Lo smilodonte in “miniatura”

La ricostruzione della storia (naturale) di una specie poco conosciuta di ‘tigre dai canini a sciabola’ che ha colonizzato il Nord America all’epoca delle grandi glaciazioni.

Inglis in Florida, Arroyo Seco del Diablo in California e 25 Mile Stream a sud-est del New Mexico sono solo alcune tra le tante località nord-americane in cui sono stati ritrovati i resti fossili di Smilodon gracilis, la più piccola tigre dai denti a sciabola fino ad ora conosciuta sulla Terra.

Comparsa agli esordi dell’”Era Glaciale”, tra il tardo Pliocene e gli albori del Pleistocene, intorno a 2,5 milioni di anni fa, questa smilodontina aveva struttura fisica relativamente esile e dimensioni corporee nettamente inferiori rispetto agli altri felidi dai canini a pugnale più o meno noti, come la celebre Smilodon fatalis e la robusta Smilodon populator. La sua lunghezza raggiungeva, infatti, appena 1,5 metri, l’altezza al garrese superava raramente il metro e la massa oscillava tra 55 e 100 chilogrammi a seconda del sesso dell’esemplare.

Anche a livello morfologico alcune caratteristiche specie-specifiche rendevano la minuta Smilodon gracilis unica nel suo genere, soprattutto la parte anteriore della mandibola particolarmente ingrossata e piegata verso il basso e i denti canini non crenulati, debolmente ricurvi e a crescita continua fino a quando raggiungevano, a 13 mesi di età, la lunghezza massima di circa una ventina di centimetri. Inoltre, in analogia con le “sciabole” più massicce, questa gracile “tigre” preistorica possedeva una grande mobilità della mandibola, pari al doppio di quella degli esemplari attuali, tanto da riuscire a spalancare le fauci fino a un massimo di 120° per permettere ai canini superiori di penetrare efficacemente nella spessa pelle delle prede.

Nonostante l’esigua grandezza, Smilodon gracilis era una cacciatrice estremamente abile e tenace che entrava in azione nelle zone ricche di vegetazione al limitare tra le foreste innevate e le estese steppe. Ricorrendo a un violento morso al collo, questo predatore era solita uccidere erbivori di taglia medio-grande, probabilmente dopo averli sorpresi da tergo e avvinghiati con i forti arti anteriori. Le prede abituali coincidevano con il lama Hemiauchenia macrocephala, il cinghiale Platygonus vetus, l’antilocapra Capromeryx arizonensis e il cervo Odocoileus virginianus. Solo raramente focalizzava la propria attenzione su alcuni componenti della megafauna, come ad esempio i cuccioli del mastodontico Mammut americanum.

Come accaduto per alcune specie del genere Panthera (Pikaia ne ha parlato qui e qui) e Homotherium (Pikaia ne ha parlato qui), anche l’estinzione di Smilodon gracilis, sopraggiunta circa 500.000 anni fa, è strettamente legata ai profondi cambiamenti climatici che hanno interessato la parte terminale del Pleistocene Medio e l’inizio del Pleistocene Superiore e alla conseguente modifica della fauna ad erbivori.

Bibliografia:
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