La scienza e l’arte di Maria Sibylla Merian, pioniera dell’entomologia

Maria Sibylla Merian era un’artista-scienziata. Non è un ossimoro, ma la combinazione della soggettività tipica dell’arte e dell’oggettività scientifica. La rubrica “L’evoluzione non ha genere” vi farà riscoprire una persona che ha combinato queste attività dissimili e i risultati sorprendenti ottenuti

Ulrich Kutschera, professore di fisiologia vegetale ed evoluzione all’università di Kassel (Germania), afferma che i grandi naturalisti con doti artistiche innate sono davvero pochi. Si possono citare il botanico Julius Sachs, lo zoologo Ernst Haeckel e l’entomologa Maria Sibylla Merian. E di quest’ultima parlerà, oggi, la rubrica L’evoluzione non ha genere. 

Maria Sibylla Merian nacque a Francoforte sul Meno, in Germania, il 2 aprile 1647, figlia di Matthäus Merian il Vecchio (1593-1650) e della sua seconda moglie Johanna Camarina Heim. Naturalista e pittrice, ereditò l’amore per l’arte dal padre, famoso illustratore, incisore e editore svizzero. Matthäus Merian il Vecchio, infatti, apparteneva a una famiglia famosa per aver stampato una Bibbia a colori, ed era noto in tutta Europa per rappresentazioni di città e paesaggi e per le edizioni illustrate dei Grands Voyages (racconti di viaggi nel Nuovo Mondo). Morì quando Maria Sibylla aveva appena tre anni. Rimasta vedova, la madre di Maria Sibylla si risposò con Jacob Marrel (1614-1681), pittore di fiori e nature morte. E fu il patrigno a trasmetterle i primi rudimenti del disegno, della tecnica pittorica, dell’acquerello e dell’incisione di tavole in rame. In un ritratto del 1679, Marrel dipinse la figliastra con voluminose gocce di perle come orecchini, un doppio giro di perle al collo e a racchiudere i capelli.  

Jacob Marrel, ?; Bildnis der Maria Sibylla Merian; 1679

Ritratto di Maria Sybilla Merian, di Jacob Marrel Immagine: pubblico dominio, via Kunstmuseum Basel

Carnagione chiara, guance appena rosate e capelli mossi. Così appariva a 32 anni la futura autrice del volume intitolato Metamorphosis Insectorum Surinamensium (La metamorfosi degli insetti del Suriname), da lei stessa illustrato. Nel Seicento le pittrici erano una rarità. I botanici e gli entomologi pochissimi. Pittrici ed entomologhe: assenti.  

Merian: un’artista-scienziata precoce 
Maria Sibylla iniziò a osservare gli insetti e il loro micromegamondo fin da piccola nei ricchi giardini di Francoforte. Più che ai paesaggi, era interessata al mondo dell’infinitamente piccolo, che studiò in maniera accurata, accompagnandolo con il suo talento artistico. All’età di 13 anni iniziò a interessarsi alla metamorfosi degli insetti. Si fermava ad osservare bruchi, bachi, foglie e fiori per le strade di Francoforte; osservava i bachi da seta tessere i loro bozzoli e la trasformazione dei bruchi in farfalle e falene, rimanendone sempre affascinata. Come racconta Roberta Fulci in una puntata di Gettoni di scienza su RAI radio3, Merian arrivò addirittura a compiere un furto inusuale: un tulipano. I tulipani, al tempo, erano rari e preziosi in Germania.

A quel tempo Francoforte era un importante centro commerciale per la seta, sede di movimenti culturali e capitale dell’editoria. Maria Sybilla apprese precocemente tante tecniche grafiche, incisorie e pittoriche grazie ai laboratori del padre e del patrigno, il contatto con i fratelli, Caspar e Matthäus il Giovane, e gli apprendisti. Adorava osservare il patrigno dipingere e aggiungere un particolare fuori dal comune alle sue nature morte: gli insetti. Mostrò fin da subito il suo talento, ma, in quanto donna, le sue prospettive erano limitate dalle convenzioni del tempo: per esempio, la pittura ad olio, in Germania, era permessa solo agli uomini, che appartenevano ad una corporazione; alle donne non era permesso studiare e disegnare il nudo, o studiare all’estero presso i laboratori degli artisti. Tuttavia, frequentò anche una scuola. Fatto raro tra le sue coetanee, considerando anche che le donne della sua famiglia non erano molto colte e nessuno dei suoi parenti conosceva il latino.

A 18 anni, il 16 maggio 1665, sposò Johann Andreas Graff, anche lui pittore (apprendista prediletto di Marrel), e nel 1668 nacque la loro prima figlia, Johanna Helena. Si trasferirono a Norimberga, in Baviera, e Maria Sibylla allestì il suo atelier. Si trattava di una scuola di pittura e ricamo per le ricche signore dell’alta borghesia e le figlie nubili di famiglie benestanti, che le permettevano di accedere ai loro imponenti giardini. Tuttavia, il marito guadagnava poco e lei si fece carico, quasi da sola, di tutta la famiglia. Oltre ad occuparsi della scuola, ricamava e dipingeva stoffe preziose per le case dei benestanti; avviò anche una piccola attività commerciale di colori e accessori per artisti.

Immagine: Maria Sibylla Merian, Public domain, via Wikimedia Commons

Nel 1675 pubblicò il suo primo libro, Blumenbuch (Il libro dei fiori), una raccolta di tavole raffiguranti fiori e altri elementi naturali, seguito da un secondo volume nel 1677 e da un terzo nel 1680, poi riassunti nel Neues Blumenbuch (Nuovo libro dei fiori, nella foto). Il volume raccoglie incisioni accurate tratte dai suoi acquerelli, per fornire un campionario di immagini alle signore ricche che ricamavano. Il libro sarà seguito da una seconda edizione in due volumi, Florum Fasciculi Tres, nel 1680. Anche questi volumi erano una novità per l’epoca: la fotografia non esisteva e le rappresentazioni di Merian erano realistiche, aderenti alla realtà, accurate, fedeli e a grandezza naturale. Inoltre, gli insetti e le piante, protagonisti delle tavole, non sono messi a caso: le specie raffigurate sono davvero quelle tendono a trovarsi associate tra loro. Una visione, diremmo oggi, ecologica: focalizzò l’attenzione sul ciclo vitale dell’insetto, le sue abitudini, l’interazione con l’ambiente che lo circonda. Eppure, i suoi libri non trovarono spazio nel mondo scientifico perché erano scritti solo in tedesco, e la lingua della scienza era il latino. Maria Sybilla cominciò, quindi, a imparare il latino e continuò a studiare e raccogliere i bruchi. 

 
Nasce l’entomologia 
L’entomologia è una branca della zoologia dedicata allo studio degli insetti. Maria Sibylla era una lepidotterologa: una studiosa delle farfalle. A Francoforte, scoprì che le farfalle nascevano da uova e non erano, come si credeva fin dall’antichità, degli esseri diabolici o delle piccole streghe. Inoltre, gli insetti non nascevano spontaneamente né da liquami né da sostanze in putrefazione. Raccolse i bruchi, li nutrì, li allevò e ne osservò il ciclo vitale. La scienziata ritrasse tutte le fasi della metamorfosi, coniugando rigore scientifico ed estetica con diversi mezzi grafici (penna, acquerello, punta secca). Ma non è tutto. Ogni disegno delle fasi di metamorfosi dell’insetto era accompagnato da un altrettanto accurato schizzo della pianta con cui l’animale si nutriva.


Nel 1679 pubblicò, in tedesco,
La meravigliosa metamorfosi dei bruchi e il loro singolare nutrirsi di fiori (titolo originale: Der Raupen wunderbare Verwandlung und sonderbare Blumennahrung), evidenziando, per la prima volta, la relazione tra le larve di lepidottero e le farfalle adulte. L’opera consisteva di due parti, ciascuna di 50 acqueforti e incisioni su rame, che sua figlia minore, Dorothea Maria, ampliò con una terza sezione nel 1717. L’incisione al bulino, combinata con la punta secca, richiedeva tempo, pazienza e sensibilità artistica. Era una tecnica estremamente faticosa. Il disegno di ciascuno delle migliaia di bruchi raffigurati andava colorato, trasformato in incisione e, stampata l’incisione, la stampa doveva essere colorata. I meriti dell’opera, come evidenzia Roberta Fulci, sono due: riabilita le farfalle e ritrae nello stesso disegno le varie fasi della metamorfosi della stessa specie. Le fasi non sono allineate, come le vediamo adesso sui libri, ma sulla stessa pianta. Non era mai stato fatta prima. Il suo lavoro, basato sull’osservazione diretta dei cicli vitali dei lepidotteri, è stato fondamentale per lo sviluppo dell’entomologia. Risultava anche più dettagliato di altre opere sull’argomento (per esempio, i lavori di Ulisse Aldovrandi o di Francesco Redi). Il volume conteneva illustrazioni di oltre 176 specie animali e altrettante specie di fiori e piante. Ma non si trattava di semplici riproduzioni artistiche dettagliate: per ciascuna tavola riportò informazioni riguardanti i tempi di metamorfosi, la nutrizione e il ciclo di vita. 

Cambiamenti 
Nel 1685 Maria si separò dal marito (separazione ufficializzata nel 1692 dalla città di Norimberga con la seguente motivazione: “moglie scappata dai labadisti”), evento non comune per quei tempi, per colpa dei “vergognosi vizi” del marito, come si legge nelle cronache dell’epoca. Si dichiarò addirittura vedova, sebbene il marito fosse ancora in vita. Andò a vivere nei Paesi Bassi con le due figlie, la madre e il fratellastro Matthäus. Non fu l’unico cambiamento della sua vita: lasciò la religione calvinista per rifugiarsi nel villaggio di Wieuwerd con la setta dei Labadisti (protestanti puritani con sede nel castello di Walt, nella Frisia occidentale), da cui fuggì dopo non molto tempo. La rigidità della setta ebbe un solo risvolto positivo: ebbe il tempo di studiare il latino nella biblioteca del castello, visto che non le era concesso dipingere. Si trasferì, quindi, ad Amsterdam dove stabilì il suo laboratorio-atelier.

Divorziata e libera dalle severe regole dei labadisti, divenne un’assidua visitatrice del giardino botanico della città, di cui conobbe il direttore Caspar Commelin, e di giardini privati. Aveva un’ottima reputazione e molte conoscenze con gli intellettuali della città. Conobbe anche l’inventore del microscopio, Antonie van Leeuwenhoek. Lesse opere scientifiche e osservò la metamorfosi delle rane. Madre e figlie si mantenevano con la vendita di disegni di fiori e insetti, molto apprezzati e richiesti da ricercatori e amanti della natura. Si aggiunse anche il commercio di colori, di animali delle Indie occidentali e di farfalle conservate, che procurò loro il futuro marito della figlia Johanna Helena, impegnato in affari con il Suriname.

Sebbene osservasse insetti ed animali esotici, c’era ancora qualcosa che non la soddisfaceva: gli insetti locali erano vivi e poteva delinearne le varie fasi del ciclo vitale; gli insetti esotici erano in teche. Come accadeva la metamorfosi degli insetti delle teche? Con quali piante stabilivano una relazione? Il 10 luglio 1699, a 52 anni, partì con la seconda figlia Dorothea Maria Henriette, sua principale collaboratrice, per il Suriname (al tempo Guyana olandese). Un luogo lontano 8000 km da lei: una meta sconosciuta, una colonia, che viveva del lavoro degli schiavi africani, forniva zucchero, cotone e indaco per l’esportazione.  

Il Suriname 
Dopo anni di confronti con studiosi e commercianti delle Indie Occidentali e Orientali, Maria decise di andare direttamente alla fonte dei meravigliosi esemplari che le venivano portati. Entomologa, pittrice, e ora capo di una spedizione scientifica. Prima di allora nessuna donna aveva mai avuto questa responsabilità. Lo scetticismo e il timore del fallimento avvolgevano l’impresa autofinanziata di Maria Sibylla. Come affermano Florence F.J.M. Pieters e Diny Winthagen, biologi esperti di collezioni di scienze naturali, dell’università di Amsterdam:

“l’idea che un’anziana signora compisse un viaggio in Suriname per studiare e rappresentare insetti tropicali nel loro habitat sembrava un’impresa assurda per i suoi contemporanei tedeschi”.

Per finanziare il suo viaggio vendette 255 suoi quadri e ricevette solo “una borsa di studio” dalla città di Amsterdam. Dopo due mesi di navigazione, a settembre, Merian giunse in Suriname. Nel Nuovo Mondo fu assistita dagli indigeni e degli schiavi africani: fu guidata lungo i fiumi, nell’esplorazione della foresta tropicale, nella caccia di esemplari vegetali e animali mai visti prima. Il taccuino e il diario di viaggio erano i suoi inseparabili compagni: disegnava insetti, uccelli, rettili pericolosi, frutti e fiori colorati, semi, di cui annotava anche ciò che le veniva riferito dalle popolazioni indigene. Il clima umido costringeva madre e figlia a dipingere velocemente i loro soggetti perché non permetteva la conservazione a lungo dei campioni raccolti. Mentre i coloni cercavano di schiavizzare gli indigeni, Merian ci fece amicizia e si fece raccontare tutto sull’uso tradizionale delle piante.

Merian riportò anche notizie sull’utilizzo di alcune piante medicinali che le donne del luogo utilizzavano, ad esempio, per indurre l’aborto: cercavano di evitare alla prole una vita di schiavitù. Dopo 21 mesi a raccogliere e disegnare insetti e piante, Maria si ammalò di febbre gialla o malaria e lei e la figlia furono costrette a ritornare ad Amsterdam. Si imbarcarono con centinaia di teche e barattoli di bruchi vivi, uova, serpenti e altri animali sotto spirito, bulbi di fiori, semi e piante, disegni e diari. Il suo rientro ad Amsterdam, il 23 settembre 1701, non passò inosservato: la città organizzò in suo onore una mostra di tutta la sua raccolta.  

La metamorfosi degli insetti del Suriname 
In quasi due anni Merian studiò e annotò 60 specie di piante e più di 90 specie animali. Il suo lavoro pionieristico fu pubblicato nel volume La metamorfosi degli insetti del Suriname, con 60 tavole incise su grandi lastre (circa 27×39) secondo i suoi disegni. Le pagine erano alte ben 53 cm perché Merian riteneva importante rappresentare gli insetti nelle loro dimensioni reali. Indicò anche le piante edibili e gli usi di molte di esse in Suriname.


Il volume, con il testo bilingue, in olandese e latino, rappresentò la
summa dello spirito di osservazione e della pazienza, della determinazione e dell’impegno di una scienziata ed artista del Seicento. Ma nonostante le lodi e l’interesse internazionale, il libro non vendette abbastanza da migliorare la misera condizione economica di Maria Sibylla.

Donna, divorziata, Merian non beneficiò mai di alcun sostegno economico né privato né pubblico per le sue ricerche. I libri, i viaggi, i materiali di lavoro furono tutti a sue spese. La vendita degli esemplari riportati in Europa, riuscì a coprire solo i costi del viaggio, come afferma lei stessa nella prefazione del libro. Nonostante tutto la sua fama raggiunse Linneo, Leibniz, Johann Wolfgang von Goethe e lo Zar Pietro I il Grande. Morì il 13 gennaio 1717 ad Amsterdam, in povertà, e il suo corpo fu deposto in una tomba anonima. I suoi libri furono venduti e letti dagli appassionati, ma non dagli studiosi: non raggiunsero le cerchie di accademici e le biblioteche universitarie. Molti lettori e studiosi fruirono delle immagini senza leggere gli appunti e note che facevano da cornice alle rappresentazioni. Probabilmente, ancora una volta, vinse il pregiudizio di genere. 

Tutto corretto? 
Merian ha descritto come e quali piante mangino le larve nonché i tempi delle trasformazioni che si verificano durante la metamorfosi. Come si legge nell’articolo di Kay Etheridge del dipartimento di biologia del Gettysburg College, il reverendo Lansdown Guilding, riguardo alle osservazioni di Merian sulle formiche, non credeva possibile che quegli insetti costruissero un ponte con il proprio corpo: ‘Madame Merian ha detto una deliberata falsità. . .’. 

Merian ha commesso alcuni errori, ma alcune sue osservazioni, ritenute false per i suoi contemporanei, sono poi risultate possibili o veritiere in seguito. Kay Etheridge evidenzia un concetto che non dovremmo mai dimenticare:  

“Merian era una naturalista e, quindi, una scienziata che compiva errori. Ad esempio, per citarne uno, è stata poco precisa nel rendere l’anatomia di una formica, probabilmente per le piccole dimensioni o per la difficoltà di preservarle intatte. In ogni caso, questi errori non rendono meno valido il suo lavoro o il suo contributo alla scienza rispetto a concetti errati formulati dagli stessi Charles Darwin o Isaac Newton”. 

I pochi errori compiuti da Merian erano inevitabili se si considerano le condizioni in cui lavorò. Gli errori riguardavano, ad esempio, l’associazione di larve o pure a una specie con stadi di maturazione di un altro insetto. L’omissione più grave, agli occhi dei contemporanei, fu l’assenza dei nomi agli animali osservati. Merian non era interessata al nome, quanto ai processi biologici: lei disegnava esattamente quello che osservava e il testo descrittivo era conciso. La sistematica le era sconosciuta e i nomi compaiono solo in un contesto etnologico. Fatta eccezione per Linneo, che citò le sue illustrazioni per piante e animali, gli studiosi successivi dello stesso ambito non utilizzarono il suo pionieristico lavoro e così Merian cadde nell’oblio.  

“Quello che faceva rabbrividire i naturalisti attraeva gli intenditori d’arte e viceversa. I primi valutavano il suo lavoro per meriti artistici, mentre i secondi la consideravano dal punto di vista scientifico. Purtroppo, il vero errore dei contemporanei di Merian fu quello di non considerarla una scienziata per il semplice fatto che era una donna” (Florence F.J.M. Pieters & Diny Winthagen) 

 Dove sono i riconoscimenti accademici? 

Forse, dal momento che non era una scienziata accademica, le intuizioni biologiche di Merian sono state ampiamente ignorate. Questa mancanza di riconoscimento, in particolare da parte delle società accademiche del XVII secolo, può essere dovuta al fatto che era una donna indipendente in una società dominata dagli uomini. Sfortunatamente, questo pregiudizio di genere nei confronti di Merian continua ancora oggi. Per esempio, nel libro di Ernst Mayr Growth of Biological Thought (Crescita del pensiero biologico), Merian non è menzionata”. (Ulrich Kutschera) 

Le sue opere, purtroppo, non erano scritte anche in inglese e questo ne ha limitato la diffusione. Dopo la sua morte, tutti i suoi libri, compresi i primi, scritti solo in tedesco, saranno tutti tradotti in olandese, francese, inglese. Tuttavia, la maggior parte delle traduzioni troncherà enormemente il testo che descriveva le immagini. Il lettore, quindi, aveva solo una minima idea del contenuto scientifico del testo originale. I disegni di Merian non hanno bisogno di traduzione e, adesso, sono nei musei e nelle biblioteche, accessibili per tutti. Eppure, guardare le rappresentazioni senza leggerne il testo induce in errore: per esempio, si potrebbe concludere che Merian commise errori nell’associazione di alcune piante ed insetti. Se si prestasse attenzione al testo, si noterebbe l’estrema trasparenza della scienziata: quando Merian inseriva un insetto su una pianta che non era la sua pianta ospite, scriveva di non conoscere la pianta ospite o spiegava di voler evitare la ripetizione delle piante quando queste fungevano da ospite a più di un insetto. La sua secondogenita Dorothea Maria seguì le orme della madre: lavorò come illustratrice scientifica per lo Zar a San Pietroburgo, dove divenne la prima donna a lavorare per l’Accademia delle Scienze russa e insegno all’Accademia d’arte russa. Anche la figlia maggiore Johanna Helena si trasferì con suo marito in Suriname nel 1711 e divenne un’artista famosa. 

Ad oggi e sulla base delle fonti consultate, Maria Sibylla Merian è stata una delle prime studiose della metamorfosi degli insetti (in particolare di quelli tropicali), preceduta dai naturalisti tedeschi Johannes Goedaert (1620-1668) e Jan Swammerdam (1637-1680). 

E i meriti? 
L’epoca in cui visse Merian fu dominata dal collezionismo e dalla classificazione degli organismi e, per questo, il suo nuovo approccio non fu sempre compreso dai suoi contemporanei. Schmidt-Loske, membro della Maria Sibylla Merian Society e direttore dell’Biohistoricum allo Zoological Research Museum Alexander Koenig di Bonn ha scritto:  

“in riferimento alla mancanza di un’istruzione formale i commenti furono ‘non è una studiosa’, ‘è un’artigiana ambiziosa’, ’tra le altre cose è una pittrice, una casalinga, una madre, un’amante della natura’. Merian, come Anthony van Leeuwenhoek e altri naturalisti moderni, non era una studiosa formatasi all’università, ma ciò non toglie che i suoi libri fossero considerati degni di studio dai molti che citarono i suoi lavori o la emularono”. 

La qualità dei suoi lavori è indiscussa: Linneo e i suoi studenti utilizzarono i disegni e le descrizioni di per assegnare il nome a dozzine di specie animali e vegetali. In tutta la sua vita, Merian analizzò e documentò scientificamente circa duecento specie animali e vegetali. La sua vita è stata ricca di cambiamenti e mostra le difficoltà incontrate in un percorso non semplice di indipendenza economica e culturale. I meriti di Merian sono, a mio parere, due: primo, concilia arte e scienza; in secondo luogo, osserva scientificamente quanto disegna e non si limita, come gli incisori suoi contemporanei, a copiare illustrazioni di altri. Inoltre, rispetto alle tavole sui bruchi dell’epoca, Maria Sibylla ebbe un’idea innovativa: rappresentare una visione d’insieme dell’oggetto di studio in cui si evidenziava non solo i vari stadi della metamorfosi, ma anche la relazione tra gli insetti e la loro pianta ospite. Prima di Merian flora e fauna erano rappresentate separatamente. Merian fu anche la prima naturalista a ritrarre ciascun insetto erbivoro con la relativa pianta ospite. La Biennale di Venezia, all’Arsenale, fino a novembre 2022, dà spazio alle meravigliose tavole de La metamorfosi degli insetti del Suriname. Se siete nei dintorni, non perdetevela!  

 
Riferimenti: 

Etheridge, K. (2011). Maria Sibylla Merian and the metamorphosis of natural history. Endeavour, 35(1), 16–22. doi: 10.1016/j.endeavour.2010.10.002  

Pieters FF, Winthagen D. Maria Sibylla Merian, naturalist and artist (1647-1717): a commemoration on the occasion of the 350th anniversary of her birth. Arch Nat Hist. 1999;26(1):1-18. doi: 10.3366/anh.1999.26.1.1. PMID: 19350743.  

The Maria Sibylla Merian Society. (2022, July 05). Retrieved from https://www.themariasibyllameriansociety.humanities.uva.nl 

Immagine in apertura: grafica di Carmen Troiano