L’ID ha i giorni contati?

L’Intelligent Design è passato di moda? Così sembrerebbe, a giudicare dalle nuove strategie messe in atto dai creazionisti statunitensi nel tentativo di contrastare l’insegnamento della teoria dell’evoluzione. Il New York Times nei giorni scorsi ha infatti pubblicato due editoriali su questo “cambio di rotta” degli antievoluzionisti (“Opponents of Evolution Adopting a New Strategy“ del 04/06 e “The Cons of Creationism“

L’Intelligent Design è passato di moda? Così sembrerebbe, a giudicare dalle nuove strategie messe in atto dai creazionisti statunitensi nel tentativo di contrastare l’insegnamento della teoria dell’evoluzione. Il New York Times nei giorni scorsi ha infatti pubblicato due editoriali su questo “cambio di rotta” degli antievoluzionisti (“Opponents of Evolution Adopting a New Strategy“ del 04/06 e “The Cons of Creationism“ del 07/06), con preciso riferimento a quanto sta accadendo nello stato del Texas.

Sembra infatti che il Discovery Institute sia intenzionato ad abbandonare la cosiddetta Wedge Strategy, la Strategia del Cuneo, il cui principale cavallo di battaglia è costituito dalla dottrina dell’ID, una falsa teoria scientifica (o meglio, una vera e propria truffa), che vorrebbe porsi come valida alternativa al neodarwinismo, rivendicando lo stesso diritto di insegnamento nelle scuole. Le motivazioni che avrebbero spinto i creazionisti americani al cambio di strategia sono legate alle difficoltà che l’Intelligent Design ha trovato nel tentativo di inserimento nei programmi scolastici, tentativo fallito soprattutto grazie alla sentenza del processo di Dover, Pennsylvania, del 20 dicembre 2005. In questo caso venne sancito in modo inequivocabile che l’ID non non rispetta i parametri che caratterizzano e distinguono il metodo scientifico e che dunque non ha presenta i requisiti per poter essere insegnato nelle ore di scienze.

Nonostante questo la dottrina dell’ID sembra godere di molte simpatie tra i professori di scienze americani, almeno a giudicare da un recente articolo pubblicato su PLoS Biology (“Evolution and Creationism in America’s Classrooms: A National Portrait”), ma tutto ciò sembra non bastare ai creazionisti. Pretendono infatti una legittimazione giuridica del suo insegnamento, che però risulterebbe impossibile in base all’ingombrante precedente della sentenza di Dover: in questo contesto si inserisce l’annunciato cambiamento di strategia, chiamata “strengths and weaknesses”, ovvero “forze e debolezze”.

Ma di cosa di tratta? Si tratta della richiesta di inserimento nei libri di scienze delle scuole texane di una raccolta di critiche (religiose) rivolte al neodarwinismo, insieme alle prove a favore dell’evoluzione. In pratica, si tratta del tentativo di abituare i giovani studenti ad ascoltare obiezioni di carattere religioso su temi scientifici, minando così l’insegnamento della teoria di Darwin. Insomma, non più proporre una “teoria” alternativa, ma delegittimare, insinuando il dubbio che quella dell’evoluzione sia “solo una teoria” che perdipiù “non sarebbe in grado di spiegare tutto”.

Il principale fautore di questa nuova strategia è un dentista creazionista, di nome Don McLeroy che è anche presidente della commissione didattica nazionale del Texas che sta esaminando in questo periodo i programmi scolastici. Il problema è serio perchè in questo caso, contrariamente ai fatti di Dover, è sufficiente che la commissione didattica, composta da 15 membri, si dichiari favorevole all’entrata in vigore della norma perchè questa venga immediatamente attuata. Per ora già 7 commissari si sono espressi in favore della proposta, che gode anche del benestare del governatore repubblicano dello stato.

E che dire dei creazionisti di casa nostra? Per ora tacciono, ma non si esclude una modifica delle strategie sulla scia dei promotori d’oltre oceano.

Andrea Romano