La regola di Allen per il becco degli uccelli

Alcuni mesi fa pubblicavamo con entusiasmo il commento ad una ricerca che sottolineava la funzione di termoregolazione del becco dei tucani, che funge come una sorta di radiatore in grado di disperdere il calore in eccesso e mantenere costante la temperatura corporea (Un radiatore nel becco). Un becco di tali dimensioni, straordinariamente grande, nei tucani sembra essersi evoluto proprio per

Alcuni mesi fa pubblicavamo con entusiasmo il commento ad una ricerca che sottolineava la funzione di termoregolazione del becco dei tucani, che funge come una sorta di radiatore in grado di disperdere il calore in eccesso e mantenere costante la temperatura corporea (Un radiatore nel becco). Un becco di tali dimensioni, straordinariamente grande, nei tucani sembra essersi evoluto proprio per assolvere questa importante funzione biologica. Oggi, un recente studio comparativo mette in luce come questo aspetto possa essere di carattere molto più generale e riguardare l’intero gruppo degli uccelli.

Come si legge sulle pagine della rivista The American Naturalist, infatti, la dimensione del becco sembra essere fortemente legata alle necessità di dispersione del calore. Confrontando 214 specie di uccelli appartenenti a diverse famiglie, dai passeriformi ai tucani, fino ai pinguini e ai pappagalli, un gruppo di ricercatori canadesi e australiani ha sottolineato come la lunghezza del becco (in relazione alla taglia corporea) sia strettamente correlata alla latitudine, all’altitudine e alla temperatura media in cui questi animali vivono. In particolare, si assiste ad una riduzione della taglia del becco all’aumentare di altutudine e latitudine e, più in generale, alla diminuzione della temperatura.

In ambienti caldi, quindi a basse latitudini e ad altitudini non elevate, la selezione naturale ha favorito gli individui che erano in grado di disperdere al meglio il calore in eccesso, portando nel corso del tempo ad un incremento delle dimensioni del becco. Al contrario, in climi freddi gli uccelli incontrano il problema opposto, in quanto devono conservare il calore: in questi casi è stata favorita la riduzione dell’organo adibito alla dispersione del calore. Ecco spiegato perchè tucani, buceri e pappagalli colorano con i loro grossi becchi sfavillanti le foreste tropicali ed equatoriali di tutto il mondo mentre pinguini e passeriformi proliferano senza problemi rispettivamente al Polo Sud e nelle alture di tutto il mondo.

Come viene sottolineato dagli autori, questi risultati sono perfettamente in linea con la “regola di Allen“, secondo cui gli animali a sangue caldo che vivono in ambienti freddi presentano appendici corporee (zampe, orecchie e, in questo caso, anche il becco) di dimensioni inferiori rispetto a quelle strettamente imparentate che abitano ad alte temperature, in modo tale da ridurre il rapporto tra il volume e la superficie del corpo. A parità di volume corporeo, disperederà più calore l’organismo che presenta una maggiore superficie.

E, direte voi, la pulcinella di mare (Fratercula arctica)? In risposta a questa obiezione, si noti che il presente studio è in grado solo di fornire indicazioni di carattere generale e non può, a causa della natura stessa della ricerca, comparativa e condotta su un grande numero di specie, spiegare la dimensione del becco di TUTTI gli uccelli del mondo. Ci sono infatti numerose eccezioni a questa “regola” generale: in questi casi, probabilmente, altre e più forti pressioni selettive hanno giocato un ruolo maggiore nel plasmare la dimensione del becco nel corso dell’evoluzione.

Andrea Romano

Riferimento:
Matthew R. E. Symonds, Glenn J. Tattersall, Geographical Variation in Bill Size across Bird Species Provides Evidence for Allen’s Rule, The American Naturalist, DOI: 10.1086/653666

Foto di Andrea Romano