Le verdi foreste dell’Antartide

90 milioni di anni fa il clima temperato dell’Antartide permetteva la crescita di lussureggianti foreste di conifere, accompagnate da felci, angiosperme e numerosi corsi d’acqua. Una scoperta pubblicata su Nature

Una fitta foresta di conifere e felci in un Antartide umido e dal clima mite (e un atmosfera con molta più anidride carbonica di quanto creduto fino ad oggi). Ecco come doveva apparire il continente più meridionale ed estremo del mondo 90 milioni di anni fa, secondo lo “Science Team of Expedition PS104” (il nome collettivo di un team di ricerca internazionale e multidisciplinare, con scienziati provenienti da 12 istituzioni di tutto il mondo), che ha pubblicato la scoperta su Nature.

L’era descritta è il medio Cretaceo, 90 milioni di anni fa, un epoca in cui la temperatura media ai tropici era di poco superiore ai 35 gradi celsius. Queste condizioni estreme hanno a lungo alimentato i dubbi sulla permanenza di una calotta glaciale in prossimità delle zone polari. Oggi sappiamo che non è così, l’Antartide, ben diverso dalla landa ghiacciata che appare ai nostri occhi, era ricoperto da una florida foresta temperata umida.

La prova viene da un sedimento sottomarino prelevato quasi mille metri di profondità nelle vicinanze dell’isola di Pile, nell’Antartide occidentale, alla latitudine di 73.57° Sud. Ben oltre la linea del circolo polare antartico, posta a 66° a sud dell’equatore. Inizialmente attirati dalla colorazione di questo strato di sedimento, insolitamente diversa rispetto agli strati adiacenti, i ricercatori hanno individuato al suo interno i resti incredibilmente conservati di una radice di ben 3 metri di lunghezza. Il reperto è talmente ben mantenuto da aver permesso all’equipe di rilevare addirittura le strutture cellulari. Inoltre, il fossile portava con se le tracce di pollini e spore di diverse piante, e proprio questi antichi pollini sono stati la chiave di volta per dedurre la paleovegetazione della regione. Di questi campioni molti appartenevano a conifere e felci, ma erano presenti anche angiosperme (le piante da fiore), ad esempio della famiglie delle Proteaceae (Beauprea nello specifico), condivise con la Nuova Zelanda.

Dunque un abbondanza di conifere e felci assieme alle più antiche angiosperme della regione, ma non solo. Sono stati rilevati i segni di abbondanti popolamenti di cianobatteri, batteri fotosintetici legati ad ambienti acquosi, che lasciano presagire un contesto ambientale particolarmente umido e ricco di corsi d’acqua. Vanno in questa direzione anche i risultati delle analisi litologiche, e, andando più nello specifico, è probabile che la zona fosse prossima ad un estuario. Lo stesso fossile di radice, seppur non attribuibile a nessuna specie vegetale, presenta tracce di un tessuto vegetale molto simile a quello che viene chiamato parenchima aerifero, un adattamento tipico di quelle piante che vivono in un ambiente acquoso.

Secondo i modelli climatici elaborati in questa ricerca, all’epoca la temperatura media doveva essere di circa 12 gradi celsius (paragonabile alle medie rilevate oggi in città come Bolzano o l’Aquila), con una media estiva di 19 gradi e 1120 millimetri di pioggia all’anno (a Genova sono circa 1000 e a San Paolo, in Brasile, circa 1400). Dei dati ancora più impressionanti se si pensa all’epoca dei fatti il luogo si trovava alla latitudine di 82°Sud, a soli 900 chilometri dal polo sud.

Un ‘altro aspetto rivoluzionario di questa scoperta riguarda l’anidride carbonica presente in atmosfera. Fino ad oggi si credeva che durante il cretaceo l’anidride carbonica fosse presente nell’aria con una concentrazione di circa 1000 parti per milione (oggi siamo a 390). I dati ottenuti e i modelli sviluppati sono però compatibili con un dato molto più elevato: compreso probabilmente tra i 1120 e i 1680 parti per milione.

Riferimenti:
Klages et al., the Science Team of Expedition PS104, 2020. Temperate rainforests near the South Pole during peak Cretaceous warmth. Nature. 580: 81–86.

Immagine: New Zealand temperate rain forests. Karlostachys via Wikimedia Commons C.C. Attribution-Share Alike