro genetica.

Nuovi indizi dal DNA
Per gettare nuova luce sulla questione, il Centro di Antropobiologia e Genomica dell’Università di Tolosa ha realizzato la più completa analisi genomica degli asini mai effettuata finora i cui risultati sono stati recentemente pubblicati su Science.
Lo studio ha coinvolto trentasette laboratori in tutto il mondo che hanno raccolto e analizzato il DNA di 207 campioni di asini, Equus africanus, attuali. Questi campioni sono stati confrontati con il genoma di alcuni scheletri di trentuno asini vissuti nell’antichità.

Prima dello studio non era chiaro, ad esempio, quando e dove l’uomo ha domesticato questo animale. Alcuni scheletri e delle sculture rupestri suggeriscono un ambiente idoneo alla domesticazione in Egitto tra il 3000 e il 4000 a.C. Esistono però altri reperti, testi e materiali iconografici che suggeriscono una domesticazione avvenuta precedentemente in Mesopotamia. L’idea più diffusa quindi era quella che ipotizza che l’asino, proprio come il cavallo, sia stato domesticato due volte in zone diverse. Da questi due eventi le razze odierne si sarebbero poi sviluppate. 

Dall’Africa alla conquista del mondo
I ricercatori hanno inserito tutti i dati all’interno di alcuni modelli al computer e il risultato è stato chiaro. L’uomo ha domesticato l’asino una sola volta, all’incirca nel 5000 a.C. in una zona tra l’odierno Kenya e il Corno d’Africa. 
I nostri antenati dell’epoca hanno trovato un alleato prezioso. Un animale in grado di trasportare materiali e merci a un costo relativamente basso in termini di alimentazione.
Per questo motivo è semplice immaginare che, una volta addomesticati, gli asini ci abbiano da subito accompagnato nei viaggi lungo le rotte commerciali.
In circa duemila anni quindi l’asino si è diffuso anche in Asia ed Europa dove si è differenziato e ha formato razze e varietà distinte. 
Oggi nel mondo vivono più di quaranta milioni di asini sparsi in tutti i continenti del globo.
Non è chiaro il motivo per cui proprio in quegli anni sia iniziato inizio questo processo anche se è il periodo in cui il Sahara si stava espandendo e desertificando.
Un animale da soma che si trova a suo agio nelle zone aride doveva sembrare una risorsa allettante. 

Fac-simile conservato al Metropolitan Museum of Art di una pittura che rappresenta alcuni uomini che lavorano la terra mentre sul retro sono presenti alcuni asini che trasportano grano. La pittura è stata ritrovata in Egitto e risale al 2060-2010 a.C circa. Immagine: Nina M. Davies, CC0, da wikimedia commons


Gli asini giganti dell’Impero Romano
Tra i campioni analizzati ci sono anche nove esemplari provenienti da una villa romana della Francia settentrionale (Boinville-en-Woëvre). L’analisi genetica di questi individui ha evidenziato una stretta parentela tra di essi. Probabilmente nella villa si eseguivano incroci tra gli animali per selezionare tratti favorevoli.
Questo ritrovamento rappresenta un’eccezione; nella Francia dell’epoca infatti erano diffusi soprattutto i muli: l’incrocio tra un asino e una cavalla. 
In particolare in altri siti risalenti alla stessa epoca, tra il 200 e il 550 d.C, sono presenti resti di muli di dimensioni eccezionali. Uno degli asini ritrovati nella villa ha dimensioni comparabili: tra i 148 e 160 cm al garrese. 
Molto probabilmente in questa zona c’erano centri specializzati nella conservazione e propagazione degli asini giganti. Questi asini servivano a generare muli grandi e resistenti di cui l’Impero Romano aveva sempre grande necessità. I muli infatti erano alla base del sistema di trasporto dell’Impero. 

Questo studio rappresenta un nuovo importante passo nella nostra conoscenza della storia degli asini. Serviranno altre ricerche però per comprendere meglio il legame tra questi animali e la storia del commercio tra Nord Africa ed Europa. Inoltre sarà importante continuare a studiare la genetica degli asini che hanno dimostrato di sapersi adattare e sopravvivere in ambienti molto diversi tra loro. 
Non possiamo dimenticare che su di loro ancora oggi si basa l’agricoltura di diversi paesi. Alla luce anche del riscaldamento globale, comprendere meglio quali tratti sono alla base della loro celebre resistenza potrebbe rivelarsi molto utile.

Riferimenti: EVELYN T. TODD,LAURE TONASSO-CALVIÈRE,LORELEÏ CHAUVEY,NAVEED KHAN, […]LUDOVIC ORLANDO ET AL., (2022) The genomic history and global expansion of domestic donkeys, SCIENCE, Vol 377, Issue 6611, pp. 1172-1180, DOI:10.1126/science.abo3503

Immagine: jackmac34 da Pixabay