L’evoluzione prevedibile degli uccelli insulari

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Tutti gli uccelli che vivono su isole con pochi predatori manifestano una riduzione delle strutture anatomiche adibite al volo: compresi quelli che ancora volano

Sebbene sia possibile ricostruire i percorsi evolutivi che hanno interessato singole specie e le cause che li hanno indotti, più complicato risulta descrivere pattern evolutivi generali che riguardano organismi diversi. L’evoluzione, in breve, tende ad essere imprevedibile, portando allo sviluppo di caratteristiche diverse in luoghi distinti, eppur simili tra loro.

Risulta pertanto particolarmente importante lo studio di Natalie Wright della Montana University, che rivendica di aver identificato un preciso e ‘universale’ trend evolutivo comune a numerose e differenti specie di uccelli. È già noto che numerose specie di uccelli tendono nell’evoluzione a diventare progressivamente incapaci di volare dopo essersi insediati in ecosistemi chiusi e privi di predatori, quali le piccole isole. La perdita dell’attitudine al volo si è riscontrata in migliaia di casi, ma tende a trarre origine solamente in determinati gruppi tassonomici (Pikaia ne ha parlato qui).

Wright ha comunque provato a capire se ci sono delle tendenze evolutive prevedibili e applicabili a tutti gli uccelli che abitano le isole, inclusa la stragrande maggioranza di quelle ancora in grado di volare. Volatori o no, infatti, tutti gli uccelli insulari godono generalmente di maggiore tranquillità rispetto ai parenti che abitano la terraferma, a causa del limitato numero di predatori che danno loro la caccia. Per alcune specie, tuttavia, il volo non è solo una strategia antipredatoria, ma è il principale strumento per l’approvvigionamento del cibo ed è quindi una caratteristica che risulta difficile da perdere.

Raccogliendo dati da numerosi musei, in particolare il Museo di Storia Naturale della Florida, Wright e collaboratori sono riusciti a recuperare informazioni su più di 8000 individui appartenenti a 1400 specie diverse e distribuiti su un lungo arco temporale. Informazioni che sono state poi confrontate con i risultati dell’analisi di altre migliaia di scheletri di uccelli insulari. Un lavoro colossale che ha dato i suoi frutti. Il team ha infatti mostrato anche gli uccelli insulari tuttora volanti hanno mostrato, nel tempo, una riduzione della muscolatura necessaria per il volo e un aumento della lunghezza delle gambe. In pratica, variazioni anatomiche simili a quelle mostrate dalle specie ormai inadatte al volo, ma in un’entità minore. Questo trend evolutivo verso l’atterismo è risultato più pronunciato nelle isole con meno predatori e risulta condiviso da tutte le specie, comprese quelle appartenenti a famiglie che non hanno mai avuto un membro che abbia completamente perso la capacità di volare, quali colibrì, martin pescatori o pigliamosche.

Sarebbe particolarmente sconvolgente se specie di questo tipo perdessero definitivamente l’attitudine al volo, che è centrale nel modo in cui si procacciano da vivere. Tuttavia, questi uccelli tendono comunque a ridurre la taglia dei loro muscoli del volo quando la mancanza di predatori glielo consente.

E l’assenza di predatori sembra essere inequivocabilmente la condizione necessaria per innescare questo andamento, più di ogni altra caratteristica dei piccoli e chiusi ecosistemi insulari. La spiegazione è, a conti fatti, abbastanza intuibile: avere muscoli grossi e potenti permette un rapido decollo e, di conseguenza, una repentina fuga in caso di pericolo, ma è assai dispendioso in termini di energia. Al contempo, gambe più corte sono meno d’intralcio e consentono una maggiore agilità, ma gambe più lunghe sono ideali come leve per decolli tranquilli e sono un mezzo di locomozione decisamente meno dispendioso delle ali. Potendo vivere in condizioni di limitato pericolo, senza la necessità di essere pronti e scattanti in ogni momento della giornata, l’evoluzione spinge gli uccelli a una conformazione più adatta al risparmio di energie.

Questa scoperta, che spiega – tra l’altro – il motivo per cui gli uccelli insulari, a prescindere se fossero atteri o no, sono risultati sempre più vulnerabili all’introduzione di un predatore nel loro ecosistema, è un rilevante esempio di andamento comune, generale e prevedibile di un percorso evolutivo. Seppur limitato alla dimensione dei muscoli del volo e alla lunghezza delle gambe (altri cambiamenti comuni non sono stati evidenziati), questo trend nell’evoluzione sembra coinvolgere infatti tutte le specie di uccelli, indipendentemente dalla famiglia di appartenenza.

Riferimenti:
Natalie A. Wright, David W. Steadman, Christopher C. Witt. Predictable evolution toward flightlessness in volant island birdsProceedings of the National Academy of Sciences, 2016; 201522931 DOI:10.1073/pnas.1522931113

Immagine: By putneymark [CC BY-SA 2.0 (http://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0)], via Wikimedia Commons