L’evoluzione della razionalità. Naturalmente: Hume, Darwin e le neuroscienze

evoluzione razionalità

Con l’autorizzazione degli interessati, segnaliamo la tesi di Simona Ruggeri dal titolo “L’evoluzione della razionalità. Naturalmente: Hume, Darwin e le neuroscienze”. (Laurea specialistica in Filosofia e studi teorico-critici, cattedra di Filosofia morale, a.a. 2005/2006, Università La Sapienza di Roma. Relatore: prof. Alessandra Attanasio)

Ecco l’indice

Introduzione
1- Due modi della razionalità antiempiristica
1.1- I fondamenti della razionalità in René Descartes
1.2- La razionalità trascendentale di Immanuel Kant
2- Due forme di razionalità empirica
2.1- La razionalità dimostrativa di John Locke
2.2- La razionalità istinto di David Hume
3- La nozione di ragione da Darwin alle neuroscienze
3.1- Le “ragioni dimenticate” di Charles Darwin
3.2- La razionalità incarnata nelle neuroscienze

Riportiamo l’abstract

Oggetto di questa tesi è l’analisi delle principali “tappe evolutive” della nozione di ragione. La riflessione sulle principali “forme” di razionalità, da Descartes a Locke, da Hume a Kant, da Darwin ai risultati sperimentali delle neuroscienze contemporanee, è un percorso che può definirsi una storia naturale della mente. Dall’analisi di una ragione totalmente separata e gerarchicamente superiore al corpo, tipica di René Descartes e di Immanuel Kant, si passa a quella delle “forme” di razionalità empirica, dall’empirismo “razionalistico” di John Locke a quello di David Hume caratterizzato da quella razionalità evolutivo-selettiva che suscita l’attenzione di Darwin nei Notebooks. Infine l’analisi della coscienza del neuroscienziato Gerald Edelman, che sembra confermare sperimentalmente la linea Hume-Darwin di una razionalità socio-bio-cognitiva.

L’analisi inizia con Descartes con la discussione della ratio come ‘intellezione’, indipendente e separata dai corpi, prosegue con quella della ragione ‘pura’ di Kant, ‘forma’ della conoscenza e dell’azione, che schematizza e istruisce a priori le cose del mondo. Si passa quindi a Locke, che, nonostante il suo empirismo, presenta, sia in epistemologia che in morale, una ragione rivolta alla «scoperta della certezza» della verità. Tutte queste concezioni che pongono, da un lato, sensazioni, percezioni, emozioni, passioni, e dall’altro riflessione, giudizio, ragionamento, vengono messe in discussione dalla filosofia di Hume.

Se con Locke abbiamo una concezione empiristica della mente con forti contaminazioni razionalistiche, l’ empirismo radicale e sofisticato di Hume compie il passo decisivo verso quella ragione, ‘meraviglioso e inintellegibile istinto’, che Charles Darwin interpreterà, in linea con la sua teoria dell’evoluzione per selezione naturale, come ragione graduale. Hume, inglobando nell’idea di ragione la corporeità, le emozioni e le azioni, riconduce dentro la “percezione” i processi più astratti e razionali della cognizione, restituendo agli esseri umani quella unità mente-corpo negata dalle filosofie ‘disincarnate’. Sulla scia della ragione-istinto di Hume, Darwin definisce gli istinti come “ragioni dimenticate”, cioè conoscenze ereditarie acquisite attraverso abiti. La ragione, da ratio certa e ferma, diventa così “ragione graduale”, progressiva e regressiva, con processi consci e non consci, in continua interazione con la storia naturale e culturale della specie.

Infine, la teoria della selezione dei gruppi neuronali di G. M. Edelman porta a termine il programma di Darwin. In particolare, con la sua teoria della ‘coscienza’ come “processo fisico” la razionalità diventa pienamente “incarnata”, lontana sia dai modelli idealistico-razionalistici, sia da quelli logicistici, istruzionistici o computazionali.

Chiunque fosse interessato alla lettura completa del testo può contattare direttamente l’autrice a questo indirizzo mail: simonaruggeri2@virgilio.it