Armati di scienza, l’ antidoto agli stregoni di tutti i tempi

Pikaia ha letto per voi “Armati di scienza”, l’ultimo libro della scienziata e senatrice Elena Cattaneo

Da alcune settimane è disponibile in libreria Armati di scienza (Raffaello Cortina Editore), scritto dalla scienziata e senatrice Elena Cattaneo, in cui il lettore può rivivere le numerose sfide (sia scientifiche che politiche) che la senatrice Cattaneo ha affrontato in questi anni.

Nelle pagine di Armati di scienza, la scienza diventa “un portentoso strumento per conoscere la realtà delle cose e affrontare un presente sempre più tumultuoso di fatti, eventi, informazioni senza correre il rischio di essere trascinati, privi di difese, da mode, narrazioni fantasiose e suggestioni pericolose per ciascuno di noi e la società tutta”. La scienza non è, quindi, un mero insieme di dati, ma uno strumento a disposizione di tutti per fare scelte attente sia per la nostra salute, che per quella del pianeta in cui viviamo.

“Se, di fronte all’aumentare vertiginoso della complessità, affrontiamo la realtà disarmati di conoscenza, di esperienze provate, di strumenti cognitivi in grado di resistere ai racconti e alle trappole conoscitive <scrive Elena Cattaneo>, saremo fragili e facili prede di chi, con strumenti di comunicazione sempre più raffinati, saprà meglio eccitare gli animi, essere interprete di bisogni, desideri, beni sociali e immateriali che potrebbe avere lui stesso instillato”.

Il libro ha, a mio avviso, il merito di prestarsi a diverse chiavi di lettura, in cui il tema centrale è legato al confronto tra ciò che la scienza afferma e la nostra percezione della realtà. La scienza ci costringe sempre più spesso a confrontarci con le nostre convinzioni e tabù, e questo può generare paura e quindi il rifiuto della scienza. Il bello della scienza è che anche la nostra “naturale” risposta a questi stimoli può essere studiata. Grazie alla scienza possiamo essere consapevoli che a fronte di importanti novità può scattare un riflesso istintivo che ci porta ad interpretarle come un potenziale pericolo. La scienza può quindi aiutarci a capire che a volte il nostro cervello può ingannarci, per cui dobbiamo tutti possedere adeguati strumenti di comprensione non solo dei dati scientifici, ma anche del modo in cui il nostro cervello li processa.

Capire i bias cognitivi

Il tema dei bias cognitivi, o se preferite dei processi mentali che ci aiutano a trovare soluzioni facili e veloci a problemi complessi, è stato recentemente affrontato anche da Deborah Piovan nell’edizione 2021 del TEDxRovigo. Come suggerito da Piovan, è oggi più che mai importante conoscere quei preconcetti con cui tutti noi ci siamo evoluti. Avere la consapevolezza che esistono schemi mentali che sono parte dei meccanismi cognitivi umani e che si sono evoluti per farci prendere decisioni rapide, non necessariamente però le migliori possibili. Come ha scritto il nostro Direttore Telmo Pievani, siamo una specie imperfetta con una mente piena di bias cognitivi ed emotivi.

Essere consapevoli di ciò, può aiutarci ad avvicinarci alla scienza con maggiore fiducia e con una percezione più adeguata della realtà. I bias, per esempio, ci fanno riconoscere un pericolo come tale solo quando ci sembra imminente e palese, mentre tendiamo a rimuoverlo quando si sta sviluppando gradualmente e avrà ricadute sempre maggiori nel futuro. Per questo tendiamo a sottostimare i pericoli associati ai cambiamenti climatici. Questo non giustifica il fatto che non stiamo facendo quasi nulla per essere pronti ai cambiamenti che verranno e per provare a mitigarli, ma ci aiuta in parte a spiegare quello che è successo.

Un altro bias tipicamente umano (che stiamo toccando con mano proprio in queste settimane) è associato alla percezione dello “scampato pericolo”, per cui, quando il pericolo è passato, o pensiamo che sia passato, scattano subito il sollievo, l’oblio, la dimenticanza e il desiderio di tornare a tutto com’era prima, senza però la certezza che sia la scelta migliore che possiamo mettere in atto.

Comunicare la scienza

Una seconda chiave di lettura di Armati di scienza è legata all’importanza della comunicazione della scienza. I cittadini chiedono di essere partecipi della ricerca scientifica, non vogliono essere  spettatori, ma attori attivi nel guidare la ricerca. Eppure gli scienziati non investono abbastanza nel comunicarla. Purtroppo, come riporta la Senatrice Cattaneo in una intervista su il Il Venerdì di Repubblica del 28 maggio, “se lo scienziato non occupa uno spazio pubblico, quello spazio verrà occupato dai ciarlatani”.

In Armati di scienza, la senatrice Cattaneo invita caldamente gli scienziati a essere più attivi nel dibattito pubblico, perché “la scienza si concilia con la società quando racconta tutto di sé, per spiegare come si è passati con fatica e fallimenti dall’immaginazione di ciò che non si conosce alla sua descrizione, fino a condurre il mondo su uno scalino più alto della conoscenza. Per questo ogni scienziato dovrebbe dedicare a tale compito un impegno pari a quello profuso per la scoperta di cui è artefice”. Lo scienziato non può restare fuori dalla discussione pubblica e, qualora decidesse di farlo, non potrà lamentarsi se alla scienza non sarà dato il giusto spazio.

Armati di scienza invita quindi tutti, cittadini e scienziati, a lavorare come parti attive per costruire quella che Elena Cattaneo definisce una “nuova alleanza tra scienza e società”. Deve essere costruita con pazienza, e non si realizzerà dall’oggi al domani, per il semplice fatto che storicamente è una novità.

“Non è una chiamata alle armi – scrive Elena Cattaneo -, ma alle singole responsabilità. È dietro il mancato contrasto individuale e quotidiano verso dati falsi, manipolazioni, illusioni e interpretazioni stravaganti che crescerà la prossima Stamina. Reagire a ideologie antiscientifiche limitandosi, come fatto finora, a scrivere (autorevoli) lettere dall’alto di un’istituzione o associazione scientifica, con centinaia di firme, raccolte per settimane, in attesa dell’approvazione collettiva, non è più sufficiente di fronte ai ben più veloci metodi della comunicazione via web e social. Alcune politiche occidentali sembrano pendere verso forme di democrazia diretta, nelle quali i cittadini verranno interpellati per valutare saperi un tempo appannaggio degli esperti. Se gli scienziati non usciranno dai laboratori per parlare di metodo e ricerche ai non-esperti, saranno questi ultimi a entrare nei laboratori. Che l’esito sarà positivo non è affatto scontato”.

Armati di scienza non è solo un invito a contrastare la falsa scienza, ma uno stimolo a innamorarsi della scienza in quanto antidoto contro le fake news. La scienza, quindi, come strumento per prendere decisioni consapevoli, libere e ragionate.

Per essere, però, veramente armati di scienza, serve una ulteriore alleanza, fondata su una migliore interazione tra scienze sperimentali e scienze umane: “sarebbe auspicabile –scrive Elena Cattaneo – un nuovo umanesimo, giù suggerito da Rita Levi Montalcini (in Tempo d’azione, Baldini Castoldi Editore, 2004, nda), capace di fare da collante tra le visioni e le conquiste della scienza e la necessità partecipativa dei cittadini”.

Siamo, quindi, all’inizio di una nuova sfida legata al modo in cui raccontiamo e viviamo la scienza e la soluzione andrà cercata con pazienza perché “il giusto non si materializza automaticamente senza la fatica di distillarlo, insieme dalle complessità quotidiane”.