“Light will be thrown on the origin of man”

Si è appena conclusa a Perugia la seconda edizione della Scuola di Paleoantropologia, un’intensa settimana (dal 20 al 25 febbraio 2012) di lezioni, laboratori, case-studies che ha visto la partecipazione di oltre trenta studenti provenienti da tutta Italia e di circa una decina di docenti di fama internazionale. Il corso, a cura del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di

Si è appena conclusa a Perugia la seconda edizione della Scuola di Paleoantropologia, un’intensa settimana (dal 20 al 25 febbraio 2012) di lezioni, laboratori, case-studies che ha visto la partecipazione di oltre trenta studenti provenienti da tutta Italia e di circa una decina di docenti di fama internazionale.

Il corso, a cura del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Perugia, del Centro di Ateneo per i Musei Scientifici e della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Umbria, ha rappresentato un’ottima occasione per accostare e/o approfondire (a seconda delle diverse competenze di ciascuno dei partecipanti: studenti di geologia, antropologia fisica, archeologia, biologia, antropologia culturale, filosofia…) i vari e specifici settori disciplinari nei quali si articola la vasta «ricerca sulle origini dell’uomo». Dall’antropologia molecolare all’archeozoologia alla paleobotanica fino ai metodi stratigrafici e di datazione e all’archeologia preistorica, tutti i diversi saperi che, dalla loro peculiare prospettiva, contribuiscono allo sviluppo dell’indagine paleoantropologica hanno ricevuto attenzione e risalto. Rispondere all’antica domanda sul Quid (et unde) est homo si conferma ancora una volta un lavoro di équipe, appassionante e sorprendente.

La settimana di studi è stata introdotta da Gianfranco Biondi, docente di Antropologia presso l’Università di L’Aquila, che ha illustrato i nodi salienti della teoria evoluzionistica a partire dai testi darwiniani passando per la Sintesi Moderna sino alle attuali rivisitazioni post-sintesi. Jacopo Moggi Cecchi (del Dipartimento di Biologia Evoluzionistica dell’Università di Firenze) ha schizzato una storia delle australopitecine sino alle soglie della comparsa del genere Homo sul nostro pianeta, all’incirca due milioni di anni fa. Del genere Homo nelle sue varie declinazioni specifiche si è invece occupato Giorgio Manzi, dell’Università La Sapienza di Roma, mentre Olga Rickards ha illustrato in che modo, oggi, gli sviluppi dell’antropologia molecolare possano contribuire in maniera sostanziale al progresso delle conoscenze paleoantropologiche. La ricerca sulle origini dell’uomo non può che fare tesoro anche degli studi relativi al clima, alla flora e alla fauna preistorici: Paolo Boscato (Università di Siena), Raffaele Sardella (Istituto Italiano di Paleontologia Umana e Università La Sapienza, Roma) e Cesare Ravazzi (CNR Bergamo-Milano) hanno fornito agli studenti degli utili quadri d’insieme riguardo, rispettivamente, all’archeozoologia, alla paleontologia dei vertebrati e alla paleobotanica, mentre Giovanni Boschian (Università di Pisa) ha esplorato le principali metodologie di datazione stratigrafica, con una sessione specificamente dedicata all’esame del paleoclima del Quaternario. Marco Peresani, infine, dell’Università di Ferrara, ha discusso con gli studenti di Archeologia Preistorica, esaminando il caso specifico dei reperti archeologici rinvenuti presso la Grotta di Fumane, nelle Prealpi venete in provincia di Verona, tra i quali il noto caso delle ossa di ali d’uccello intagliate che hanno fatto ipotizzare agli studiosi l’uso di penne a scopo ornamentale da parte dei Neanderthal che abitavano la grotta (Pikaia ne ha parlato qui).

La settimana di lezioni si è conclusa con le lectures di due ospiti internazionali: Juan Luis Arsuaga, professore presso l’Universidad Complutense di Madrid e direttore degli scavi nel noto sito spagnolo di Atapuerca, e Joseph Kingdon, professore presso la Oxford University. Molto interessante la lecture di Kingdon che, a ideale compimento della settimana di discussioni, lezioni e appassionanti dibattiti, ha invitato i giovani “paleoantropologi del futuro” a nutrire costantemente le loro ricerche scientifiche di una buona dose di scetticismo metodologico (The Certainty of Ancestors. The Uncertainty of Ancestry. The Need for Creative Skepticism in Studies of Human Evolution: questo il titolo dell’intervento del Prof. Kingdon), scetticismo tanto più utile in un settore di studi, qual è quello sull’origine dell’uomo, costitutivamente aperto a sempre nuove scoperte e a un costante lavoro di interdisciplinarietà.

Il prossimo appuntamento, per i ragazzi che hanno preso parte alla Scuola di Paleoantropologia di Perugia, sarà il field-workshop in Tanzania, previsto per agosto-settembre 2012: un’occasione straordinaria per “toccare con mano” la culla africana della nostra umanità. Arrivederci in Africa!

Mariagrazia Portera