L’importanza delle nonne, anche tra le orche

Uno studio ha scoperto che le orche femmina non più fertili giocano un ruolo importante e benefico sulle possibilità di sopravvivenza dei loro nipoti. Queste femmine anziane, senza figli piccoli propri, sono libere di concentrare tempo e risorse sull’ultima generazione, evitando anche conflitti riproduttivi con le altre femmine ancora fertili

Perché le femmine di alcune specie di mammiferi cessano l’ovulazione, ovvero non sono più fertili, molto prima della fine della loro vita? E’ un quesito a cui i biologi stanno ancora cercando una risposta chiara. Negli esseri umani e in alcune specie di odontoceti (i cetacei con i denti) quali globicefali (Globicephala macrorhynchus), beluga (Delphinapterus leucas), narvali (Monodon monoceros) e orche (Orcinus orca), le femmine possono vivere per decenni in post-menopausa. Questa caratteristica, insolita tra gli animali, si pensa che si sia evoluta in parte a causa dei benefici in termini fitness indiretta che le femmine in fase post-riproduttiva guadagnano aiutando i parenti più giovani. Negli esseri umani, le nonne ottengono benefici sulla fitness aumentando il numero di nipoti sopravvissuti (il cosiddetto effetto nonna). Tra gli odontoceti, tuttavia, l’effetto nonna non è ancora stato documentato a sufficienza. Ricerche hanno dimostrato che le femmine anziane di orca, soprattutto quelle che hanno già superato la menopausa, sono tra le più esperte nella caccia e forniscono un importante ruolo di leadership per il gruppo quando si nutrono di salmoni. Questi benefici per l’intero gruppo potrebbero aiutare a risolvere il mistero di lunga data del perché la menopausa si è evoluta in alcune specie di cetacei oltre che nell’uomo.

In un recente studio, pubblicato su PNAS, un team internazionale di ricercatori delle Università di York ed Exeter (Regno Unito), del Centre for Whale Research (USA) e di Fisheries and Oceans (Canada), ha cercato di verificare l’effetto nonna nelle orche, quantificando la sopravvivenza dei piccoli con nonne ancora in vita o recentemente decedute, ancora fertili e in post-menopausa. Gli scienziati hanno analizzato 36 anni di dati, raccolti dai due centri di ricerca marina coinvolti nello studio, di due popolazioni di orche stanziali. Le popolazioni prese in esame (che comprendono diversi branchi, costituiti da gruppi familiari multipli) vivono al largo della costa nord-occidentale del Pacifico del Canada e degli Stati Uniti e si nutrono quasi esclusivamente di salmone reale (Oncorhynchus tshawytscha). Nelle orche stanziali, sia i figli che le figlie rimangono nel gruppo di origine per tutta la vita, ma si accoppiano con individui di un diverso gruppo familiare (Pikaia ne ha parlato qui). I maschi hanno tipicamente una durata di vita più breve rispetto alle femmine: molti non sopravvivono oltre i 30 anni. Le femmine di solito smettono di riprodursi nei loro 30-40 anni, ma proprio come gli esseri umani possono vivere per molti decenni dopo la menopausa.

I ricercatori riportano che senza la necessità di riprodursi, le nonne non fertili evitano conflitti riproduttivi con le loro figlie e offrono importanti benefici ai loro nipoti, soprattutto in tempi difficili come nei casi di scarsità di salmone. Esse, infatti, permettono ai nipoti di ottenere e sfruttare maggiori risorse rispetto ai piccoli non accuditi dalle nonne, permettendo così uno sviluppo migliore e maggiori probabilità di sopravvivenza; inoltre riescono a trasmettere la loro esperienza aumentando le capacità dei propri nipoti avvantaggiandoli rispetto agli altri. Questi giovani “fortunati” avranno dunque maggiori possibilità di diventare adulti in grado di competere con gli altri individui e assicurarsi una discendenza.

L’ipotesi che si stia assistendo all’effetto nonna, unito al fatto che le orche maturano sessualmente in tempi lunghi (le femmine a circa 10 anni e i maschi a circa 16), può aiutare a spiegare la lunga vita post-riproduttiva delle stesse. I dati analizzati riportano come le orche ancora fertili e con cuccioli propri e nipoti abbiamo modelli di movimento e di attività limitati e non sono in grado di fornire lo stesso sostegno al gruppo e di leadership che offrono le femmine in menopausa (Pikaia ne ha parlato qui). Inoltre, le nonne-madri con i propri cuccioli sono impegnate a prendersi cura di loro, e non sono in grado di investire le stesse risorse nei loro nipoti, riducendone la sopravvivenza nei periodi più difficili. Questo significa che l’evoluzione della menopausa ha aumentato la capacità delle nonne di aiutare i nipoti e questi risultati potrebbero essere proprio la prova dell’effetto nonna in una specie non umana. Inoltre i dati raccolti aiutano a spiegare i fattori che stanno guidando la sopravvivenza e il successo riproduttivo delle orche, che è informazione essenziale dato che una di queste popolazioni stanziali oggetto di studio è indicata come in pericolo e a rischio di estinzione.

Attualmente il team sta continuando le indagini conducendo studi osservazionali con i droni per monitorare direttamente il comportamento tra i vari membri delle famiglia in queste popolazioni stanziali di orche.

Fonti: 
Stuart Nattrass, Darren P. Croft, Samuel Ellis, Michael A. Cant, Michael N. Weiss, Brianna M. Wright, Eva Stredulinsky, Thomas Doniol-Valcroze, John K. B. Ford, Kenneth C. Balcomb, Daniel W. Franks. Postreproductive killer whale grandmothers improve the survival of their grandoffspring. Proceedings of the National Academy of Sciences, Dec. 9, 2019; DOI: 10.1073/pnas.1903844116

Immagine: pubblico dominio, via Wikimedia Commons