“La malinconia del mammut” – intervista con Massimo Sandal

Esce oggi per Il Saggiatore “La malinconia del mammut”, di Massimo Sandal. Pikaia ha intervistato l’autore.

L’estinzione delle specie può certamente essere una perdita tragica per la ricchezza della vita sulla Terra, ma a pensarci bene le estinzioni non rappresentano davvero la fine del mondo, sono forse l’inizio di altre possibilità per altre forme di vita ed ecosistemi.

A trattare l’interessante argomento delle estinzione è il divulgatore Massimo Sandal con il suo libro La malinconia del mammut, che esce oggi per Il Saggiatore.

Pikaia ha intervistato l’autore.

Perché un libro sulle estinzioni?


“Un po’ per caso,” ci spiega Massimo Sandal. “Il libro è nato a partire da un pezzo che scrissi per il Tascabile, intitolato appunto La malinconia del mammut che raccontava un po’ la de-estinzione. Da lì la casa editrice Il Saggiatore mi ha contattato perché voleva sviluppare un libro a partire dal tema. Ora, per me la de-estinzione era interessante non in sé, ma in quanto ci fa riflettere su cosa significhi per noi la perdita dei viventi, e questo a sua volta ci dice qualcosa su come ci rapportiamo alla biosfera e al nostro posto in essa. Quindi è diventato quasi inevitabile fare un libro sull’estinzione.”

“C’è anche un altro aspetto, più personale: come moltissimi bambini ero appassionato di dinosauri e altre creature preistoriche, e tuttora ho un debole per la paleontologia anche se la mia passata carriera scientifica ha affrontato tutt’altro. Io per primo soffro la ‘malinconia’ quando si parla di specie estinte, e di come la scienza debba strappare informazioni alla marea avara del tempo profondo. Scrivere di estinzione è stato un po’ un modo per affrontare questa mancanza, una sorta di terapia.”

Cosa ci può dire/insegnare/fare riflettere per la crisi ecologica attuale?

“Innanzitutto riconoscere che questa crisi c’è. Possiamo piluccare sui termini, sul fatto che questa crisi sia veramente una estinzione di massa o una crisi temporanea, e accademicamente è un dibattito delizioso, ma concretamente viviamo in mezzo a una rapida, incontrovertibile crisi ecologica.”

“In secondo luogo mi sembra importante la prospettiva storica. Diamo spesso per scontato che questa crisi sia un problema recente, e di recente certo ha accelerato moltissimo. Ma in realtà è antica come l’umanità, noi ammazziamo specie e modifichiamo ecosistemi irreversibilmente dai tempi del Pleistocene. I mammut non si sono estinti da soli. In epoca storica Platone si era reso conto che stavamo alterando l’ambiente, e di estinzioni causate dall’uomo si parla fin dall’inizio del XIX secolo. Questo significa che non c’è mai stata un’epoca d’oro in cui eravamo in armonia con la natura: sgomitare con le specie e buttarle (a volte letteralmente) dal burrone è sempre stata la nostra regola per sopravvivere, parafrasando un racconto di Richard Matheson.”

“Quello che vorrei quindi arrivasse dal libro è rendersi conto che dobbiamo guardare in faccia la realtà. Comunque vada, destino vuole che siamo a pilotare l’astronave-Terra, perché siamo l’unica specie che ha sia il potere sia la consapevolezza per farlo. E qualsiasi cosa decidiamo di fare, altereremo il suo destino. Dobbiamo quindi capire in che direzione muoverci, come vogliamo rapportarci con le specie viventi, cosa sono loro per noi e perché vogliamo salvarle o lasciarle perire. Serve, prima ancora di una riflessione ecologica, una riflessione culturale su questo tema. Perché salviamo alcune specie e non altre? Perché ci interessa farlo? Che mondo vogliamo lasciare dopo di noi?”

Come può una visione evoluzionista e del tempo profondo aiutarci a gestire le nostre emozioni ed azioni per le estinzioni di oggi?


“Ci aiuta? Non lo so, forse fa peggio! Avere consapevolezza del tempo profondo è quello che ci dice che le nostre azioni oggi sull’ecosistema avranno una eco per sempre, perché la penso come Gould: la vita è una storia di contingenze.”

“È un po’ come l’effetto farfalla: estinguere una balena oggi significa alterare tutta la rete di interazioni di altre specie con quella balena, il che ne cambia la traiettoria evolutiva, il che significa che fra dieci milioni di anni il mondo potrebbe essere completamente diverso da quello che sarebbe esistito se quella balena fosse sopravvissuta.”

“Non è un caso che le estinzioni di massa siano stati gli snodi fondamentali della storia della vita, i bivi dove si è deciso che oggi nei mari ci siano molluschi e non brachiopodi, sulla terra branchi di mammiferi e non di triceratopi, e così via. Una volta consapevoli di questo, e di come sia fragile la traiettoria nel tempo profondo, dovremmo essere terrorizzati, forse. Quello che facciamo oggi decidendo di conservare o condannare una specie, salvare o meno una foresta, altera non solo il mondo di oggi ma tutta la storia della vita futura. Poi certo, qualsiasi sia questa storia la vita rinasce, ma su tempi lunghi.”

“Il problema è che sul lungo periodo saremo tutti morti, come si suol dire: il nostro presente, comunque la si veda, sarà impoverito, e qui sapere che magari ci sarà una radiazione evolutiva di cui non sapremo nulla fra 10 milioni di anni non ci aiuta molto a farci perdonare dai nostri figli. 


Massimo Sandal
 (1981) è uno scrittore e giornalista scientifico. Ha conseguito un dottorato in Biofisica sperimentale a Bologna e uno in Biologia computazionale ad Aquisgrana, dove vive tuttora. Collabora con varie testate, tra le quali Le Scienze e Wired.

Titolo: La malinconia del mammut
Autore: Massimo Sandal
Editore:Il Saggiatore
Data di Pubblicazione: novembre 2019
Pagine: 336
Prezzo: 22 euro
ISBN:8842826502